“Siamo di fronte all’ennesima manifestazione di una piaga sociale e culturale enorme da estirpare, quella che alcune associazioni di donne definiscono femminicidio”. Così Tiziano Di Clemente commenta il barbaro assassinio dell’isernina Stefania Cancellieri, “avvenuto – scrive il coordinatore regionale del Partito Comunista dei Lavoratori in una nota stampa – “nell’efficiente Nord, ad opera dell’ex marito, un benestante medico padano, peraltro impegnato in politica con l’Idv”. Sarebbe poco rispettoso della memoria di Stefania, relegare il tutto al solito fatto di cronaca nera e magari concentrare l’attenzione sul motivo o movente o sulle pretese troppo onerose del divorzio”.

“I rapporti presentati all’Onu ci dicono che l’Italia non è una paese per donne: basso tasso di occupazione, basso tasso di reddito e crescente violenza sulle donne. Si denuncia, nel rapporto, che prevenzione, protezione delle vittime e punizione dei colpevoli sono i ritardi dell’Italia. Femminicidio è un neologismo per dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna in quanto donna. Perché le stesse non debbano più pagare con la vita la scelta di essere sé stesse, e non quello che i loro partner, gli uomini o la società vorrebbero che fossero”. “La battaglia immediata – continua Di Clemente – impone di creare anche nel Molise una rete ben organizzata di associazioni democraticamente autogestite delle donne ed indipendenti dal potere, in grado di contrastare questa barbarie (prevenzione, assistenza e protezione dagli aggressori da isolare e porre in condizione di non nuocere). Il movimento dei lavoratori deve supportare con ogni mezzo questa lotta. Anche perché – conclude – è in base al rapporto tra uomo e donna che si può giudicare interamente il grado di civiltà cui l’umanità è giunta”.

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