«Scambio elettorale politico mafioso»: in Molise sono stati aperti due procedimenti penali.
La notizia emersa spulciando la relazione resa dal procuratore generale Guido Rispoli durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario ha generato clamore, preoccupazione, sgomento e curiosità. Curiosità soprattutto negli ambienti politici dove è partita prima di ogni altro luogo la caccia agli indagati.
L’inchiesta, coperta dal massimo riserbo, è, per una regione come il Molise, assai inquietante.
Dalle pochissime informazioni trapelate, i fatti sui cui la Distrettuale antimafia ha acceso i riflettori sarebbero accaduti in provincia di Isernia e i fascicoli sarebbero stati affidati al Raggruppamento operativo speciale (Ros) dei Carabinieri di Roma. Circostanza, quest’ultima, che accentua ancor di più quanto sia ormai stato sfatato il mito dell’isola felice.
È la prima volta – scrive il procuratore generale – che sono stati iscritti due procedimenti penali per il reato di cui all’articolo 416-ter del Codice. Ovvero, «scambio elettorale politico mafioso».
Il periodo a cui fa riferimento la relazione di Rispoli è il 2018. I molisani sono stati chiamati alle urne due volte (tre, includendo le amministrative) nell’arco di pochi giorni: a marzo per il rinnovo del Parlamento e ad aprile per le regionali.
L’articolo 416-ter del Codice penale fa riferimento a chi «accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416 bis (associazione mafiosa) in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità» e prevede una pena alla reclusione «da sei a dodici anni. La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma».
Va da sé che secondo le ipotesi investigative qualcuno tra i candidati delle elezioni politiche o regionali ha accettato voti ben sapendo che gli stessi sarebbero stati procurati con modalità e da persone appartenenti ad associazioni mafiose.
Per quanto i fatti siano abbastanza datati, la cortina che avvolge il procedimento è ancora spessa e impenetrabile, come d’altronde impone un caso così importante e delicato.
Alla notizia si sono interessate le maggiori agenzie di stampa, tra cui l’Ansa e l’Adnkronos, che tuttavia non sono riuscite ad ottenere ulteriori particolari rispetto a quelli fin qui emersi. Molteplici anche le condivisioni e i commenti social.
Nell’assoluta incertezza sull’identità di chi si è macchiato della presunta condotta delittuosa e di come finirà il procedimento – che è nella fase istruttoria e potrebbe quindi concludersi anche con un nulla di fatto – c’è una certezza: la sola ipotesi di reato – per un territorio dove tutto sommato ci si conosce un po’ tutti e la criminalità organizzata e ben controllata da Procure e forze dell’ordine – è oltremodo raccapricciante.
È la stessa politica, i partiti, i movimenti, gli schieramenti, le liste civiche, chiunque abbia avuto a che fare con le candidature sia delle elezioni politiche sia di quelle regionali, a dover avviare un ragionamento al proprio interno e agire con ogni mezzo affinché il benché minimo sospetto sia portato all’attenzione della Procura che sta indagando.
Preservare il Molise dal malaffare è un dovere di chi amministra (o di chi si era proposto di farlo), così come è un diritto dei molisani vivere in una terra libera dalle mafie.
ppm
Desidero sapere se ci sono notizie aggiornate sull’inchiesta giudiziaria sul voto di scambio con la mafia in Molise.
Vorrei pubblicare tali notizie sul giornale “L’Attualità”, sul sito web movimentosalvemini.blogspot.it e sull’imminente ristampa del mio recente libro “La Repubblica va rifondata sulla random-crazia”.
Ringrazio vivamente il Direttore per l’attenzione e invio cordiali saluti.
Cosmo G. Sallustio Salvemini