Dopo tanto clamore mediatico suscitato direttamente negli ultimi sei mesi, potrebbe essere giunta al capolinea la permanenza del collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura e della sua famiglia nell’alloggio protetto di Termoli. La notizia è trapelata nel tardo pomeriggio di ieri, dopo che sabato scorso lo stesso ‘‘pentito’ avrebbe ricevuto dal Viminale una risposta negativa alla sua richiesta di prestito da 5mila euro e l’assegnazione di una scorta. Nelle settimane precedenti Bonaventura, affiliato in passato alla ‘‘Ndrangheta in una importante cosca di Crotone, aveva rivolto un appello anche tramite le telecamere di Teleregione e numerosi sono stati i suoi interventi pubblici, non ultimo la lettera inviata al Capo dello Stato Napolitano. Tuttavia, questo movimentismo, in cui il 40enne non ha omesso di denunciare anche situazioni ambigue presenti tra il personale della polizia di stato che fa capo a Commissariato e Questura, avrebbe indispettito gli organi direttivi del ministero dell’Interno a capo del programma speciale di protezione, facendogli intendere che se le cose e la sua attuale condizione non lo soddisfacesse potrebbe tranquillamente uscire da sotto l’ombrello dello Stato, rescindendo il contratto siglato anche alla presenza del suo avvocato.
Nella lettera che il Viminale ha spedito a Bonaventura si addita alle interviste rilasciate alla stampa, sia locale che nazionale, dallo stesso 40enne come causa del nuovo pericolo a cui andrebbe incontro nel soggiorno obbligato termolese, atteggiamenti che avrebbero violato quei vincoli di riservatezza e mimetizzazione alla base del programma di protezione stesso, risultando lui stesso inadempiente. Insomma, lo stato ribalterebbe su di lui le stesse accuse che il collaboratore di giustizia a più riprese ha mosso verso settori delle forze dell’ordine potenzialmente deviate e verso un sistema che ha radicato sulla costa molisana sin troppi esponenti della mala calabrese. Il documento è firmato dal prefetto Carlo De Stefano, che lo invita con modi spicci e perentori a fare i bagagli, permettendogli di indicare alcune eventuali preferenze, ma senza che l’Istituzione sia obbligata a prenderle in considerazione. Una piccola svolta per Bonaventura, che probabilmente ha raggiunto lo scopo a cui ambiva, insieme a quello di una maggiore sicurezza per sé e per la sua famiglia, anche se l’ipotesi di accettare questo nuovo scenario e la conseguente futura segreta destinazione avverrebbe solo se quanto successo in Molise sarà scongiurato, compresa la minaccia con il bossolo nella cassetta postale, ribadendo di non avere alcuna fiducia nei Nop (gli agenti del nucleo di protezione). Rimane quella considerazione alquanto preoccupante. “La Provincia di Campobasso è un mandamento occulto della ‘‘Ndrangheta”.