L’impegno dei parlamentari c’è. Tutti gli eletti molisani alla Camera e al Senato hanno dato disponibilità a condurre la battaglia per evitare che il nuovo regolamento della legge 448 (che disciplina il sostegno statale alle televisioni private locali) diventi esso stesso norma nazionale cristallizzando così i nuovi parametri che, basandosi essenzialmente sul bacino di utenza delle emittenti, premiano le realtà dei territori più popolosi ed escludono dal riparto quelle delle piccole regioni come il Molise.
Un passaggio fondamentale, però, evidenziato dall’onorevole azzurra Annaelsa Tartaglione, è quello che riguarda l’impegno del governo nazionale. Capire cioè qual è la posizione dell’esecutivo Conte, determinante per modificare un provvedimento che sta per essere esaminato a Montecitorio.
Organizzato da Assostampa, si è svolto ieri mattina il confronto con la delegazione parlamentare. Ai lavori erano presenti i quattro eletti del Movimento 5 Stelle Antonio Federico, Rosalba Testamento, Luigi Di Marzio e Fabrizio Ortis e Tartaglione di Forza Italia. Assente Giueppina Occhionero (Leu) che comunque ha fatto pervenire la sua disponibilità a sostenete l’iniziativa nelle forme e nei modi che nella riunione si sarebbero definiti.
Tra i primi a intervenire a sostegno delle azioni che le tv locali molisane hanno avviato insieme alle emittenti abruzzesi, Assostampa. Il presidente Giuseppe Di Pietro ha illustrato le motivazioni del sindacato. Il riparto della legge 448 in precedenza era regionale, rispettando così la dimensione delle emittenti televisive cui il contributo è diretto. Con un Dpr del 2017 è invece cambiato tutto: è prevista una graduatoria unica nazionale redatta in base a dati assoluti (numero dei dipendenti e dati di ascolto, mentre è stato eliminato il fatturato). È questo Dpr che si punta a far diventare legge dello Stato. Un primo effetto sarebbe quello di sterilizzare i ricorsi amministrativi. Uno di questi sarà discusso a ottobre ed è stato promosso proprio da alcune delle emittenti che si oppongono al varo del provvedimento.
Per le tv molisane e abruzzesi, oltre a costituire una evidente lesione del pluralismo dell’informazione, una norma del genere sarebbe devastante: a molte realtà non resterebbe che chiudere. «Un colpo di mano – ha evidenziato Di Pietro – che mortifica i territori, ne cancella le voci e crea disoccupati, si perderebbero centinaia di posti di lavoro».
A sostegno delle ragioni dell’emittenza locale anche l’Ordine dei giornalisti, presente ieri con i consiglieri nazionali Vincenzo Cimino e Cosimo Santimone.
Per le emittenti Teleregione, Telemolise, Tlt e Tvi ha illustrato la situazione Quintino Pallante, che con Tv6 ha avviato il ricorso al Tar Lazio. Nel passaggio del Milleproroghe fra una Camera e l’altra, ha messo in evidenza, è ‘sparita’ dal testo una postilla importante. In base al parere reso dal Consiglio di Stato sul provvedimento – Consiglio di Stato che ha rilevato la discriminazione per le piccole tv – si era stabilito di applicare tutti i parametri previsti divisi per la popolazione, relativizzando in qualche modo i criteri che altrimenti tagliano fuori sempre e solo i più piccoli.
Una possibilità di intervento, quindi, è intanto il reinserimento di questa specifica nell’emendamento al Milleproroghe che trasforma il Dpr in legge. L’altro fronte su cui si può intervenire, ha detto Federico assicurando l’impegno suo e dei 5 Stelle molisani, è arrivare a una moratoria: aspettare cioè che si pronunci il Tar e quindi togliere dal Milleproroghe il regolamento. Il senatore Di Marzio ha aggiunto che, come per la sanità, fin quando il Molise esiste come Regione ha diritto di essere trattato dallo Stato come le altre Regioni. Convinto che l’informazione, come le altre attività imprenditoriali private, non possa essere sostenuta solo da soldi pubblici, ha tuttavia convenuto che questo regolamento crea discriminazioni importanti anche nei confronti della popolazione molisana, rispetto al resto d’Italia.
Tutto sta ora a capire come scardinare il fronte a sostegno del regolamento e, innanzitutto, individuarlo. Tartaglione aveva presentato un sub emendamento che eliminava il regolamento dal Milleproroghe. È stato ritenuto inammissibile dall’ufficio di presidenza della Camera. Al presidente Fitto si sarebbero rivolti in questo caso esponenti Pd e del Gruppo Misto. Ma, è evidente, anche alle grandi tv del Nord dove il riferimento è la Lega il nuovo riparto va più che bene. Si tratta allora di capire, questa la sollecitazione della deputata di Forza Italia Tartaglione, la posizione del governo e della Lega. Altrimenti, ha concluso, «il nostro impegno che comunque c’è non basterà».
La battaglia è di quelle più ardue. Nel ricorso al Tar Lazio – hanno spiegato gli avvocati Margherita Zezza, Pino Ruta e Massimo Romano che lo stanno curando – stanno intervenendo alcune televisioni che come rappresentanza fanno capo a Confindustria e che fanno anche parte della società che rileva l’Auditel. Insomma, i colossi si stanno muovendo, forse anche perché il profilo della discriminazione non è sfuggito al Consiglio di Stato chiamato a rendere un parere in sede consultiva dal Parlamento. ppm