Invita il prefetto De Stefano a verificare personalmente la situazione in città il pentito Luigi Bonaventura. Non molla la presa. Nemmeno la lettera ultimatum ricevuta dalla commissione centrale competente del Ministero dell’Interno, con cui ha di fatto ricevuto un ammonimento preciso sull’esposizione mediatica causata sino a questo momento, fa recedere il collaboratore di giustizia calabrese ed ex affiliato alla ‘‘Ndrangheta dai propositi di confronto con le istituzioni dello Stato. Di ritorno da una testimonianza resa in una Procura del Nord, Bonaventura si rivolge nuovamente al Capo dello Stato, chiedendo un futuro diverso e una sicurezza per la propria famiglia. “La mia non è una provocazione, invito il Prefetto De Stefano a Termoli, a venire a casa mia, a verificare con i suoi occhi se questa è una località sicura, anche nell’interesse della gente stessa, non soltanto di chi ha aderito al programma di protezione”. Bonaventura ha avuto il coraggio di spezzare una catena familiare che da sempre nel crotonese ha visto la sua famiglia operare nella criminalità organizzata. Una decisione assunta per dare una vita diversa ai suoi figli. Sulla decisione di trasferirsi altrove Bonaventura è stato drastico, anche se consapevole di rischiare di essere cacciato dal programma di protezione. “Non voglio andare in un’altra Termoli, ma in un posto davvero sicuro, all’estero, affinché possa vivere la mia vita alla luce del giorno insieme alla mia famiglia”.