«Ciao, è arrivato Michele? No, ma con me c’è Nicola». Era questo il tenore della telefonata ‘tipo’ tra spacciatori e consumatori, una delle tante intercettate in questi mesi dai Carabinieri di Campobasso. In realtà il nome ‘Michele’ indicava la cocaina, mentre ‘Nicola’ l’eroina. Sono solo alcuni degli elementi raccolti dagli uomini dell’Arma che nella notte tra lunedì e martedì scorsi hanno inflitto un duro colpo alla criminalità organizzata e allo spaccio droga. ‘Lungomare’ il nome dell’operazione, il blitz è scattato a Campobasso, Termoli, Campomarino, San Severo ed Avellino e ha sgominato una banda di spacciatori sanseveresi che in Molise hanno ‘impiantato’ una vera e propria centrale di spaccio.
I militari del Comando Provinciale Carabinieri di Campobasso hanno dato esecuzione a 22 misure cautelari (13 in carcere, tre ai domiciliari, quattro divieti di dimora nel Molise e due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), emesse dal Gip di Campobasso Teresina Pepe su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Campobasso, a carico di 22 soggetti (la maggior parte di San Severo, ma anche alcuni molisani) accusati del reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope. Un altro soggetto è stato poi arrestato a San Severo in flagranza di reato durante l’operazione.
L’attività di indagine, coordinata dal procuratore capo della Repubblica di Campobasso Nicola D’Angelo e dal sostituto procuratore Elisa Sabusco, e condotta dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Campobasso ha permesso di scoprire che dietro ad un’importante escalation di consumo di eroina e cocaina, oltre che di hashish, sul territorio ci fosse un pericoloso sodalizio criminale composto da pregiudicati sanseveresi e molisani, che – avvalendosi del supporto di elementi della criminalità foggiana per il rifornimento della sostanza stupefacente – ha aggredito con sistematicità e profondo radicamento non solo la zona della fascia costiera molisana, ma anche l’intero territorio della provincia di Campobasso.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati ieri in conferenza stampa nella Caserma Frate di Campobasso: in sala il procuratore generale della Corte d’Appello Guido Rispoli e il procuratore capo Nicola D’Angelo, il comandante provinciale dei Carabinieri, il tenente colonnello Emanuele Gaeta, il generale Carlo Cerrina, comandante della Legione Carabinieri Abruzzo Molise. Presenti anche il questore Mario Caggegi e i vertici della Guardia di Finanza.
La prima sede di spaccio individuata dalla banda è stato un appartamento di un complesso di palazzine destinate più che altro alla residenza estiva, nella periferia a sud di Campomarino Lido. Sin dal novembre del 2016 gli assuntori di eroina, cocaina e hashish, potevano rifornirsi da diversi soggetti di San Severo “addetti alle vendite” che si alternano nell’attività di spaccio avvalendosi anche di minorenni appartenenti alle loro famiglie.
Particolare il modo di contattare gli spacciatori. Infatti, oltre a utenze telefoniche dedicate esclusivamente all’attività di compravendita della droga, gli spacciatori avevano anche, al fine di evitare errori nella localizzazione dell’appartamento scelto per la cessione delle sostanze, indicato sul campanello del citofono dell’abitazione il nome di “Ciro” senza aggiungere alcun cognome poiché tale nome era già certezza e garanzia di trovarsi nel posto giusto per l’acquisto dello stupefacente.
Inoltre l’organizzazione per le comunicazioni telefoniche utilizzava nomi di persona quali “Michele” e “Nicola” per identificare il tipo di sostanza stupefacente disponibile o richiesta.
Con il passare dei mesi i pusher hanno consolidato la loro presenza a Campomarino evitando così anche di dover rientrare a San Severo per il rifornimento e garantendo così la disponibilità dell’offerta di stupefacenti h24. L’organizzazione ha preso maggiormente piede soprattutto a partire dal 2017, quando nuove basi di spaccio si sono insediate sulla fascia costiera molisana sotto l’egida della criminalità di San Severo.
Gli acquirenti sono tutti molisani, per la maggior parte residenti sulla costa, poiché gli assuntori di Campobasso venivano indirizzati direttamente a San Severo presso le residenze degli indagati o dei loro familiari coinvolti anch’essi nell’attività di spaccio.
