“Non è affatto accettabile che la provincia di Campobasso coincida con il territorio della Regione. Forse sarebbe il caso ricorrere alla Corte Costituzionale”. Così l’assessore Di Sandro intervenendo sul decreto sulla Spending Review che, come noto, ha previsto la soppressione di numerosi enti – tra cui la Provincia di Isernia – “strategicamente importanti ma accusati di avere dimensioni demografiche eccessivamente ridotte”.
“Senza voler ulteriormente ricalcare la mano su affermazioni ovvie legate alla conservazione delle radici identitarie e storiche del capoluogo – afferma Di Sandro – o ai suoi trascorsi istituzionali, che lo vedono come punto di riferimento di un territorio composto da innumerevoli piccole realtà comunali (che riconoscono nell’Ente di via Berta il referente territoriale più vicino), vorrei spostare il discorso sulle ricadute negative che tale soppressione comporterebbe. Nello specifico, mi riferisco alle difficoltà, sia in termini occupazionali che economici, che tale soppressione comporterebbe; quale sarà il futuro delle persone che direttamente o indirettamente sono legate all’esistenza della Provincia? Che fine faranno tutte quelle istituzioni o uffici legati alla sussistenza dell’Ente come la Questura, la Prefettura e Camera di Commercio? Isernia non può permettersi di essere completamente svuotata dei propri servizi, soprattutto nella considerazione della difficile congiuntura economica che stiamo attraversando”.
Il punto su cui Di Sandro chiede di riflettere, però, è legato alla oggettiva situazione che potrebbe configurarsi in termini istituzionali. “Il territorio dell’unica Provincia superstite, quella di Campobasso, verrebbe, infatti, a coincidere con il territorio della Regione” – spiega. “In quel caso non ritengo opportuno che il Molise, come altre Regioni di piccole dimensioni, possa pensare di conservare una sola Provincia. Sarebbe, forse, il caso di ricorrere alla Corte Costituzionale affinché le nostra Regione, già pesantemente provata dalle continue e pressanti richieste romane che per nulla tengono in conto le nostre specificità, possa essere salvaguardata da un colpo che mina pesantemente la sua capacità di risollevarsi. Bisognerebbe dare vita ad una mobilitazione che coinvolgesse tutti i rappresentanti del mondo politico, economico, istituzionale e sociale che, senza colorazione politica o ideologica, facessero quadrato attorno alla conservazione dell’ente. Non solo. Sarebbe auspicabile anche che, contemporaneamente, si aprisse un tavolo di confronto, per la costituzione di un fronte comune di intenti, con le altre Regioni di piccole dimensioni, come Umbria e Basilicata, che si ritroverebbero con un’unica Provincia. Ridurre i costi è quanto mai necessario” – conclude Di Sandro. “Ridurre il numero dei rappresentanti politici a livello provinciale è più che auspicabile. Ma offrire un colpo mortale alla realtà socio–economica Pentra è da scongiurare ad ogni costo e dovremo impegnarci affinché si possa evitare”.