C’è una scena in Fortapàsc che più di altre descrive la maledizione del giornalista.
Promosso – e assunto dopo il lavoro da precario – da Torre Annunziata a Napoli, Giancarlo Siani riceve documenti importanti e da maneggiare con cura: un carteggio su cui la magistratura sta indagando. Il giovane cronista è già famoso, purtroppo anche per la camorra che lo ucciderà poche settimane dopo. Di quelle carte non scrive subito, si mette a investigare a sua volta. Domanda in giro, incontra le vittime dei reati che in quelle carte sono evidenti. Vuole andare oltre, vederci chiaro. Nel garage vicino alla redazione del Mattino incontra il magistrato che gli ha fatto avere le carte, è risentito e quasi furioso: cosa fa, Siani? Doveva solo scrivere…
Un’imbeccata, pur se proviene da un pretore, resta tale. È raccontare la verità di qualcun altro. Non a caso, il magistrato a cui la figura di Rosone è ispirata chiese il sequestro del film di Marco Risi.
Utile strumento, nemico da abbattere: l’idea che i poteri forti di una società hanno del giornalista è multiforme e mai rispettosa del ruolo. L’opinione pubblica, drammaticamente, non sa decidere. Tifa: per i cronisti o per chi li accusa, a seconda. Basti pensare che a Di Maio e Di Battista danno ragione sui social perfino persone di cui i giornali locali raccontano i drammi, le vertenze industriali. I 5s dicono che i giornalisti sono «infami sciacalli», «pennivendoli» e prostitute e loro li gratificano con like e commenti compiacenti.
Come in altre piazze d’Italia ieri mattina a Campobasso Ordine dei giornalisti e Assostampa hanno organizzato un presidio a difesa dell’articolo 21 della Costituzione: giù le mani dall’informazione.
«Mai come in questo periodo la libertà di informazione è sotto attacco», ha detto il presidente del sindacato Giuseppe Di Pietro citando tre tipi di minaccia: quella, «non più velata ma sempre più palese di abolizione dell’ordine dei giornalisti», senza il quale non ci sarebbe più il controllo sul rispetto delle regole deontologiche e professionali, l’altra rappresentata dai provvedimenti presentati in Parlamento che aboliscono «qualsiasi forma di finanziamento e gli «attacchi veementi e oserei dire diffamanti verso i giornalisti che hanno la sola responsabilità di raccontare i fatti, al di là di qualche digressione che può esserci nell’economia di ogni lavoro». Attacchi sferrati su Facebook dai 5s dopo l’assoluzione della sindaca Raggi. Chi si sente diffamato può difendersi in tribunale, ma non può impedire ai cronisti di fare il loro lavoro. «Il governo, invece di preoccuparsi di comprimere i giornalisti che raccontano sulla loro pelle i fatti dovrebbe preoccuparsi di tutelarli e per esempio abolire le querele temerarie»: denunce che non vanno a buon fine per chi le propone ma mirano a intimidire.
«Non siamo qui per protestare contro qualcuno, siamo qui per difendere la libertà dei giornalisti e dunque la libertà di stampa. Certi attacchi – ha aggiunto la presidente dell’Odg Pina Petta – probabilmente mirano a creare disinformazione ma sicuramente con un obiettivo, quello di condizionare l’opinione pubblica. La libertà di stampa è il primo presidio della democrazia, come ha ricordato il Presidente Mattarella». Lunedì sera, ha riferito in piazza Municipio Petta, le ha telefonato il senatore 5s Di Marzio. «Mi ha detto: io sono per tutelare la libertà di stampa, potrebbero essere riviste alcune modalità, però la libertà di stampa va tutelata come principio cardine della democrazia».
Sotto attacco: da parte del mercato, perché la crisi economica ha quasi azzerato la possibilità di sopravvivenza degli organi di informazione, e da parte di chi governa che ha trasformato in legge il regolamento di riparto dei fondi nazionali per le tv locali che esclude quelle molisane per via del solito criterio degli abitanti.
La stampa locale vive quindi un momento ancora più drammatico. Se ne discuterà sabato mattina al Pilla nel confronto voluto da Ordine e Assostampa con Regione e parlamentari: «Chiederemo alla Regione una nuova legge o di manutenere quella che c’è per dare respiro a informazione locale», ha spiegato Di Pietro.
Al sit-in anche alcuni rappresentanti istituzionali: fra gli altri, la consigliera regionale del Pd Micaela Fanelli, il presidente del Consiglio comunale di Campobasso Michele Durante, la vice sindaca del capoluogo Bibiana Chierchia e il primo cittadino Antonio Battista che ha espresso vicinanza «alla stampa nazionale e locale perché c’è una ambiente ostile che mette in discussione alcuni aspetti della nostra democrazia. La stampa locale è più povera in termini di risorse economiche e non di professionalità, tutte le istituzioni devono quindi fare massa critica perché abbiamo il diritto di avere una buona e corretta informazione».
Un’informazione in cui il giornalista ponga delle domande al politico. Pontificare su Facebook è facile: basta avviare una diretta e il politico di turno racconta la sua verità. Racconta quello che vuole, nasconde quello che gli costerebbe consenso. Lui se la canta e lui se la suona. Se questa è democrazia…

ritai

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