Via via che l’organizzazione ha trovato una sempre maggiore stabilità, anche quest’ultima consuetudine che vedeva un’alternanza tra il territorio molisano e sanseverese, è mutata nel tempo, con il trasferimento definitivo di tutte le attività di smercio di stupefacente nel territorio molisano, fino anche all’istituzione di ulteriori punti vendita (a Termoli, Larino e nell’hinterland campobassano) destinati a soddisfare più agevolmente la richiesta di droga proveniente dal capoluogo.
Insomma, sicuramente il sodalizio più organizzato e imponente che, con il coinvolgimento di numerosi soggetti, abbia mai operato e insediato il territorio molisano.
Ma l’indagine partita diversi mesi fa – le richieste di misura cautelare sono arrivate sul tavolo del gip ad aprile scorso – ha portato anche ad altri arresti e denunce.
Grazie alle attività tecniche, osservazioni pedinamenti e perquisizioni, e l’apporto ricostruttivo fornito da numerosi testimoni (diverse decine di assuntori di droga) sentiti nel corso delle indagini, si sono raccolti a carico degli indagati gravi indizi di colpevolezza in ordine alle attività di spaccio, commercio e detenzione con finalità di spaccio di eroina, cocaina, e hashish destinati alla commercializzazione nel territorio della provincia di Campobasso che hanno consentito di operare, sino ad oggi, 16 arresti e 7 denunce in stato di libertà, scoprire circa 1.400 condotte di cessione di droga, con 20 recuperi di sostanza stupefacente per un totale di circa 100 grammi di hashish, 330 grammi di cocaina e 400 grammi di eroina.
Al blitz nella notte scorsa odierna hanno partecipato circa 200 militari dell’Arma dei Carabinieri dei Comandi Provinciali di Campobasso, Foggia e Avellino impegnati in 51 perquisizioni locali e personali e supportati dallo Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori Puglia”, dai Carabinieri Forestali di Termoli, dalla Compagnia di Intervento Operativo di Bari e da 11 unità cinofile della Legione Carabinieri Abruzzo e Molise, Puglia, Campania e Basilicata collaborati anche da 2 unità cinofile della Guardia di Finanza di Campobasso. Complessivamente durante le perquisizioni sono stati sequestrati 150 grammi di hashish, 50 grammi di marijuana, 6 grammi di cocaina, 5 grammi di eroina, sostanza da taglio, materiale di confezionamento, bilancini di precisione nonché 1.600 euro in contanti.
Il procuratore D’Angelo: «Siamo in guerra e abbiamo dato un segnale importante»
La conferenza, aspetto inusuale, probabilmente senza precedenti nelle operazioni di polizia giudiziaria in Molise, si è aperta con i saluti del procuratore generale Guido Rispoli. «L’importanza dell’operazione – le parole del magistrato – mi ha indotto a partecipare».
Nell’ampia sala della Scuola allievi Carabinieri, oltre ai cronisti, c’erano il questore di Campobasso Mario Caggegi e il capo dell’Anticrimine Domenico Farinacci; il comandante provinciale della Guardia di finanza, colonnello Maurizio Pasquale Favia, e altri ufficiali delle Fiamme Gialle.
Al tavolo, oltre al procuratore Nicola D’Angelo e al sostituto della Direzione distrettuale antimafia Elisa Sabusco, il procuratore generale Rispoli, il comandante provinciale del Carabinieri Emanuele Gaeta e il comandante di Abruzzo e Molise dell’Arma, generale Carlo Cerrina.
In platea numerosi ufficiali della Benemerita, tra cui il capitano Di Buduo, che ha coordinato le indagini, e il nuovo comandante della Scuola allievi di Campobasso Antonio Russo.
