Il troppo rumore non solo disturba ma, con il tempo, finisce per danneggiare l’udito. Un fenomeno che riguarda anche i luoghi di lavoro. Tra le malattie professionali denunciate nel 2011, infatti, sono 5.636 i casi di ipoacusia da rumore, ossia la sordità bilaterale causata dalla continua e prolungata esposizione al rumore. Un fenomeno che nel Molise, fortunatamente, è assai limitato. La nostra regione infatti, alla luce del Rapporto 2011 è tra le meno colpite. Un dato “in calo del 9,1%, rispetto al 2010, e del 12,3% rispetto al 2007”. Il settore con la maggiore incidenza di casi di ipoacusia da rumore è quello dell’’industria e servizi’ con 4.992 anche se, rispetto agli anni precedenti, registra una lieve flessione (nel 2010 erano 5.584). Segue l’agricoltura con 615 casi. Un dato in crescita e che in 5 anni si è più che raddoppiato: nel 2007, infatti, erano 277 i casi di ipoacusia da rumore “con un incremento del 122%”. L’agricoltura “è il settore che complessivamente, in tutte le malattie professionali, ha registrato un vero e proprio boom. Dal 2007 al 2011, infatti, le malattie professionali sono aumentate del 383%”. Nel settore ‘‘Dipendenti Conto Stato’ sono 29 i casi di ipoacusia da rumore e il dato è in flessione (nel 2007 erano 75). In vetta alla classifica delle regioni più colpite troviamo la Lombardia. Segue: Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Puglia, Piemonte, Sicilia, Marche, Sardegna, Lazio, Trentino e Basilicata. Le regioni meno colpite, invece, sono Trentino, Basilicata, Molise e, ultima, Valle D’Aosta. A livello regionale il dato più sorprendente è quello dell’Abruzzo dove si registra un discreto boom di casi di ipoacusia da rumore. Si è passati, infatti, dai 460 casi del 2007 ai 630 del 2011 con un incremento del 37%”. Anche la Calabria, registra un incremento importante (+25%) nonostante si attesti al di sotto di metà classifica. La Lombardia, invece, anche se resta lo zoccolo duro, rispetto al 2007 registra un calo del 13%. Questo tipo di malattia professionale colpisce in prevalenza il genere maschile con un andamento costante negli anni. Il genere femminile, infatti, si attesta intorno al 3-4%. La motivazione risiede nei tipi di attività tutelate che sono tipicamente maschili. L’unico settore che può far pensare ad una lavorazione anche femminile è quello del tessile. In generale muratori e meccanici sono le mansioni professionali più colpite. Seguono autisti, falegnami, carpentieri in ferro e in legno, saldatori e fabbri”. Nel settore ‘‘industria e servizi’ le attività economiche più colpite “sono l’industria manifatturiera con il 39% e l’industria della costruzioni con il 26%. Seguono, con un stacco notevole, i trasporti con il 4% e i servizi con il 3%.

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