“Aiutaci a salvare la Provincia o non potremo più seguirti politicamente”. È questo in estrema sintesi il messaggio che il capo di Via Berta ha lanciato all’ex premier Berlusconi dal palco della sala dell’Auditorium di Isernia nel corso della manifestazione di lunedì sera organizzata per protestare contro la soppressione dell’ente. Manifestazione, a dire il vero, riuscita per metà, o per un quarto (forse un ottavo), poiché tra i presenti (poco più di cento persone) era evidente l’assenza della gente, del popolo, di chi negli anni Sessanta – durante la battaglia per l’istituzione di quello stesso ente – scendeva in piazza con il sole, la pioggia o la neve. Un dato di fatto che deve o quantomeno dovrebbe indurre ad un minimo di riflessione: perché la gente non scende in piazza per difendere un’Istituzione vecchia più di 40 anni e ottenuta al termine di una lotta che vide una lunga e sacrificante mobilitazione di migliaia di persone? Forse perché la sensazione tra chi vive da Venafro ad Agnone, passando per Isernia e fino a Sant’Angelo del Pesco è che la protesta non è tesa a salvaguardare la presenza di un ente sul territorio (circostanza facilmente superabile con l’istituzione di uno o più sportelli periferici) ma piuttosto a salvare la poltrona, il ruolo istituzionale. Il titolo (presidente, assessore, capogruppo, etc…) che senz’altro garantisce buoni privilegi a chi lo ricopre. Qualche giorno fa, nel corso di una delle tante riunioni di redazione, si parlava appunto della soppressione delle province. Ci siamo posti una domanda: quante volte sono stato in Provincia non per seguire una conferenza stampa o per ragioni legate alla professione? La risposta, di tutti, è stata maledettamente desolante: mai! È evidente dunque che la gente, quella comune, non vede nella chiusura della Provincia di Isernia uno scoglio insuperabile per la sopravvivenza quotidiana. Soprattutto se l’accorpamento con quella di Campobasso significa qualche spiraglio di luce verso quell’orizzonte che ormai da anni è oscurato dai catastrofici effetti della crisi. Cosa potrebbe cambiare nella vita quotidiana di una famiglia di Isernia con la soppressione della Provincia? Cosa cambia al padre di famiglia che non riesce a sbarcare il lunario? Non passerà lo spartineve in caso di bufera? Intanto il servizio sarà garantito da chi prenderà in carico le funzioni dell’ente. E poi se poco poco pensiamo a come sono andate le cose (per carità, non solo in provincia di Isernia) nel corso dell’inverno scorso… Tornando a bomba e al messaggio lanciato da Mazzuto al leader del Pdl c’è un fatto troppo bizzarro che non può essere sottaciuto. Sì, perché nel programma elettorale di governo presentato da Fini e Berlusconi nel 2008 dal titolo Sette missioni per l’Italia, al 7° capitolo (Un piano straordinario di finanza pubblica) si legge testualmente: il nostro impegno sarà all’opposto sul lato della spesa pubblica, che ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia sociale, e perciò comprimibile. A partire dal costo della politica e dell’apparato burocratico ad esempio delle Province inutili. Sarà questa la ragione che ha indotto molti tra sindaci, assessori e consiglieri del Pdl a non partecipare? Chi può dirlo… Un solo dato appare certo: la gente, quella che vive di lavoro – pur restando in silenzio – ha inequivocabilmente detto la sua.