Che la Provincia di Isernia rischiasse la soppressione era un’ipotesi in ballo da tempo. Ma che anche gli ospedali di Venafro, Agnone e Larino fossero destinati a chiudere i battenti a causa della revisione della spesa che il governo Monti approverà definitivamente venerdì in Consiglio dei ministri – dopo l’okay definitivo del Senato al decreto che lo autorizza a definire il piano di tagli – è un’eventualità che solo ieri è venuta a galla. Un piccolo segnale positivo era arrivato stamane, quando era giunta la notizia che il provvedimento di chiusura delle strutture ospedaliere con meno di 80 posti non era più previsto dal decreto (inizialmente, infatti, si parlava di un taglio dai sedici ai diciottomila posti letto chiudendo, appunto, i piccoli ospedali). Nel pomeriggio, poi, il nuovo colpo di scena: "i presidi entro i 120 posti letto vanno chiusi entro ottobre". A farlo, però, dovranno essere le Regioni che – si legge nel testo – "dovranno adottare tutte le misure necessarie a prevedere, entro il 31 ottobre 2012, la cessazione di ogni attività dei presidi ospedalieri a gestione diretta, anche se funzionalmente aggregati in presidi ospedalieri multisede, con un numero di posti letto inferiore a 120 unità e la conseguente immediata chiusura".
Intanto, l’esperienza di Mazzuto alla guida della Provincia di Isernia rischia di chiudersi in anticipo. Il governo Monti è più che mai determinato ad accelerare i tempi per l’approvazione del decreto che prevede la soppressione degli enti più piccoli; le Province tagliate manterranno la propria autonomia per altri venti giorni, terminati i quali sarà nominato il Commissario liquidatore che resterà in carica per almeno cinque anni. Il tutto dovrebbe subire un’accelerazione a partire da domani, quando il governo tornerà a riunirsi per approvare il decreto sulla Spending review che, tuttavia, fino a ieri non prevedeva l’accorpamento delle Province; ma, stando alle notizie trapelate da Palazzo Chigi, il governo starebbe valutando la possibilità di anticipare i tempi e quindi dare il via libera agli accorpamenti già nella riunione di domani.
Inizialmente il ministro Maria Cancellieri aveva escluso dallo Spending review la questura, la prefettura, i comandi provinciali delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco. Ora, invece, torna l’incubo ad Isernia e il rischio di perdere alcuni dei presidi più importanti per la pubblica sicurezza è più che mai reale. Ma non solo. Rischia di saltare anche il tribunale e, per effetto della mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici (pena la perdita del posto di lavoro), la città rischia di essere svuotata, perché una fetta consistente di popolazione sarà costretta ad emigrare li dove verrà trasferita.