Il dato di fatto – che ha fatto sbizzarrire la fantasia dei cronisti – è che a pochi giorni dall’udienza fissata per discutere la richiesta di sospensiva avanzata per la sentenza del Tar che ha annullato le elezioni da tre ricorrenti su quattro al Consiglio di Stato i cittadini elettori che in primo grado hanno vinto non si sono ancora costituiti. Possono farlo direttamente in udienza il 13 luglio. Ma è chiaro che anche un elemento così banale in una vicenda che tiene inchiodata la politica molisana da mesi diventa motivo d’indagine. Un’indagine che ha portato a scoprire quella che al momento è solo una voce, tutta da verificare. Sembrerebbe che uno dei ricorsi sia stato inviato all’indirizzo sbagliato. Nei processi la notifica ha un’importanza significativa. E i cittadini elettori che hanno vinto al Tar e che sono parte necessaria del procedimento di secondo grado dovrebbero ricevere gli atti – per quanto riguarda l’appello – presso l’avvocato che li rappresenta a Roma mentre in primo grado il domicilio era a Campobasso. Insieme ai legali Salvatore e Giuliano Di Pardo, infatti, sono rappresentati da Angelo Clarizia, noto amministrativista della Capitale che difende, fra gli altri, anche il governatore del Piemonte Roberto Cota nel ricorso elettorale presentato anni fa dalla candidata sconfitta del centrosinistra Mercedes Bresso.
La prima istanza ad essere depositata è stata quella che tutti hanno soprannominato ‘‘‘‘civetta’, firmata da un altro cittadino elettore – il decimo di questa vicenda – che ritiene che le irregolarità accertate dal Tar sulle liste provinciali di Campobasso di Molise civile e dell’Udc e sull’accettazione di candidatura di Nicola Romagnuolo sono sanabili e comunque non in grado di incidere sul risultato delle elezioni. Che conta di più la sostanza rispetto alla forma, lo sostengono anche i consiglieri regionali di centrodestra (quasi tutti seguiti insieme al presidente Iorio dallo studio Colalillo, in pool con Enrico Follieri e per il secondo grado con Michele Briamonte, Enrico e Filippo Lubrano, Michele Marone ed Enzo Maria Marenghi), i quali aggiungono che dal 2001 ad oggi – il precedente Di Stasi a cui la sentenza del Tar fa più volte riferimento nelle motivazioni – sono cambiati leggi e orientamento giurisprudenziale. Stesso discorso per l’istanza d’appello dell’Avvocatura distrettuale dello Stato che in giudizio si propone per la Regione Molise e gli uffici elettorali. Infine altri tre esponenti della maggioranza di centrodestra – Niro, Marinelli e De Bernardo – che pure chiedono la riforma della sentenza del Tar e sostengono, in subordine alla regolarità dello svolgimento delle elezioni, che se proprio devono ripetersi le operazioni andrebbe fatto solo per il governatore.
Se l’indiscrezione secondo cui uno dei ricorsi sarebbe stato inoltrato al domicilio sbagliato fosse vera, questo metterebbe seriamente a rischio la possibilità che l’istanza irregolare venga discussa il 13 luglio, soprattutto se gli interessati decidessero di non costituirsi dimostrando così che potrebbero non averlo ricevuto affatto. Sul campo, però, resterebbero gli altri.