L’emendamento presentato alla Commissione Bilancio del Senato dai relatori Gilberto Pichetto Fratin (Pdl) e Paolo Giaretta (Pd) ha messo una grossa incognita sul futuro della Provincia di Isernia. Bocciato l’emendamento dei senatori molisani, il riordino sulla base dei “requisiti minimi” già indicati nel decreto sulla spending review (a cominciare dal limite minimo di 350 mila abitanti) sembra scontato e all’ente di via Berta non resta che rassegnarsi all’accorpamento con Campobasso. Ma Mazzuto non demorde. Il presidente spera che la complessità della procedura consenta di arrivare alle nuove elezioni con un nulla di fatto.

Va detto, però, che l’emendamento approvato ieri offre ancora una possibilità alla città pentra. Nello stabilire che ad assumere il ruolo di capoluogo di Provincia sia il Comune con il maggior numero di popolazione residente (quindi Campobasso), l’emendamento ammette anche deroghe. Infatti, chi è già capoluogo di Regione può decidere di affidare il ruolo ad un altro Comune. Insomma, Campobasso potrebbe cedere il capoluogo di Provincia a Isernia, così come, ad esempio, Perugia potrebbe cederlo a Terni. In altre parole, il capoluogo regionale resterebbe ovviamente Campobasso, mentre gli uffici provinciali accorpati (quindi sia di Campobasso che di Isernia) sarebbero spostati nella città pentra. Che sia questa una via d’uscita per consentire a Isernia di non svuotarsi, perdendo uffici pubblici e presidi dello stato?

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