IL PROCURATORE GENERALE. «La presenza in questa sala di tutti i vertici della Forze dell’Ordine e non solo dei Carabinieri titolari di questa inchiesta – ha affermato il procuratore Rispoli – non fa altro che intensificare e rendere più forte l’azione dello Stato. Ieri (lunedì, ndr) eravamo impegnati in un convegno organizzato nell’ambito delle attività di prevenzione allo spaccio delle sostanze stupefacenti. Dai vari contributi abbiamo appreso come in passato si riteneva che nel Molise il problema della droga non ci fosse. In realtà il problema c’è già da diversi anni. Adesso con rinnovato entusiasmo e rinnovata forza, anche grazie alla Procura della Repubblica che vanta un nuovo procuratore e sei nuovi sostituti, grazie all’impegno, nel caso di specie, dei Carabinieri, stanno emergendo fenomeni che probabilmente erano sottotraccia. Ho letto nell’ordinanza – sempre Rispoli – di modalità di spaccio che francamente non pensavo di trovare in Molise. Operazioni come queste consentono alla popolazione molisana di avere sempre più fiducia nello Stato, nelle Forze dell’ordine, nella Procura della Repubblica. Se la gente ha fiducia nella magistratura, collabora con maggiore ottimismo nella segnalazione dei reati».
Il procuratore generale ha ceduto la parola al procuratore della Repubblica Nicola D’Angelo, che ha coordinato l’inchiesta gomito a gomito con il sostituto Elisa Sabusco. Anche D’Angelo, che non è sceso nei dettagli dell’operazione (lo ha fatto successivamente il colonnello Gaeta), ha ribadito l’importanza della presenza del questore e del comandante della Finanza, nonostante l’inchiesta fosse dei Carabinieri.
L’UNIONE FA LA FORZA. «In presenza di una operazione eseguita dai Carabinieri – ha così esordito il procuratore -, in questa sala ci sono il questore e il comandante della Guardia di finanza. Un aspetto importante, sicuramente unico nella realtà nazionale: tre forze di polizia, che operano ognuna nella propria autonomia, ma quando c’è un risultato per una di esse, il risultato diventa comune».
I NUMERI. Il procuratore si è soffermato sui numeri dell’operazione, affermando, a garanzia degli indagati che «i processi non si fanno in conferenza stampa ma nelle aule dei tribunali: tutte le persone accusate hanno il sacrosanto diritto ad essere considerate innocenti. Ciononostante – le parole di D’Angelo -, alcune considerazioni possiamo farle. Parliamo di 39 persone, tra soggetti sottoposti a misura cautelare o arrestati in flagranza di reato per condotta di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. È un numero rilevante proprio perché riguarda una piccola regione. Ieri (lunedì, ndr) abbiamo tenuto un incontro con gli studenti durante il quale abbiamo cercato di attivare una serie di meccanismi affinché la domanda di droga in Molise diminuisca il più possibile».
IL RUOLO DEI MEDIA. «Ricorderete – ha ribadito il procuratore rivolgendosi ai cronisti – quando agli inizi di settembre vi ho chiesto di scendere in guerra contro la droga. Una guerra difficile nel corso della quale ognuno di voi sarebbe rimasto generale di se stesso. Non ho né le competenze né le capacità per giudicare il vostro lavoro. Posso però affermare che state lavorando benissimo. State svolgendo un lavoro enorme, importante, senza il quale la guerra non può essere vinta. Noi possiamo vincere tante battaglie, ma questo lavoro diventa inutile senza il vostro apporto. Siete fondamentali, forse prima ancora di tante altre istituzioni. In questura, dopo che avete scelto di scendere in guerra contro la droga, hanno registrato una flessione dei reati contro il patrimonio. Stiamo studiando il fenomeno, ma per il momento allo stesso non c’è una giustificazione tecnica. La droga è fattore esponenziale e fattore moltiplicatore di reati. Difficile immaginare che il vostro intervento abbia potuto dare nell’immediatezza risultati importanti, eppure è avvenuto».
