Simpatico, radioso, affascinante.
Sposato con Annamaria (signora distinta le cui origini nobili sono ben visibili), padre di Maria Alessandra, Alessio e Maria Carla. Somiglia a Gianni Agnelli. Gli manca la r alla francese, ma ha lo stesso charme dell’avvocato. Ne ha fatta di strada Luigi Di Majo, napoletano di nascita, molisano d’adozione. Ad 89 anni è ancora un vulcano in continua eruzione con tanti progetti da realizzare. Giovanissimo si trasferisce in Brasile per farsi le ossa. Dirige un’azienda di 15mila ettari per molti anni. Poi rientra in Italia. L’esperienza in politica (socialista e craxiano). Infine la svolta, l’approdo in Molise, a Campomarino, dove costruisce un impero e lancia un brand conosciuto in tutto il mondo: Di Majo Norante produce vini da cinquant’anni e li esporta nei cinque continenti. Una produzione nel solco della tradizione ma anche delle nuove sfide accettate insieme al figlio Alessio alla ricerca costante della qualità e della tipicità sacrificando produttività ed omologazione del gusto.
«La sfida – racconta – è proprio quella: produrre nuovi vini da antichi vitigni senza andare dietro alle mode del momento. Noi, ad esempio, siamo tra i maggiori produttori di tintilia».
Ad uve classiche quali Malvasia, Trebbiano, Montepulciano e Sangiovese affianca il Bombino e l’Aglianico, poi gli antichi vitigni Falanghina e Greco per la produzione dei bianchi.
Ellenico-Aglianico, prugnolo e Tintilia per i rossi. Moscato per il passito dolce. Tutti rigorosamente biologici. Da uva molisana, dei vigneti di Portocannone e Campomarino dove il terreno sciolto e in parte sabbioso unito alla brezza concorre a creare un habitat favorevole. Il segreto per produrre buon vino? «L’uva buona e la pulizia». Gli 80 ettari dell’antico feudo dei marchesi Norante di Santa Cristina ospitano i vigneti da cui viene ricavata un’uva di qualità.

Il grappolo giunge nello stabilimento, finisce nella pigiatura, poi la pressa, infine la lavorazione e la fermentazione nei silos di acciaio con temperature controllate per una maturazione equilibrata. 4000 bottiglie l’ora, quasi 1 milione l’anno. Rosso, bianco, rosato. Ma lui non ha dubbi: «Il vino è rosso». Nessun dubbio neanche sul top di gamma, ovviamente il Don Luigi «un vino che mio figlio Alessio ha voluto dedicare al vecchio padre, un vino importante anche se io preferiscono quelli meno complessi, più contadini».
Ci accoglie nella masseria Di Maio Norante in via del Ramitello a Campomarino dove ospita abitualmente buyer provenienti da tutto il mondo. E davanti a un buon bicchiere di vino, si fanno affari e nascono nuove intese «perché – spiega – il vino è una cosa importante, un veicolo di amore e amicizia».
pierluigi boragine

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