Strasburgo, capitale dell’Europa e capitale europea del Natale, piomba nel terrore in una sera di dicembre, quando le luminarie delle feste illuminano all’improvviso una scena di guerra: spari in mezzo alla folla, morti, feriti accasciati nelle strade, persone che fuggono urlando.
Almeno tre morti e 16 feriti: questo il bilancio delle vittime dell’attentato di martedì sera che purtroppo ancora non è definitivo.
Gravissime le condizioni di Antonio Megalizzi, un giovane giornalista radiofonico.
Il killer, identificato, era finito già in carcere in passato per aggressione. In seguito era stato segnalato come elemento ‘radicalizzato’ e come minaccia per la sicurezza nazionale. Si chiama Cherif Chekatt, 29 anni, di origini nordafricane ma nato a Strasburgo. Oltre 24 ore dopo la strage di lui ancora nessuna traccia.
«Seppelliti vivi»: Aldo Patriciello, rimasto bloccato per ore nell’Europarlamento, non teme di usare parole forti per raccontare la notte del terrore. «Alle 19 io e altri colleghi abbiamo iniziato una riunione con il presidente Tajani, è finita intorno alle 20. Molti altri eurodeputati erano già usciti dal palazzo e avevano raggiunto proprio il centro, la zona dei mercatini, che in questo periodo è un’attrattiva da non perdere. Con il mio staff stavamo organizzandoci per spostarci in centro anche noi, abbiamo chiamato un ristoratore italiano per prenotare, è stato lui a consigliarci di non uscire: sentiva sirene, urla, non capiva cosa stesse accadendo ma vedeva la gente scappare terrorizzata». Attimi di angoscia, immediatamente dopo la direzione generale del Parlamento blocca tutti i membri e i loro collaboratori: nessuno esce, attentato terroristico in corso.
Patriciello su Facebook informa: stiamo bene. Passano le ore, tante ore. alle 3 la disposizione cambia, i parlamentari e i loro collaboratori possono, se vogliono, lasciare l’edificio. Non tutti però, solo coloro che hanno l’albergo lontano dalla zona rossa. «Eravamo nel posto più sicuro, ma con l’angoscia di chi poteva essersi trovato nella zona dell’attentato, magari ferito o comunque sotto shock». In mattinata con un altro post l’onorevole ringrazia «il personale del Parlamento europeo che ci ha assistito con serietà e professionalità nel corso di queste ore. L’attentato di ieri sera lascia un profondo senso di angoscia: negli anni trascorsi qui a Strasburgo, frequentando la sede del Parlamento, ho imparato ad apprezzare e ad amare una città che è da sempre il simbolo di unione tra popoli e culture differenti. Il mio pensiero non può che andare alle vittime di questa orrenda tragedia, ai loro familiari e a tutto il popolo francese».
Una Strasburgo cupa e deserta ha accolto il risveglio. Una città militarizzata già il giorno prima dell’attentato. Lo sottolinea l’onorevole, lo ricorda bene anche Ivan Forte, suo collaboratore: «La sera prima anche noi abbiamo visitato i mercatini. Tanti deputati portano i familiari in questo periodo, di sicuro il migliore per visitare Strasburgo. Abbiamo notato controlli di sicurezza rafforzati, dispositivi enormi. Eppure c’è stato l’attentato». La polizia era già in allerta, ancora una volta i terroristi hanno dimostrato che qualsiasi sistema è vulnerabile.
«Un tema molto più complesso di quello che si immagina – conclude Patriciello – anche perché siamo di fronte a terroristi radicalizzati. L’attacco è stato al cuore delle istituzioni. Strasburgo non è stata scelta a caso: il Natale, il fatto che sia la capitale dell’Europa e la plenaria in corso. Inoltre, in queste ore era super blindata. No, non è stato un caso».
r.i.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.