“Posso dire una cosa?”. Una sola, ma precisa. Annamaria vive la sua disabilità con un sorriso e tanta dignità. Appena varcato l’ingresso di casa sua, in un polmone ancora verde di Campobasso, accoglie tutti con questa richiesta, il suo chiodo fisso da un paio di settimane. “Non mi togliete la teleassistenza, per favore”. Lo dice convinta, con autorità. Il ‘per favore’ è segno di educazione, non di sottomissione. Dal 1° luglio il telesoccorso in Molise è sospeso. La causa, pare, sia una questione di taglio dei fondi, non ci sono soldi. Lo si deduce dalle prese di posizione dei politici che se ne sono interessati (il senatore Di Giacomo, il consigliere regionale Leva, il presidente di Palazzo Moffa Pietracupa) per chiedere che venga ripristinato, trovando le risorse necessarie Un altro passo indietro, a fare i sacrifici sono coloro che già all’esistenza quotidiana pagano un dazio insopportabile: la solitudine, l’età avanzata o la disabilità. Condizioni limitanti che lo Stato sociale è chiamato ad agevolare.
Con gli operatori del telesoccorso Annamaria è diventata amica in questi anni. Sua sorella Loredana racconta: “Con lei hanno voglia di parlare e lei non si fa pregare. Spesso, nel giro di chiamate di controllo che fanno, anzi che facevano, per accertarsi delle condizioni dei loro assistiti la lasciavano per ultima. Così avevano un po’ di tempo per scambiare quattro chiacchiere”. Annamaria gioca a carte al tavolo della cucina, da qualche tempo le sue condizioni fisiche sono peggiorate. Non riesce a camminare da sola, senza essere sorretta da due persone. Vive con la madre anziana, che è la titolare del telesoccorso. La signora Felice ha fatto richiesta al Comune dopo aver saputo del nuovo servizio messo a disposizione dalla Regione. “Ci avvertirono: non è sicuro che sarete assegnatari – ricorda ancora Loredana -, non ci sono molti posti a disposizione. Poi però arrivò la risposta positiva e fu una benedizione”.
Funziona così: l’anziano o il disabile ha in dotazione un apparecchio da tenere al collo, schiacciando il bottone rosso si invia la richiesta di aiuto alla centrale. Che richiama dopo pochi secondi, chiede cosa c’è che non va, l’operatore si fa descrivere i sintomi e inoltra la chiamata al 118. Quando arrivano, i sanitari sono già preparati, sanno cosa si troveranno a dover curare. Se l’operatore non riesce a parlare con l’assistito capisce che la situazione è grave e allerta un familiare (di cui ovviamente ha i numeri). In casi estremi, se l’anziano è solo al mondo, l’sos viene inoltrato ai vigili del fuoco che entrano in casa e spesso salvano così vite umane. La prima volta che la famiglia Felice schiacciò il bottone rosso erano tutti in preda al panico. “Anche mio marito”, torna a quei momenti concitati Loredana. Annamaria aveva delle crisi epilettiche violentissime, mai prima di allora così ingestibili. “Nessuno di noi sapeva cosa fare, eravamo paralizzati. Poi chiamammo la teleassistenza, ci guidarono in tutto. Riuscimmo a dare aiuto a mia sorella, nel frattempo il 118 ci stava già raggiungendo. Pensare che a questo servizio si debba rinunciare per problemi di fondi ci dà una grande rabbia”, spiega. Perché, certo, sarebbe il caso di tagliare altrove.
Dalla centrale operativa, ovviamente, ai residenti molisani rispondono ancora. Se ricevono un alert richiamano, come precisa l’operatrice interpellata da casa Felice per capire come stanno le cose. “Se ci arriva una richiesta dall’utente che ci richiede l’intervento di un medico o di un’ambulanza in questi giorni stiamo comunque inviando il soccorso”, afferma. Parla di “fase momentanea di definizione di ulteriori accordi”, ma ribadisce: la priorità per noi è garantire comunque aiuto all’anziano o al disabile. Per informazioni dettagliate su quanto sta accadendo e perché nel rapporto con la Regione Molise, dichiara correttamente, bisogna chiedere alla responsabile Loredana Catalano. Sarà il tema della ‘seconda puntata’ dell’inchiesta di Primo Piano. Che solo ieri, spiacevole coincidenza, ha dovuto dar conto del milione e 700mila euro che l’Asrem ha stanziato per pagare i primi ai suoi dirigenti. Soldi dovuti e che non potrebbero andare alla teleassistenza, d’accordo. Ma sarà interessante capire quale cifra occorra per mantenere un servizio che non ha bisogno di dimostrare oltre la sua utilità.