Non che non li conosca già. Li legge attualizzati nell’articolo di Primo Piano. Cerca quelli più accettabili. Perché la domanda è: le sembrano tempi normali quelli con cui l’Asrem, quindi la sanità pubblica, eroga prestazioni come la gastroscopia o la colonscopia?
«A Larino il 19 febbraio, saremmo nei limiti della decenza. Al Veneziale il 30 aprile. Quattro mesi di attesa: no, non sono secondo me tollerabili».
Insieme all’ecocardiografia e alla visita cardiologica, le analisi che interessano l’esofago e il colon sono fra le note più dolenti dell’offerta aziendale.
Gennaro Sosto è stato nominato a capo dell’Asrem dall’ex presidente Paolo Frattura a metà aprile del 2016. Mancano pochi mesi alla fine del mandato. Il suo primo mandato? L’intervista è su altri argomenti, questa domanda resta per ora un appunto sul taccuino. Il governatore Donato Toma, insediatosi a maggio, gli ha riservato fin qui numerosi attestati pubblici di apprezzamento. «Non posso che ringraziare il presidente della Regione», ricambia pubblicamente il direttore. «Ci sta facendo lavorare bene. Nutre molto rispetto per il ruolo dell’azienda e ci ha riconosciuto da subito una grande autonomia. Allo stesso tempo ci supporta con decisioni che agevolano il nostro mandato. Con lui c’è un confronto sempre proficuo che riguarda sia gli aspetti più manageriali sia quelli più strettamente legati ai temi di politica sanitaria».
Torniamo alle liste d’attesa, direttore. Parliamo degli esami su cui l’Asrem registra tempi che anche a suo giudizio sono inaccettabili.
«Indubbiamente abbiamo criticità su esami di diagnostica in cui sono necessari determinati strumenti. Non è un mistero che dobbiamo innovare la nostra dotazione in maniera importante e complessiva. Parlo di un rinnovamento del 60-70% del parco tecnologico aziendale. È stata una delle richieste che abbiamo avanzato alla Regione nel momento in cui ha dovuto programmare investimenti straordinari. Con il bilancio aziendale non possiamo fare acquisti di queste dimensioni. Il bilancio ci viene consegnato per erogare salute, ossia per i medici, gli infermieri, la manutenzione delle apparecchiature, la sostituzione di piccole tecnologie che rientrano entro certi volumi. Ora c’è un programma di interventi straordinario, sia per le strutture sia per le tecnologie, che riguarda il Molise. È il piano degli investimenti in sanità al quale in questi giorni il governo sta agganciando quello ulteriore degli investimenti sull’adeguamento sismico e l’antincendio: una richiesta valutata sui 40-50 milioni per l’adeguamento antincendio delle strutture sanitarie del Molise, per l’adeguamento sismico supera invece i 150 milioni. È evidente che bisogna contemperare le varie esigenze.
Dei 105 milioni che lo Stato sta per mettere a disposizione del Molise – risorse del cosiddetto articolo 20 che normalmente finanzia l’edilizia sanitaria e gli impianti – abbiamo richiesto, condividendolo con la direttrice generale della Salute Lolita Gallo che devo ringraziare per il supporto che ci sta dando, di dedicarne 22 all’acquisto di tecnologie. Proprio per consentire che la gastroscopia, la colonscopia ed altri esami strumentali siano effettuati con macchine più avanzate, che ci consentano di fare indagini più celeri e di migliore qualità».
Negli ospedali più grandi, però, i tempi di erogazione di alcune prestazioni sono uguali o superiori agli otto mesi che sono stati necessari al governo per nominare il commissario.
«Le do atto di aver unito due criticità del nostro sistema. Ragionando sempre sugli esempi concreti, la scelta manageriale più corretta sarebbe di comprare un gastroscopio, mettere le risorse specializzate in un posto e in quella maniera abbattere le liste d’attesa. Tenga conto che abbiamo apparecchiature che hanno 12, 15, 18… 25 anni. Il tempo di ammortamento di questi strumenti è 3-5 anni. Sostituirli tutti implica un onere e un utilizzo non proporzionati a quello che andiamo ad erogare. Mi rendo conto che questo confligge con le aspettative dei territori. Perché devo partire da Agnone e andare a Campobasso? C’è anche un altro aspetto da considerare, ad oggi noi abbiamo chirurghi o medici che fanno anche la gastroscopia. Non è detto che sia un male. Ma se faccio la gastroscopia una volta a settimana perché devo fare altro, il mio livello di efficienza non può che essere nettamente inferiore a quello di chi fa solo quell’esame».
Più che spostarsi da Agnone a Campobasso, i dati dimostrano che dai centri grandi bisogna spostarsi negli ex ospedali per avere tempi accettabili.
