L’ultimo trasferimento di fondi dal Cipe, a ottobre. Quello precedente risaliva a dicembre 2017. Per i lavori post sisma 2002 già eseguiti, le ditte coinvolte hanno accumulato un credito stimato in almeno 90 milioni: si tratta, sottolinea il presidente dell’Acem Corrado Di Niro, del credito «maturato, certificato e fatturato». La stima è calcolata a partire da luglio 2017, ultimo step pagato, e sommando la produzione media mensile di 5 milioni. Nel frattempo sono state realizzate anche altre opere che però non possono essere ancora fatturate, bisogna raggiungere la soglia fissata per gli stati di avanzamenti. E la ricostruzione è ferma al 70%, il restante 30% – circa 70 milioni il valore dei lavori – non si sa se sarà cantierato.
Il bilancio dell’associazione dei costruttori edili e complementari del Molise ha più ombre che luci. Il settore è alle prese con «una vera emergenza sociale», le imprese «sono sul lastrico, non è più possibile onorare gli impegni con i fornitori e i vari contraenti della filiera che non vengono più pagati, non si è più in grado di mantenere gli impegni assunti, con ovvie ripercussioni anche sulle retribuzioni delle maestranze». In sintesi, denunciano i vertici Acem, «non si può più andare avanti e lavorare con serenità in un sistema simile che sta portando al collasso l’intero settore e il suo indotto nell’indifferenza generale».
Nella sede di via Cavour, il presidente Di Niro e il direttore Gino Di Renzo illustrano i capisaldi dell’attività dell’associazione. Nata nel 1977, è alle prese con la riforma dello statuto (è stata costituita una commissione ad hoc). Il 2018 è stato un anno di transizione, le politiche prima e le regionali poi hanno portato al cambio della guardia a Palazzo Chigi e a Palazzo Vitale, con la fisiologica – ma per le imprese dannosa – pausa nelle attività amministrative e istituzionali. Da giugno, l’Acem ha preso contatto con il nuovo assessore Niro, a luglio l’iniziativa “Edilizia time out Adesso basta!”: un confronto con parlamentari ed esponenti del governo regionale per trovare soluzione «a una crisi senza precedenti».
L’Acem, inoltre, ha sollecitato la Regione a proseguire e portare a termine il concorso di idee per la nuova sede: c’è stato un vincitore, ricorda Di Niro, si deve andare avanti invece di continuare a tenere l’area al centro del capoluogo nel degrado in cui si trova. A proposito di bandi, recentissima la segnalazione all’Anac di alcuni avvisi del Friuli e delle Marche che agevolano la concessione di lavori a imprese locali. «Se è legittimo ce lo dicano, da tempo noi chiediamo di tutelare le ditte locali anche in Molise. Un coraggio politico nel fare le cose che forse qui manca. Non chiediamo – precisa Di Niro – di stare al di fuori della legge, ma di far sviluppare il territorio stando dentro le possibilità consentite dalle leggi».
Ancora, in tema di appalti, l’associazione ha partecipato alla consultazione avviata dal ministero delle Infrastrutture per una proposta di riforma del Codice. Tra le modifiche essenziali per l’Acem, spiega Di Renzo, l’utilizzo del criterio del prezzo più basso come regola principale per gli appalti al di sotto dei 5 milioni (invece dell’offerta economicamente più vantaggiosa ) e poi l’adozione di un bando tipo per garantire omogeneità e uniformità nella partecipazione a gare nazionali.
È chiaro, però, che le azioni più numerose e significative l’associazione le ha messe in campo per fronteggiare il problema dei problemi, «il nostro chiodo fisso», le parole di Di Niro: il ritardo nei pagamenti della Pa. In media, in Italia i lavori pubblici vengono pagati in 7 mesi, due anni le punte di ritardo che si registrano soprattutto al sud. In Molise, due anni è la media, le punte di ritardo arrivano a 6-7 anni. Due anni è anche la media del saldo per il post sisma. Settore in cui, però, il Cipe non «trasferisce più con regolarità e celerità le risorse alla regione. Dopo l’erogazione di dicembre 2017, nonostante le ulteriori rendicontazioni, la successiva tranche è stata inoltrata alla Regione a ottobre 2018», denuncia l’Acem.
Impensabile, chiosa il capo dell’associazione, «continuare a pagare a distanza di un anno e mezzo». Rispetto alla ricostruzione post sisma 2002, Toma ha assicurato che entro i primi giorni di gennaio arriverà alle imprese una prima tranche, entro fine marzo/metà aprile una cinquantina di milioni.
Ma, secondo l’Acem, è il contesto che non legge nel modo giusto le istanze del mondo produttivo. Anche la manovra del governo Conte «non mette i settori produttivi in condizione di operare».
ritai

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