Uno stato di servizio lusinghiero – due magistrati compreso il presidente hanno definito 39 giudizi e le somme recuperate in seguito a verdetti di condanna superano 1,2 milioni – nonostante carenze di organico di tutta evidenza anche nei ruoli amministrativi.
La Corte dei conti del Molise, oltre a tracciare il consuntivo dell’anno scorso, durante la cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario ha anche offerto uno spaccato del dibattito accademico e giurisdizionale sul futuro dell’organismo, sempre più «tutore della finanza pubblica» e controllore dell’utilizzo dei soldi pubblici, per dirla con l’auspicio del procuratore regionale Stefano Grossi.
In platea parlamentari nazionali ed europei, i vertici della Regione, delle forze dell’ordine, della scuola.
La relazione del presidente Tommaso Viciglione è stata preceduta dal saluto introduttivo del prof Francesco Fimmanò, ordinario all’Unimol e vice del Consiglio nazionale di presidenza della Corte.
Poi il capo della sezione giurisdizionale ha sintetizzato le principali pronunce del collegio e tirato conclusioni che hanno a che fare anche con il ruolo della magistratura. La Corte regionale vive «condizioni di notevole difficoltà» per «gravi vuoti di organico». Un solo giudice a latere del presidente, per le udienze (32 quelle celebrate) si è fatto ricorso anche all’integrazione coi colleghi della sezione di controllo. A fronte di 123 giudizi, ne sono stati definiti 39 (18 le sentenze di condanna). Quanto ai conti giudiziali, su 3.914 sono stati 220 quelli chiusi. Nell’ambito dei ricorsi pensionistici sono state pronunciate 75 sentenze, 31 in più rispetto all’anno precedente. Delle 110 pronunce complessivamente emesse solo 15 sono state appellate. «Speriamo che con un rinforzo degli organici – così Viciglione alla stampa – possiamo rendere un servizio ancora migliore alla giustizia e alla comunità molisana».
In collaborazione soprattutto con il Nucleo di polizia economica e finanziaria, la procura erariale nel 2018 ha diretto la sua attenzione sulla gestione dei fondi comunitari o nazionali straordinari (per esempio quelli assegnati dopo il sisma del 2002 e l’alluvione del 2003), sull’azienda sanitaria regionale e sui gruppi del Consiglio.
L’istruttoria di maggiore impatto avviata dall’ufficio guidato da Grossi riguarda l’erogazione dei premi di risultato 2011 al personale in servizio all’Asrem (dirigenza medica e veterinaria, sanitaria non medica e amministrativa): retribuzioni assegnate a pioggia, perché non erano stati fissati prima gli obiettivi di performance, obiettivi precisi e misurabili. Non solo, si legge nella relazione del procuratore, «senza tenere in debito conto delle differenti valutazioni del Nucleo di valutazione, che pure era stato interpellato e coinvolto». Il danno erariale contestato all’ex «triade apicale dell’Asrem», a un funzionario e al dirigente del Personale dell’azienda ammonta a quasi 3,8 milioni (3 milioni e 791mila euro).
Numerosi, inoltre, i giudizi introdotti nel 2018 per ipotesi di indebita percezione di contributi pubblici. Per esempio, quelli del famoso ‘articolo 15’, programma per la ripresa produttiva post sisma e alluvione: alcune ditte hanno ottenuto un acconto del 50% ma poi la Regione le ha escluse, ma con la messa in mora le somme non sono state restituite. Oppure, altro caso, una società consortile cooperativa ha ottenuto oltre 196mila euro di contributo per ricapitalizzazione (in modo da aumentare la sua capacità di agevolare l’accesso al credito delle imprese locali) ma il Gico della Finanza ha accertato che i fondi «sembrano essersi dissolti nel nulla».
Non manca il capitolo dedicato dall’uso illegittimo dei fondi per i gruppi del Consiglio regionale. L’azione di responsabilità ha interessato anche i politici prosciolti in sede penale, ma non solo. Per il rimborso di spese di natura prettamente privata e non istituzionale sono stati chiamati a rispondere pure i componenti del collegio dei revisori dei conti della Regione, ritenuti responsabili «del danno conseguente al mancato riscontro sull’utilizzo delle risorse finanziarie pubbliche da parte di un gruppo consiliare molisano».
Nel complesso, la procura di via Garibaldi ha aperto 488 nuovi fascicoli e introdotto 12 giudizi di responsabilità. Le condanne in primo grado assommano un valore di oltre 200mila euro, mentre a seguito di condanne e ordinanze di pagamento è stata recuperata una cifra pari a 1 milione e 263mila euro. In particolare, il recupero di più di un milione riguarda Molise Acque. «Cifra considerevole per il Molise, di solito – le parole di Grossi – ci aggiravamo sui 300mila euro».
Infine, un dipendente del ministero della Difesa (presumibilmente dell’Aeronautica) faceva il disk jockey: attività extraprofessionale autorizzata ma lui aveva dichiarato che fosse svolta senza scopo di lucro. Invece ha guadagnato 3.100 euro: un passatempo retribuito che gli è costato l’istruttoria aperta dalla Corte dei conti.
ritai