Dal mese di marzo del 2017 ‘piantona’ stabilmente l’ospedale Cardarelli di Campobasso per sensibilizzare la popolazione verso tematiche «spesso taciute» ma che, per molti, rappresentano valori fondamentali e argomenti per i quali vale la pena scendere in strada e far sentire la propria voce.
Gianluca Martone, giornalista cattolico beneventano del Mezzogiorno Quotidiano, dopo la veglia di protesta contro il Molise pride, torna a lanciare alla comunità campobassana un nuovo messaggio: ‘no’ all’aborto.
Ed è proprio sulla legge 194, che sancisce il diritto di ogni donna di interrompere la propria gravidanza, che prende forma la polemica del giornalista: «Ho intrapreso questa iniziativa – ci spiega all’ingresso dell’ospedale – partendo dall’articolo di un giornale lucano sul quale erano riportati i dati sulla natalità in Italia. Il Molise, secondo la tabella del 2016, è risultata tra le regione con il più basso tasso di natalità (1,11%) seguita solo dalla Sardegna. Un dato sconcertante che riguarda un po’ tutto il sud. Se non si dà una sterzata a questo trend nel giro di 50 anni andremo incontro ad uno scenario drammatico fatto di culle vuote ed una popolazione composta solo da migranti.
Bisogna dunque invogliare le nascite e non permettere a nessuno di uccidere dei bambini innocenti.
Qui dentro (indica il Cardarelli ndr) ci sono due medici che effettuano circa 700 aborti l’anno. Di fronte a dati simili il futuro è solo uno: l’estinzione del popolo del Molise e a seguire di quello italiano».
Oltre al valore dal punto di vista religioso, Martone sostiene che dietro quella scelta ci siano anche diversi aspetti socio-economici non trascurabili: «L’aborto è gratis per le donne che optano per questa decisione. Ogni intervento rappresenta un costo per i contribuenti di circa 4.000 euro. Se pensiamo al caso di Campobasso ogni anni vengono spesi, dunque, 2. 800.000 euro. Con la crisi che viviamo mi domando come mai questi soldi non vengano investiti per offrire occupazione ai giovani o per sostenere chi pensa di abortire, proprio perché è in difficoltà economiche.
Per questo – sottolinea – l’aborto dovrebbe essere finanziato da chi decide di interrompere la gravidanza. Non trovo giusto che molti contribuenti finanzino qualcosa in cui non credono o sono contrari. Ritengo assurdo che una persona possa votare a 18 anni mentre può tranquillamente abortire a 13. C’è un sistema che spinge verso questa scelta. Il problema è che bisogna fornire alle donne maggiori informazioni. Ci sono inoltre conseguenze post aborto molto gravi, ad esempio depressione e suicidi. Un fenomeno che va fermato.
Inoltre – aggiunge – dicono che questa legge vieti gli aborti clandestini che, in Italia, sono circa 30.000 ogni anno. Ma non si pensa mai che questa legge ha fatto 6 milioni di vittime. È un popolo estinto, una strage di innocenti». E su chi compie questa scelta senza esserne pienamente convinto aggiunge: «Nel consenso che compila la madre dovrebbe esserci anche la domanda “potresti rimpiangerlo?”. Credo che questa frase potrebbe invogliare le donne che compiono questa scelta, magari perché il bambino è malato, a cambiare idea.
Conosco tanti bambini autistici o con sindrome down davvero straordinari, con doti eccezionali, simpatici, sorridenti e dalle elevate capacità intellettive».
E se la madre avesse subito uno stupro? «In caso di stupro che colpa ne ha il bambino? – si domanda Martone – questa legge, questo abominio, sta svuotando le culle e anche le scuole con gravi ripercussioni sull’intero tessuto sociale. Si fa tanto riferimento alla Shoah che, per carità, è stata una tragedia vera e propria, ma dei 6 milioni di bambini non si parla mai. Questi sono anche i nostri figli. Non devono essere visti come un ostacolo o una malattia ma come una ricchezza, per la madre ma anche per l’intera società. Lo Stato deve mettere in condizioni la donna di vivere la nascita come un bene di Dio, una ricchezza e come il dono più grande. Non come un dramma».
SL

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