Il 20 novembre 1989 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Nel 2017 in Italia è stata approvata la legge 47 “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” che all’articolo 7 prevede la “Tutela legale dei minori stranieri non accompagnati in Italia”.
Nella più ampia esigenza di tutela dei più piccoli, proprio i minori non accompagnati rappresentano l’emergenza nell’emergenza. Dai centri di accoglienza del Molise si sono allontanati numerosi minori stranieri, spesso poi ritrovati in alcune città del Nord. Lo ha reso noto il procuratore dei minori Claudio Di Ruzza durante l’incontro sui “Tutori volontari e centri di accoglienza per minori” che si è tenuto ieri nella sala del Parlamentino di Palazzo Vitale ed è stato organizzato dalla Garante regionale dei diritti della persona Leontina Lanciano.
Il procuratore ha aggiunto che l’istituzione di una banca dati sia fondamentale per tracciare gli spostamenti di questi ragazzi, così da avere «elementi utili non solo in tema di criminalità comune e organizzata. Dietro il sistema dei minori stranieri non accompagnati, infatti, si nascondono problematiche di natura penale che non sono solo lo spaccio di sostanze, ma anche la tratta di organi e di esseri umani. Proprio in questi momenti stiamo facendo delle visite ispettive nei centri. La nostra è una procura per i minorenni e dobbiamo agire per gli interessi superiori».
Nel 2015, insieme al prof dell’Unimol Michele Della Morte, Di Ruzza ha elaborato un’iniziativa normativa apprezzata dal Parlamento nazionale e da quello europeo ed è stata recepita nell’articolo 7 della legge 47 del 2017: gli enti locali devono promuovere affidamenti di minori stranieri a famiglie in via prioritaria rispetto alle strutture. «Noi non immaginiamo cosa questi ragazzi abbiano passato per arrivare in Italia, dobbiamo creare le condizioni affinché il minore straniero non sia considerato un ospite da trattenere in una struttura, ma è preferibile l’affidamento alle famiglie», ha ribadito il magistrato.
«È un percorso di ricerca e studio sul territorio – ha detto inoltre Della Morte – che prende spunto da alcune esperienze internazionali per arrivare alla conclusione che un’integrazione sociale relativamente ad alcuni soggetti particolarmente deboli, come appunto i minori stranieri non accompagnati, sia possibile maggiormente attraverso un’inserzione in famiglie piuttosto che attraverso la collocazione in strutture che non ne favorirebbero l’emancipazione e l’autonomia».
In Molise i minori non accompagnati attualmente ne sono 99, in passato erano 108. Leontina Lanciano, durante l’incontro, ha lanciato un messaggio: «Oggi, nella Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza, abbiamo voluto dare visibilità a questi minori stranieri non accompagnati. La nostra battaglia è quella di trovare e formare dei tutori e io invito i cittadini molisani a rivolgersi all’ufficio del Garante per fare richiesta e partecipare ai corsi di formazione per diventare dei genitori sociali e quindi di aiuto, dei veri e propri mentori per questi giovani. Fino ad ora ne abbiamo formati soltanto 30, ma ne abbiamo veramente una grande necessità».
noemi paduano

