Come presidente della Fondazione San Pietro Celestino “Fondo di solidarietà antiusura” (www.antiusuramolise.it; info@antiusuramolise.it tel. e fax. 0865/413799) credo di fare cosa gradita puntualizzando quanto segue: non è vietato che una persona possa prestare denaro a un’altra persona. Può farlo; però, se non è gratuito, il prestito deve prevedere un interesse che sia non soltanto inferiore alla soglia prestabilita legalmente, ma sia anche non spropositato rispetto chi si trova in condizioni di difficoltà economica e finanziaria, perché altrimenti commette comunque il reato di usura.
Non è condannato legalmente chi presta denaro al di fuori delle due condizioni circoscritte nel Codice penale, ma è condannabile moralmente se lo fa applicando tassi che la comunità giudica correntemente eccessivi.
Per la legge, in Italia, è usuraio qualunque soggetto, persona fisica o giuridica, che presti denaro con interesse superiore alla soglia stabilita dalla legge stessa. È usuraio anche chiunque presti denaro a chi si trova in una grave situazione economico-finanziaria ed è perciò indotto ad accettare le condizioni poste dal creditore nonostante la loro esosità anche se al di sotto del tasso soglia.
L’usuraio, definito anche strozzino o “cravattaro”, concede il prestito quando è convinto di poter riavere comunque la somma prestata e maggiorata dell’interesse imposto. Conosce lo stato patrimoniale e la capacità reddituale della sua vittima; pretende garanzie e se non le ha in mano è pronto a ottenere comunque quanto ritiene gli sia dovuto. E qui, per “comunque” si intende in qualsiasi modo, non esclusi atti di violenza fisica.
Generalmente, ricorre all’usuraio chi non ha la possibilità di ottenere velocemente un nuovo prestito da altri soggetti, a partire dalle banche, dalle finanziarie, dai parenti, dagli amici. In ultima istanza, perciò, a chi ha trovato tutte le porte chiuse, l’usuraio può apparire come l’ancora di salvataggio, l’unica persona disponibile a dare aiuto e fiducia, concretamente e subito.
Ben presto, però, l’usuraio si rivelerà alla sua vittima per quello che è realmente: il peggior profittatore e un gravissimo pericolo. La sua trappola è infernale e può diventare mortale.
L’usuraio non fa sconti, non dà tregua, è inesorabile, non ha pietà. Strangola. Spreme la sua vittima fino all’ultima goccia delle disponibilità, non esitando a rovinarla, a gettarla sul lastrico, a portarla fino all’orlo del precipizio, arrivando anche a obbligarla a compiere azioni criminali. Tende a non uccidere, perché, venendo meno il debitore, perderebbe definitivamente il suo capitale; ma può succedere che il suo comportamento abbia come conseguenza finale il suicidio del debitore.
Il capitale usato dall’usuraio può derivare dal suo patrimonio personale. In passato è stato quasi esclusivamente così. Oggi, invece, i fondi provengono spesso dalla criminalità organizzata, che vede nell’usura un investimento molto profittevole, oltre che un sistema per riciclare denaro sporco e per pervadere il tessuto economico locale estendendovi il proprio controllo. Tanto che la criminalità organizzata può risultare una sorta di “sportello bancario parallelo”.
Comunque, l’usuraio dispone costantemente di molta liquidità, per essere sempre pronto a intervenire, ad aumentare i suoi affari.
L’ignobile categoria degli usurai negli ultimi anni si è arricchita di nuovi componenti, individui insospettabili che sfruttano le difficoltà delle persone finite in gravi difficoltà a causa della crisi economica, dell’eccessivo indebitamento o di una rilevante spesa imprevista e insostenibile.
Normalmente, ricorre all’usuraio la persona che ha necessità immediata di denaro e non trova altri soggetti che glielo diano, a partire dalle banche che gli precludono l’accesso al credito per una o più ragioni.
Le banche, ma pure le finanziarie, non concedono nuovi finanziamenti a chi figura come cattivo pagatore in seguito alla consultazione della Centrale dei rischi (Banca d’Italia) o dal Crif (una delle più note società di informazioni creditizie – Sic) che segnala inadempienze e ritardi dei pagamenti da parte dei debitori. Questi soggetti rientrano nella categoria dei “non bancabili”.
Anche in assenza di segnalazioni, banche e finanziarie non concedono il prestito se il richiedente non rispetta i parametri valutativi per essere considerato meritevole del credito e con capacità reddituale per restituirlo; se, insomma, risulterà presumibilmente insolvente.
La persona vittima dell’usura tende a nascondere la sua nuova condizione fino a quando gli è possibile e ne ha la forza, perché è ancora convinta di poter riuscire a superare le difficoltà, si vergogna, si sente sola, abbandonata da tutti, è priva di lucidità, ha paura, teme che la diffusione della conoscenza del suo problema aggraverebbe la sua situazione e persino il rapporto con l’usuraio.
Sempre fino a quando ci riesce, perciò, propende a non coinvolgere altri, compresi i familiari più stretti.

Don Salvatore Rinaldi

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