Sono continuate senza sosta anche ieri di eventuali e ulteriori vittime tra le macerie del ponte Morandi a Genova.
Domani alle 11 si svolgeranno i funerali di Stato e sarà giornata di lutto nazionale. La funzione sarà celebrata presso la Fiera di Genova nel padiglione Jean Nouvel dall’arcivescovo Angelo Bagnasco.
Intanto infuria la polemica dopo che il governo ha deciso di revocare la concessione alla società Autostrade dopo il crollo del ponte. Di Maio conferma la scelta e assicura che «lo Stato non pagherà penali». Anche l’altro vicepremier Matteo Salvini ha criticato la presa di posizione di Autostrade sulle conseguenze economiche di tale revoca: «Atlantia (Autostrade) riesce ancora, con faccia di bronzo incredibile e con morti ancora da riconoscere, a parlare di soldi e di affari, chiedendo altri milioni agli italiani in caso di revoca della concessione da parte del governo dopo la strage di Genova. Dall’alto dei loro portafogli pieni (e dei loro cuori vuoti) – continua – chiedessero scusa e ci dessero i nomi dei colpevoli del disastro che devono pagare. Il resto non ci interessa: se il governo ieri ha stanziato 5 milioni di euro, fossi in loro metterei sul tavolo 500 milioni. Mettano mano al cuore e al portafoglio».
In Molise ha preso posizione il deputato Antonio Federico. «Abbiamo passato tutta la scorsa legislatura a contestare le concessioni statali ad Autostrade per l’Italia, arrivando a fare anche un esposto all’Anac di denuncia di un sistema che ha visto, nella più totale assenza di trasparenza, la tutela degli interessi dei pochi a discapito di quelli dei molti. L’inizio di questa legislatura – ha spiegato in un post su Facebook – da questo punto di vista è stato caratterizzato dall’avvio della desecretazione di tutti gli atti collegati a queste concessioni e che invece sono rimasti nel cassetto del precedente ministro Delrio, nonostante le richieste dell’Anac stessa. È arrivato poi il crollo del ponte Morandi per il quale ci sono evidentemente responsabilità oggettive del concessionario, che ne ha in cura la manutenzione, e delle strutture di controllo del ministero delle Infrastrutture che in questi anni non hanno brillato in solerzia. Se però è necessario attendere i tempi della giustizia per eventuali responsabilità di tipo penale, dal punto di vista politico i termini per attivare le procedure di revoca previste dal contratto di concessione ci sono tutti. La società però ha subito messo le mani avanti dicendo che è prevista nel caso di revoca una penale da venti miliardi di euro. Penso – ha concluso – che ci si dovrebbe indignare per clausole del genere e non per chi avvia le procedure di verifica delle condizioni per l’ottenimento della revoca della concessione, che sono un atto dovuto».
Di tutt’altro avviso Antonio Di Pietro, che nel 2007 da ministro dei Lavori pubblici firmò l’accordo con Autostrade per l’Italia. Per lui «la caduta del ponte Morandi non è sufficiente per chiedere la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia», poiché in base a quello che prevede la convenzione è impossibile una revoca immediata della concessione alla società che gestisce quel tratto di strada». Si è scagliato contro i 5 Stelle (lui che spesso è stato vicino alle posizioni di Grillo e Casaleggio senza mai nasconderlo), li ha definiti «ministri improvvisati». A differenza di quel «furbacchione di Salvini, che è un politico navigato». La responsabilità dei controlli, ha infatti spiegato, non è solo della società che ora è nel mirino del governo.
«Il leader della Lega – ha proseguito Di Pietro – se ci fate caso, su alcune cose si defila, infatti la concessione prevedeva dei controlli in capo all’Anas e poi alla Struttura di vigilanza, all’interno del ministero delle Infastrutture dal 2013. Toninelli – attuale ministro delle Infrastrutture e dei trasporti – dice che si costituirà parte civile, Salvini non lo dice. Un laureato in legge sa che se un addetto al controllo non lo fa allora è responsabile civile, non ‘parte’ civile e Salvini, se fate caso, non dice quelle cose, ben sapendo che la norma prevede il controllo. Una forma di controllo dunque era già prevista da ottobre 2007, se non è stata fatta è anche colpa di chi fa i controlli».

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