«La riconversione di quelle strutture in Case della salute è uno dei mandati che mi sono stati affidati. E da quello che dicono i numeri, ho centrato il mandato. Abbiamo riconvertito quelle strutture in centri per visite specialistiche e diagnosi in tempi relativamente brevi: una settimana, dieci giorni. La maggior parte delle visite avvengono in tempi più che accettabili, paragonabili alle eccellenze italiane anzi. Certo, mi dirà: bisogna spostarsi da Termoli a Larino. È quello che si voleva, fare della Casa della salute, ex ospedale di Larino, il polo ambulatoriale di primo livello che trasmigra nell’ospedale, Termoli, se dalla diagnosi dovesse emergere un problema».
Quanto incide sulle liste d’attesa la carenza di personale?
«L’elemento umano è fondamentale. Intanto, per arrivare a questi numeri abbiamo fatto un investimento importantissimo sui cosiddetti ‘sumaisti’, specialisti ambulatoriali, figure non assunte a cui attingiamo attraverso una programmazione di visite specialistiche esterne. Compriamo cioè delle ore da medici che hanno un rapporto di convenzione. Per il personale medico nei presidi, c’è l’istituto concorsuale, e lì abbiamo il problema di riempire la pianta organica. Abbiamo disegnato quella che ci permette di gestire in maniera ottimale l’azienda sanitaria, siamo ancora abbastanza lontani dal completarla anche perché non appena immettiamo una persona ne vanno in pensione due. È un problema di tutta Italia, non solo del Molise. Col pensionamento anticipato pensiamo che andremo in grande crisi come servizio sanitario regionale, se dovessero andare in pensione tutti i quota 100 avremmo un buco incolmabile e non perché non li vogliamo assumere ma perché non li troviamo. Pronto soccorso, Anestesia, Pediatria, Ortopedia: non troviamo risorse umane. Al di là del vincolo di spesa fissato dai piani operativi, che un domani un commissario può anche superare. È un problema che mette in gioco la programmazione, il mondo universitario, una rivisitazione che penso il ministro si stia avviando a discutere. In Molise abbiamo l’Università ma non la scuola di specializzazione. Se l’avessimo in medicina di urgenza, gli specializzandi potrebbero fare esperienza al Pronto soccorso di Agnone, o a Isernia, a Campobasso. Abbiamo carenza in tutti i Pronto soccorso, c’è un concorso in atto per 12 posti e gli ammessi saranno circa la metà».
Oltre a tutto il resto che le manca, direttore, le manca ancora il nuovo software di gestione delle prenotazioni.
«Dal punto di vista della sostanza, software o meno, i giorni saranno quelli, le date saranno quelle. Sono contento della prova che lei per il suo giornale ha fatto al Cup. Sulle vostre testate siamo finiti sempre come quelli delle liste d’attesa impossibili, infinite, oggi scopriamo che per alcuni esami strumentali abbiamo due o tre mesi, per alcune visite parliamo di dieci giorni, spesso sotto i 30. Detto questo, il software aiuta l’azienda sanitaria ad essere valutata per quello che è. L’applicativo di cui disponiamo adesso spesso invia al Ministero dati che sono i peggiori possibili. Al Cup le propongono la visita a Larino fra una settimana e a Campobasso fra tre mesi, per sue esigenze legittime lei vuole farla a Campobasso. A Roma arriva questo dato, non quello di Larino. Nelle altre regioni quando lei non accetta la migliore disponibilità il dato non viene inviato al Ministero perché è stata una sua scelta non andare a Larino. Il nuovo applicativo ci servirà ad essere valutati come gli altri. E gli altri tendono a dire che sono ancora più bravi di quello che sono realmente. Io spero che noi non continueremo ad essere autolesionisti. Perché dimostrare di essere adempienti vuol dire anche maggiori risorse per la sanità molisana».
È stato nominato dalla ministra Grillo nel Nucleo di valutazione sugli investimenti pubblici. Tra gli addetti ai lavori questo ha accresciuto il potere reale che da qualche tempo le si attribuisce. Non so se ha presente: come avrà fatto, perché proprio lui…?
«Avevo presentato domanda qualche tempo fa. Si tratta di un incarico in cui vale l’esperienza da ingegnere: si valutano, appunto, i progetti. Quindi, come ho fatto? Con il mio curriculum. Però, visto che l’ha domandato, le rivelo una cosa: da qualche giorno ho chiesto alla segreteria del ministro di essere sostituito. Rispetto a quando avevo presentato domanda, sono cambiate alcune cose. Innanzitutto mi rendo conto che un nuovo ulteriore impegno in questo momento diventa per me difficile da sostenere. Negli ultimi mesi mi sono stati affidati alcuni incarichi di respiro nazionale da FederSanità-Anci e sono entrato a far parte del direttivo nazionale della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), voglio dedicare il poco tempo che mi lascia la conduzione dell’Asrem a queste attività. Ho dovuto prendere evidenza, con un po’ di dispiacere, che ho cambiato lavoro, e che devo accantonare il vecchio amore per la professione di ingegnere per dedicarmi a quella di manager della sanità. Come è fin troppo evidente, ci sono molte cose da fare. E voglio farle bene».
rita iacobucci

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