Toma: un ringraziamento ai volontari che hanno aderito al percorso

Presente all’incontro “Tutori volontari e centri di accoglienza per minori” anche il presidente della Regione Molise Donato Toma che ha affermato: «Bene ha fatto il Garante regionale dei diritti della persona Leontina Lanciano a organizzare questo evento finalizzato a fare il punto sullo stato di attuazione di una norma che ha introdotto alcune misure importanti in tema di presa in carico dei minori stranieri non accompagnati.
La legge 47/17 ha introdotto la figura del “tutore volontario” dei migranti stranieri non accompagnati e mi risulta che il Garante abbia attivato in passato uno specifico percorso formativo proprio per questa figura. Un ringraziamento ai tanti volontari che, aderendo a questo percorso, hanno fatto una scelta importante, impegnativa e difficile, che presuppone passione, competenza, spirito di servizio, in quanto impone di rappresentare i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio regionale, di accompagnarli nelle varie attività quotidiane, di assicurare il loro benessere, di fungere da raccordo tra i soggetti istituzionali e il minore stesso.
Gli ultimi dati disponibili attestano che nelle varie strutture regionali (Sprar e Comunità alloggio) sono presenti circa 200 minori stranieri non accompagnati, a fronte di una presenza complessiva di migranti di poco superiore alle 3000 unità.
Attualmente – ha proseguito -, sono attive sul territorio 73 strutture, di cui 36 in provincia di Campobasso e 37 in quella di Isernia, con alcuni Sprar dedicati proprio all’accoglienza dei minori non accompagnati.
Bisogna ora verificare quali saranno gli effetti del cosiddetto Decreto Sicurezza su questa realtà.
La Regione, all’interno del quadro normativo e regolamentare, ha inteso definire i requisiti di qualità per il rilascio, che è competenza esclusiva dei Comuni, dei provvedimenti di autorizzazione e di accreditamento alle strutture che si candidano a gestire l’offerta residenziale a favore dei minori stranieri non accompagnati, proprio in ragione delle esigenze particolari di queste persone.
Per la verità, tranne alcuni progetti pilota, le indicazioni regolamentari dettate dalla legge 13/14 (Legge di riordino degli interventi e dei servizi sociali) non fanno, com’è giusto che sia, distinzione tra minori italiani e minori stranieri non accompagnati; tutte le strutture devono possedere requisiti organizzativi, funzionali e strutturali analoghi per ottenere l’autorizzazione al funzionamento e l’accreditamento e garantire servizi efficaci e di qualità.
Rispetto alle previsioni della legge 47 – ha concluso Toma -, sarebbe interessante capire che tipo di ricadute possa avere sul tessuto sociale molisano l’istituto dell’affidamento familiare; in tale direzione è prevista un’attività di sensibilizzazione e formazione delle persone disponibili, sebbene sia un processo difficile e complesso che, fino ad oggi, non ha dato riscontri particolarmente positivi anche rispetto all’affido di minori molisani».

Micone: i fanciulli sono indicatori di sostenibilità, i nostri cittadini privilegiati

«Mi piace ricordare un passaggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia che esorta “l’umanità a dare al fanciullo il meglio di se stessa”. Assumere le priorità dei bambini significa adottare una lente sostenibile per la lettura della realtà e porsi come obiettivo la qualità dell’ambiente, delle scuole e dei servizi alla famiglia. I bambini sono dei veri e propri “indicatori di sostenibilità”: devono e dovranno essere i nostri cittadini “privilegiati”, perché l’attenzione verso di loro è il misuratore della qualità di vita che stiamo costruendo per tutti», afferma il presidente del Consiglio Salvatore Micone.
«Ritengo – continua – che ogni anno, per onorare degnamente questa giornata, dovremmo proporci questa semplice ma impegnativa domanda: la nostra società riesce a dare il meglio di se stessa ai propri bambini? Domanda che dobbiamo porci sia con la nostra coscienza di uomini – di padri e di madri – sia con il nostro impegno di cittadini e di Istituzioni. Di cittadini, che si preoccupano del futuro delle nuove generazioni. Di cittadini del mondo, che pensano alle condizioni dell’infanzia nei Paesi in cui vengono calpestati e violati i diritti più elementari dei piccoli. Da un lato, assistiamo al lodevole impegno delle Istituzioni e della società civile, del lavoro essenziale e capillare dei Garanti per dare una tutela sempre più compiuta ai più giovani. Sono nati in questi anni organismi e associazioni che si dedicano ai problemi dell’infanzia e dell’adolescenza in una pluralità di iniziative che vanno dall’assistenza diretta alla prevenzione degli abusi, nonché alla denuncia di situazioni di degrado e di abbandono. Dall’altro lato, constatiamo che le pratiche dello sfruttamento e del maltrattamento, la povertà, la violenza contro i minori continuano a essere ampiamente diffuse nel mondo.
Una particolare problematica che va affrontata – sottolinea Micone – è quella in riferimento ai profili educativi, ossia l’insieme di messaggi che ricevono i più giovani da internet e mass media. Non dobbiamo tener conto solo dell’aspetto del controllo e del divieto, ma anche quello della promozione di modelli virtuosi. Oltre a dire no ai messaggi negativi, bisogna anche dire sì ai messaggi giusti ed educativi.
Solo un Paese che garantisce la tutela dell’infanzia è capace di garantire il futuro dei propri cittadini – conclude il presidente -. Quindi, tutti insieme abbiamo l’obbligo morale, sociale e politico di predisporre politiche di tutela e di intervento e di conformare ogni nostra azione quotidiana ai principi fondamentali della Convenzione e delle leggi in materia, raccogliendo le sfide attuali, abbracciando il linguaggio universale dei diritti all’infanzia e dell’adolescenza e traducendo esse sul piano dell’effettività».

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