Sandro Ruotolo l’hanno minacciato i Casalesi. Furono le parole del boss Michele Zagaria dopo l’inchiesta sulla Terra dei fuochi, ai tempi di Servizio Pubblico e del sodalizio con Michele Santoro, a farlo mettere sotto scorta. Insieme al cronista napoletano, ieri pomeriggio nella Sala della Costituzione, c’era anche Michele Albanese, collaboratore del Quotidiano della Calabria e dell’Ansa. La ndrangheta aveva un piano per ucciderlo, i contorni della vicenda sono secretati. Ma ora vive con le forze dell’ordine costantemente al suo fianco.
Chi ha paura dell’informazione, il titolo dell’incontro organizzato da Assostampa.
Le mafie ma pure la cattiva politica, il malaffare. E allora, ha detto alla Tgr ieri Ruotolo, servono giornalisti che raccontino la realtà. In Molise la realtà parla di un’inchiesta recente per voto di scambio politico mafioso, due i procedimenti della procura antimafia, episodi su cui indaga il Ros di Roma. «A Eraclea, provincia di Venezia, per 81 voti dei Casalesi è stato eletto il sindaco. Dove c’è il business c’è la mafia», ha commentato Ruotolo. E le 20 aziende confiscate indicano che in Molise c’è il riciclaggio.
Droga, immigrazione, crisi economica e quindi infiltrazione attraverso il racket. Su cosa puntano oggi le mafie? «Su tutto, tutto ciò che gli consente di fare guadagni illeciti – la risposta di Albanese a margine dell’incontro di via Milano – Cambiano le stagioni ma dove ci sono affari sporchi ci sono loro e utilizzano la qualunque pur di arrivare a questo risultato: quindi droga, gioco d’azzardo, riciclaggio in attività lecite». Ha lanciato l’allarme: fate attenzione all’economia legale. E ha citato un dato che «fa tremare le vene ai polsi: secondo il comando generale della Guardia di Finanza, il valore dell’economia illegale prodotto dall’attività delle mafie arriva a cifre enormi, quasi otto nove finanziarie all’anno, quasi 150 miliardi. Una montagna di soldi con la quale stanno comprando tutto, stanno comprando il respiro, la vita delle persone e mettono a rischio la democrazia di questo Paese».
Non solo mafie (Cristina e Siani per tutti), i giornalisti muoiono pure nei teatri di guerra, come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin 25 anni fa, o per mano dei terroristi come Tobagi. «Il mondo è questo – ancora Ruotolo – C’è la realtà e noi quando accendiamo la realtà rischiamo. Quando viene ferita l’informazione, viene ucciso un giornalista o viene minacciato, viene ferita la democrazia. L’Italia, rispetto all’Europa, è il Paese più attenzionato per l’attacco a libertà di informazione».
Vive sotto scorta, ma Ruotolo si sente un uomo libero: «È vero che sono protetto e ho problemi di privacy. Ma io continuo a fare il mio mestiere e quello che ha minacciato è al 41 bis».