In Molise a scuola si va vaccinati, non si entra in classe sulla base delle autocertificazioni.
In soldoni, è il significato della legge approvata ieri dal Consiglio regionale: contrari i 5 Stelle (mentre la leghista Calenda si è astenuta) e durante la discussione generale una bagarre che non ha deluso le aspettative. Il tema è di quelli assai sensibili.
La proposta presentata a luglio dai due consiglieri del Pd Fanelli e Facciolla è stata modificata insieme alla maggioranza. Determinante nell’arrivo in porto di una disciplina che sul principio è chiara la volontà del governatore Toma per il quale «questa legge sui vaccini non è contro nessuno, né contro il governo né contro il ministro Grillo, con la quale sto collaborando bene: la legge sui vaccini è uno strumento per fare chiarezza per i nostri corregionali, è una presa di posizione politica, nonostante le strettoie del piano di rientro».
Il testo è stato modificato rispetto a quello originario che prevedeva l’estensione dell’obbligo anche alle profilassi che oggi sono facoltative (elemento che sarebbe stato in contrasto con la legge Lorenzin) ma conserva un punto fermo: stabilisce «in modo inequivocabile» – queste le parole degli esponenti dem Fanelli e Facciolla – che in Molise la legge nazionale Lorenzin, che ha previsto l’obbligo vaccinale e la relativa certificazione, «venga da subito applicata, senza dilazioni ulteriori o atti sostitutivi».
Sulla legittimità di questa disposizione, che è l’unica che si differenzia dal portato normativo e disciplinare nazionale (perché la circolare Bussetti Grillo rende valide le autocertificazioni e uno degli emendamenti al Milleproroghe proroga la validità fino al 10 marzo), pure si è discusso molto. Se il Milleproroghe diventa legge e con esso la proroga della validità delle autocertificazioni si tratterà di una fonte di rango superiore alla legge regionale del Molise. «Qualora intervenissero norme primarie nazionali in contrasto con quanto previsto dalla legge regionale, le norme nazionali prevarrebbero in una sorta di recepimento automatico nell’ordinamento regionale, cioè senza bisogno di tornare sul punto», la posizione del Pd.
Ma prima del voto e prima del dibattito pomeridiano, la discussione in tarda mattinata era stata infuocata. Lo scontro, manco a dirlo, sulla mancata nomina del commissario della sanità.
Il capogruppo M5S Andrea Greco ha accusato la maggioranza e il presidente Toma di «discutere una legge incostituzionale mentre è in atto un braccio di ferro con il ministero della Salute sulla nomina del commissario, visto che il ministro non vuole che siano i presidenti di Regione: si occupi di questo – ha insistito Greco – e non di una legge non costituzionale che obbliga a vaccini invadendo competenze dello Stato. Questa è una deiezione legislativa, non una legge».
Parole grosse, che hanno mandato su tutte le furie sia Fanelli e Facciolla sia gli esponenti di maggioranza. «Stiamo dando un pessimo spettacolo al molisani’», così il presidente del Consiglio Micone.
La replica dell’ex assessore regionale Vittorino Facciolla è stata altrettanto veemente: «Greco, come tutti i khomeinisti, ha dei dubbi che trasforma in certezze. Se avesse letto la nostra proposta avrebbe visto che noi rimandiamo espressamente alla legge nazionale. Ma a Greco dico che i molisani non hanno l’anello al naso: il ministro Grillo da cinque mesi non nomina un commissario alla sanità, e accusano il presidente Toma di essere colui che sta impedendo questa nomina?».
Donato Toma ha chiuso così il caso: «Io impedisco la nomina del commissario? Magari avessi questo potere, nominerei anche i ministri allora. La nomina la delibera il Consiglio dei ministri su proposta del Mef sentito il ministero della Salute: partecipa troppa gente perché io possa contare qualcosa, dovrei controllare tutto, e la devo deludere – ha proseguito Toma – Valutiamo invece se Toma ha la posizione per proporsi come commissario, perché cinque mesi di assenza sono tanti. Mi risulta invece che ci siano delegazioni di molisani che vanno al ministero a Roma per chiedere di non nominare il presidente della Regione e assumere piuttosto un tecnico. Leggo sulla stampa che si vuole un tecnico: quindi è una battaglia di principio contro di me: ma se è un problema di competenze mi facciano anche l’esame..».
Oltre che di vaccini, il Consiglio regionale si è occupato anche del Polo scolastico di Agnone e della Zes.
r.i.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.