‘Percorsi di orientamento e integrazione in Molise’: si chiama così il progetto della Regione rivolto ai migranti.
È stata un’iniziativa che ha visto la partecipazione di un numero di persone superiore alle aspettative. Ben 201 quelle che hanno usufruito dei servizi offerti. Nello specifico sono stati attivati 10 laboratori (9 a Campobasso e 1 a Isernia) e due sportelli informativi. I risultati sono stati presentati ieri mattina nella sala parlamentino di Palazzo Vitale.
Nel periodo 2015-2016 sono andati persi finanziamenti importanti a causa del non raggiungimento del numero minimo di partecipanti ai programmi di apprendimento della lingua italiana.
Nel 2017, invece, la partecipazione è stata così importante che la Regione Molise è in attesa di ulteriori stanziamenti per lo studio della lingua italiana, quindi per il Cpia (Centro provinciale per l’istruzione degli adulti).
Soddisfatto e fiducioso il presidente della Provincia di Campobasso Antonio Battista poiché «se il progetto ha funzionato è dovuto alla rete tra le istituzioni che è riuscita ad avere una stretta comunicazione».
Battista temeva in un primo momento che gli ospiti in fila davanti alla Questura per la richiesta dei documenti potessero portare un senso di ostilità tra i cittadini, dunque la prima preoccupazione è stata «il dare assistenza e creare un’organizzazione per non avere impatti negativi. Si poteva creare un sentimento di razzismo – ha proseguito il capo della Provincia – nel vedere tante persone in fila, eravamo preoccupati di creare una situazione di ostilità. La seconda preoccupazione era come affrontare al meglio l’accoglienza con i pochi mezzi a disposizione. Ad un certo punto abbiamo dovuto fermare le entrate perché stavamo andando troppo oltre i limiti delle possibilità. Ad oggi la popolazione ha accettato benissimo i migranti». Antonio Battista si è in ultimo soffermato sul nuovo decreto Sicurezza perché «da noi può produrre solo danni. Non è equilibrato per tutto il territorio nazionale e ci troveremo a collaborare ancora di più».
Presenti in rappresentanza delle Prefetture Agnese Scala per Campobasso e Stefano Conti per Isernia. Le tre parole fondamentali per loro sono: collaborazione, progettualità e inclusione.
Gli Ambiti territoriali sociali, insieme alle Prefetture, l’Ufficio scolastico regionale e i soggetti del terzo settore, sono stati partner del progetto di orientamento e integrazione. Questa particolare iniziativa ha ricevuto un finanziamento di 105mila euro, di cui 69mila sono stati gestiti dagli Ats e il resto dalla Regione Molise. L’obiettivo primario degli Ambiti è quello di poter dare una continuità ai servizi che sono stati offerti in questi 12 mesi.
La referente al monitoraggio dell’Ats di Campobasso Raffaella Ferro ha curato gli aspetti metodologici per non cadere in una forma di assistenzialismo, ma accompagnare i cittadini di Paesi terzi in un processo del diritto dell’autoaffermazione. «Il bisogno è aspirazione, non deve essere mancanza – ha sottolineato Ferro -. Bisogna mettere in primo piano la persona e accompagnarla con l’aiuto di esperti. Inoltre, il bisogno deve essere visto come espressione di individualità in rapporto al contesto e, quindi, bisogna dare una spinta all’autoaffermazione».
Un’importante testimonianza di integrazione è venuta dal responsabile dello sportello informativo di Campobasso: Mamadi Sawo è un giornalista che è dovuto scappare dal suo Paese a causa della persecuzione politica e ora è mediatore culturale a Campobasso. Per lui il mediatore è «un professionista della comunicazione, un ponte culturale che collega, oltre la lingua, anche gli atteggiamenti tra migranti e italiani».
Con il progetto P.o.i. in Molise sono stati realizzati anche dei videocurricula per far conoscere meglio i migranti. Tra di loro, laureati e diplomati a cui piacerebbe poter usufruire delle proprie conoscenze qui in Italia.
L’assessore regionale alle Politiche sociali Luigi Mazzuto, esponente della Lega, tracciando le conclusioni, ha apprezzato l’iniziativa e ha precisato che «l’integrazione deve operare mantenendo i propri usi e costumi, rispettando le nostre leggi e la nostra moralità. La Regione Molise non si tira indietro, questa è un’azione in cui crediamo veramente. Lo spopolamento a cui stiamo assistendo è dovuto anche al fatto che si vuole fare il lavoro che piace, mentre le professioni umili sono abbandonate e qui entrano in campo i migranti.
Dai videocurricula che abbiamo visto, si nota che nei loro Paesi c’è la possibilità di studiare, quindi dobbiamo lavorare per permettergli di continuare gli studi e metterli a frutto nel loro Paese. In questo modo i nostri giovani possono trovare lavoro, non che i migranti ce lo rubano.
Mi preoccupano le persone che vengono in Italia a vegetare – ha proseguito l’assessore -. Persone irregolari e in questo caso noi seguiamo le direttive nazionali.
In Molise c’è voglia di integrazione e la Regione deve aiutare. Sempre rispettando le leggi e il vivere civile, salvaguardando usi e costumi. Io faccio il presepe a casa e dobbiamo abituare gli altri a rispettarlo, come noi rispettiamo loro.
Dobbiamo dare alla società molisana una qualità più elevata, aldilà del colore della pelle. Infatti, bisogna parlare più di politiche attive che di politiche passive, perché grazie a questi progetti si creano anche più posti di lavoro».
noemi paduano
Con l’obbiettivo spudorato di imbastardire la popolazione molisana facendola incrociare con africani e asiatici, complimenti a tutti.