“Sono passati ormai tre anni dalla morte di un “grande” molisano e di un “grande” italiano caduto in Afghanistan mentre dava reale compimento, fino all’estremo sacrificio, al suo compito di soldato, nel garantire l’impegno del suo Paese a far rispettare i diritti fondamentali dell’uomo, e di cristiano, nell’essere “operatore di pace” in uniformità con le Beatitudini Evangeliche”. Inizia così il messagio del governatore Iorio in occasione del terzo anniversario della morte di Alessandro Di Lisio. “Non conoscevo Alessandro Di Lisio fino a quella scioccante notizia Ansa che mi annunciò la sua morte. Così come per molti molisani e tantissimi Italiani. Poi il dolore delle conferme ufficiali che arrivavano dall’Afghanistan, le notizie degli organi di informazione, l’incontro, per me, con i genitori, papà Nunzio e mamma Dora, il racconto degli amici e commilitoni, me lo hanno, ce lo hanno, presentato: un ragazzo come tanti che è cresciuto come molti suoi coetanei di questa nostra regione in una famiglia di sani principi, di forti valori e di grande dignità, che ha saputo e voluto, ad un certo punto della sua esistenza, compiere una scelta di coerenza rispetto al suo modo di pensare e di sentire la vita e la società arruolandosi, mettendosi al servizio del Tricolore e servendo gli ideali che esso rappresenta senza negare, per queste nobili finalità, la vita. Alessandro è così divenuto il simbolo più visibile e più tangibile di tutti coloro i quali prestano ogni giorno servizio e rischiano la vita per un bene superiore: la pace e il rispetto dei diritti umani. I genitori vollero che i funerali ufficiali si svolgessero a Campobasso e non a Roma, per far stare Alessandro fra i suoi amici, tra la sua gente. Avevano ragione. Alessandro tornò tra le persone che lo avevano visto crescere e con cui aveva condiviso la sua formazione di uomo libero e di soldato. Tornò nella sua città e nella sua regione e divenne improvvisamente figlio, fratello, fidanzato, “amico di sempre” di tutto il Molise che lo accolse, pianse con i suoi genitori e giurò insieme a loro di non dimenticarlo. Oggi – conclude Iorio – il Molise ha quindi mantenuto fede alla sua promessa, e oggi è ancora vicino a Nunzio e Dora, condividendone il dolore e la nostalgia, ma anche l’orgoglio e la fierezza di avere un figlio che è stato grande nello svolgere appieno il suo dovere e nel dare compimento agli ideali in cui credeva”.