«Il caporale non è altro che un bracciante atroce e illegale che incrocia domanda e offerta per un disperato. Se funzionano i centri per l’impiego il caporalato verrà sconfitto». Lo ha detto il vicepremier e ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, al termine del tavolo convocato nella Prefettura di Foggia contro il caporalato.
«È arrivata l’epoca – ha aggiunto – in cui bisogna iniziare ad aggredire le illegalità e lasciare in pace gli imprenditori onesti senza vessarli con inutili balzelli. È un modello culturale da cambiare quello dello Stato che vuole tenere le carte a posto. Oggi bisognerà lavorare ad un programma con un piano triennale. Repressione sì, ma anche prevenzione e in primis, bisogna far funzionare i Centri per l’impiego».
Contro il caporalato e il sommerso, dunque, un piano triennale e multitasking. A Foggia in Prefettura per il Molise c’era l’assessore al Lavoro della giunta Toma, Luigi Mazzuto. Commenta positivamente l’esito della riunione e come si è svolta. «Ancora prima che per l’esito, trovo sia stato un confronto proficuo per le presenze riunite al tavolo: il governo, le Regioni, le forze dell’ordine, le istituzioni che si occupano del fenomeno, le associazioni di categoria, i sindacati. Sui Centri per l’impiego, per entrare nel merito, abbiamo svolto già altri incontri col ministro e qui in Molise ho chiesto il supporto dei sindaci delle città dove sono situati (Campobasso, Isernia e Termoli, ndr). In particolare – spiega l’esponente leghista della giunta di via Genova – abbiamo ragionato delle strutture che ospitano gli uffici, sto aspettando i loro riscontri sulla conferma degli attuali spazi o sulla scelta di altre location, magari in aree delle città che intendono valorizzare. Sotto il profilo dei dipendenti, sapete che dal 1 luglio sono passati dalle Province alla Regione. La cosa importante è che i Centri siano fruibili da tutti, penso quindi all’abbattimento di barriere architettoniche e quant’altro. Rappresentano un punto fondamentale per un rapporto di lavoro regolare».
Se il caporalato è un fenomeno patologico, di degenerazione della fragilità del mondo del lavoro, fragilità in cui si inserisce la malavita – sottolinea Mazzuto – alla base del ragionamento c’è la lotta al sommerso e al lavoro nero. «Un tema nazionale, che riguarda tutto il territorio come dimostrano per esempio le rilevazioni della Cgia di Mestre. Servono perciò interventi mirati che rafforzino il mondo del lavoro. Ecco perché nel piano triennale sono contemplate azioni differenti che vanno dalla riduzione della pressione fiscale alla difesa dei prodotti, alla tutela della qualità e alla riapertura di vetrine nel mondo», ancora Mazzuto. Il tema dei dazi, a suo parere, va affrontato. Come pure, ‘accarezza’ l’argomento forte del Carroccio, l’accoglienza dei migranti può essere gestita meglio anche considerando le esigenze del mondo del lavoro italiano. «Accoglienza significa far entrare i migranti in un sistema di legalità».
Sul sommerso non ci sono dati ufficiali e oggettivi in Molise. «Le banche dati non sono in sintonia. Una delle prime azioni che metteremo in campo è quella di armonizzare le conoscenze delle varie istituzioni coinvolte. La mappatura – conclude Mazzuto – serve proprio a capire i modi e i tempi di intervento».
r.i.
La Uil: lo sfruttamento non riguarda solo l’agricoltura, anche turismo ed edilizia
Una buona notizia la partecipazione della Regione Molise al tavolo organizzato a Foggia col ministro del Lavoro Di Maio sul tema del caporalato.
Lo evidenzia la Uil spiegando che lo è per il mondo agricolo innanzitutto. «Anche da noi – sottolinea la segretaria generale – il fenomeno del super sfruttamento dei braccianti agricoli è presente, anche se difficilmente quantificabile: troppo spesso in nero, organizzato da caporali senza scrupoli, remunerato con pochi euro (magari anche ricorrendo alla scorciatoia dei voucher in agricoltura, procedura recentemente estesa laddove non se ne avvertiva la necessità), frequentemente non sicuro, con l’impiego di immigrati irregolari, con pochi diritti».
Tecla Boccardo poi aggiunge che «la presenza di un esponente della giunta molisana nei luoghi del confronto, la capacità di rappresentanza della nostra realtà regionale, la disponibilità al dialogo con le forze sindacali e datoriali lasciano ben sperare. Ci aspettiamo, ora, che le decisioni assunte a Foggia si riflettano al più presto anche nella nostra realtà regionale».
Il campo di indagine della politica regionale, secondo Boccardo, non deve fermarsi all’agricoltura.
«Lavoro in nero, sfruttamento, scarsa remunerazione, contratti di lavoro non applicati, poca prevenzione degli infortuni: sono fenomeni che, purtroppo, da noi non si registrano solo in agricoltura. Ci riferiamo ai lavoratori stagionali impiegati nel turismo (uno su tre impiegato in nero), pensiamo a tutto il settore dell’edilizia (non passa settimana che una azienda edile venga visitata dagli ispettori, che la trovano irregolare). Proprio i settori economici, agricoltura, terziario, edilizia, su cui si pensa di poter basare la ripresa economica, produttiva e occupazionale del Molise. C’è davvero la necessità – conclude – che un’azione vasta venga messa in campo. Al più presto. In modo corale e partecipato».