I RISVOLTI DELL’OPERAZIONE. «Rispetto a questa guerra e all’operazione di oggi (ieri, ndr) emergono dati positivi e dati negativi. Il primo dato negativo – ha affermato il capo dell’ufficio inquirente – è sicuramente il numero degli arresti. Ogni volta che si arresta una persona avviene una sconfitta dello Stato inteso come società. Quando si arriva ad arrestare qualcuno vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Un’operazione che ha coinvolto 39 persone tra arresti e misure cautelari ci fa rendere conto che molto non ha funzionato. E quando lo Stato società non funziona deve intervenire la parte che noi qui rappresentiamo: Procura, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza. L’ideale sarebbe agire solo nell’ambito della prevenzione, ma è necessaria anche la repressione per ripristinare quel piano che si è inclinato. Un piano che va necessariamente raddrizzato altrimenti non ne usciamo fuori. Al mondo degli stupefacenti sono legate molteplici attività: estorsioni, usura, criminalità organizzata. Ogni volta che date notizia di un arresto, se non è per droga, al 90% è un arresto collegato alla droga. Furti, rapine, maltrattamenti in famiglia. Con questa operazione abbiamo dato un segnale importante anche a quelle località dalle quali la droga viene portata in questa regione. Sono stati arrestati numerosi soggetti molisani ma anche pugliesi, in particolare di San Severo, dove stanotte (la notte tra lunedì e martedì, ndr) sono state eseguite una ventina di perquisizioni. Perché lì si stanno concentrando in questo periodo i tossicodipendenti e gli spacciatori molisani. Un altro aspetto negativo è che nel corso dell’inchiesta sono state arrestate prima di ora altre persone, altri spacciatori. Gli assuntori, purtroppo, nel frattempo hanno già trovato nuovi riferimenti. Ma state certi che questa non è l’unica operazione. Ne abbiamo condotte altre in passato e ne porteremo a termine altre, anche in tempi ragionevolmente brevi. Ma vedo anche aspetti positivi. Abbiamo ascoltato decine di assuntori a sommarie informazioni. L’aspetto importante e positivo è che queste persone hanno parlato, ci hanno raccontato i fatti di cui erano a conoscenza. Hanno riferito chi, dove, come, quando. Da chi prendevano la droga. Guardate, questo non è un aspetto secondario. E dimostra che in questa regione non vi è un problema di omertà. Dove c’è omertà c’è schiavitù. E quando un popolo è schiavo anche i meccanismi di rappresentanza popolare non hanno più senso. Il Molise in questa indagine dimostra che è ancora una regione dove vivono uomini liberi. Ovviamente sarà nostro impegno, massimo, fare in modo che questo stato possa permanere».
IL PLAUSO ALL’ARMA. «L’indagine ha dimostrato il valore degli uomini che l’hanno condotta. Mi rivolgo al generale Cerrina – ha detto D’Angelo parlando al comandante dell’Arma di Abruzzo e Molise -, lo faccio da procuratore ma anche da semplice cittadino. Devo dire, generale, che i suoi uomini, in questo caso i militari del Nucleo investigativo, ma tutti quelli con cui ho rapporti quotidiani, sono dotati di valori molto forti, di senso di giustizia, di onestà. Uomini che esprimono nel più alto senso l’essere rappresentati dello Stato. Le devo anche esprimere il mio disagio quando ogni giorno ascolto solo e soltanto notizie di alcune indagini, di alcuni processi, che riguardano singoli soggetti appartenenti all’Arma dei Carabinieri. E sento parlare solo di questo. Francamente ascoltare queste notizie non mi condiziona, so benissimo che ci può essere qualche eccezione. Ci sono processi che riguardano magistrati, poliziotti, finanzieri. Casi isolati. Io ho una visione privilegiata: vedo ogni giorno l’impegno dei suoi uomini. Stanotte (ieri notte, ndr), generale, ero francamente preoccupato. I suoi uomini hanno eseguito 51 perquisizioni. Ribadisco: gli arrestati sono innocenti fino a sentenza definitiva. Ma non erano mammolette quelli che sono stati perquisiti. C’è il rischio che in una perquisizione spunti una pistola; moltiplichiamo il rischio per 51 e peraltro in parte in una zona ad alta intensità criminale. Vedo che i suoi uomini indossano l’orologio solo per orientarsi nel tempo e non per capire quando è finita la giornata di lavoro. Lavorano senza sé e senza ma. Allora mi chiedo: chi oggi ascolta la televisione, che idea si fa dell’Arma dei Carabinieri? Credo che in qualche modo è necessario manifestare all’esterno l’impegno quotidiano che questi uomini pongono in essere, il rischio che affrontano, un rischio concreto, reale. Uomini – così si è congedato il procuratore – veramente eccezionali».
Il comandante Gaeta: volevano invadere la regione, lo abbiamo impedito
L’operazione ‘Lungomare’ ha messo in luce un aspetto, per certi versi, inedito in Molise: la droga non ‘arriva’ più dalle regioni limitrofe, ma sono i clan che si insediano nel territorio. Insomma, un commercio che tenta di stabilizzarsi, come evidenziato anche dal comandante provinciale dei Carabinieri Emanuele Gaeta: «Si parla di una organizzazione che spacciava la droga inizialmente dalla zona di San Severo verso il Molise, poi visto che il commercio era fiorente la strategia è cambiata e gi spacciatori hanno deciso di venirla a spacciare in Molise insediandosi sul territorio, affittando appartamenti a Campomarino, a Termoli e Larino e a Campobasso. Con questa operazione abbiamo disarticolato un’organizzazione che letteralmente cercava di impossessarsi di questo territorio, spacciando per altro le droghe più richieste pericolose come l’eroina e la cocaina.
La collaborazione de consumatori è stata fondamentale, ci ha permesso di individuare tutti gli obiettivi colpiti dalle misure cautelari, cosa non sempre facile soprattutto quando si va ad operare in territori ad alto tasso di criminalità». Anche il colonnello evidenzia come il fenomeno droga in Molise stia assumendo dei contorni allarmati: «Il consumo di sostanze stupefacenti in regione certamente ci preoccupa perché rispetto alla media nazionale il dato è di gran lunga più elevato. Ci troviamo di fronte a due fasce di consumatori: i ‘vecchi’ assuntori soprattutto di cocaina ed eroina che hanno un’età compresa tra i 35 e i 45 anni. Poi ci sono i giovani che iniziano a consumare le droghe cosiddette leggere (hashish e marijuana)ma che comunque corrono il rischio di passare alla cocaina e all’eroina. Per questo stiamo mettendo in campo delle iniziative, con la collaborazione di avvocati, Procura, psicologi e medici, nelle scuole per tentare in tutti i modi di prevenire il fenomeno».
Toma incontra il generale Cerrina e ringrazia l’Arma: un presidio indispensabile per la legalità
Visita ufficiale ieri pomeriggio a Palazzo Vitale del generale di Brigata, Carlo Cerrina, dal 31 agosto scorso comandante della Legione Carabinieri Abruzzo e Molise.
L’alto ufficiale, accompagnato dal tenente colonnello Emanuele Gaeta, comandante provinciale dei Carabinieri di Campobasso, è stato ricevuto dal governatore Toma presso la Presidenza della Regione Molise.
Nel corso dell’incontro, cordiale e proficuo, è stata riaffermata la volontà di operare in stretto raccordo al fine di assicurare ai cittadini molisani la necessaria tranquillità e la sicurezza di poter contare su una rete capillare di controllo del territorio.
Sono state ribadite, inoltre, la necessità di investire molto sull’attività di prevenzione e la volontà che tutti gli attori coinvolti facciano la loro parte in un clima di piena e fattiva collaborazione.
«Al generale Cerinna e al tenente colonnello Gaeta – dichiara il presidente Toma – ho voluto riaffermare il ruolo fondamentale che l’Arma dei Carabinieri svolge sul territorio. Un presidio indispensabile per la legalità, un punto di riferimento non solo per la repressione, quanto per la prevenzione di ogni forma di crimine, una tutela costante ed efficiente per la sicurezza dei cittadini».
Il governatore, inoltre, ha colto l’occasione per plaudire alla maxi operazione antidroga, resa possibile grazie a un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Campobasso e condotta dai militari del Comando provinciale Carabinieri di Campobasso.
«Il nostro è un tessuto sociale fondamentalmente sano – conclude Toma – ma i tentativi di permearlo da parte di organizzazioni criminali di fuori regione sono sempre dietro l’angolo. Ringrazio l’Arma dei Carabinieri per la brillante azione e, soprattutto, la Procura della Repubblica di Campobasso per le linee d’intervento che sta promuovendo sul territorio, tese a contrastare la diffusione e lo spaccio di sostanze stupefacenti».