“Finalmente nel prossimo autunno il Consiglio Europeo darà alla Commissione il compito di sviluppare gli obiettivi della Macroregione Adriatico Ionica. Passaggio che consentirà per il 2014 di concludere l’iter previsto ed arrivare all’approvazione definitiva”. Lo ha detto il Presidente della Regione Molise Michele Iorio, intervenendo come relatore a Pescara, anche nella veste di Presidente dell’Euroregione Adriatica, all’incontro dal titolo “Marca Adriatica – Abruzzo, Marche e Molise al futuro” organizzato dall’Associazione “Scuola di Regione” presso il Parco dei Gesuiti. “Lavoriamo da tempo per creare una Macroregione Adriatico Ionica che, nell’ambito di un’area omogenea, quale è quella del bacino Adriatico Ionico appunto, attivi una programmazione socio-economica sostenibile al fine di attrarre risorse Europee e mettere a sistema anche strategie comunitarie di comunicazione intermodale, di sicurezza di produzione, di commercializzazione marittima, oltre che di sviluppo turistico e culturale” – ha detto il governatore.
“L’iniziativa della Marca Adriatica si inserisce molto bene in questo percorso e sicuramente può attivare azioni comuni tra regioni per mettere a punto idee e programmazioni di interesse dei territori che poi possono far parte di una strategia adriatica più allargata e quindi essere inserite nei punti fondanti della Macroregione, in via di costituzione”. All’incontro sono intervenuti anche il presidente della Regione Marche, Gian Mario Sapacca, l’assessore regionale del Molise ai Lavori Pubblici Antonio Chieffo e il Rettore dell’Università Telematica di Napoli, Gianni Di Giandomenico, oltre ovviamente all’organizzatore Luciano D’Alfonso della “Scuola di Regione”. Marca Adriatica tende a immaginare una sorta di federazione tra regioni (Marche, Abruzzo e Molise), e quindi tra territori, per attivare iniziative comuni di crescita e sviluppo sotto l’aspetto economico, sociale e istituzionale.
Da Pescara Iorio non risparmia una stocca al governo Monti sulla questione del taglio delle Province. “Le istituzioni sono strumenti dei territori – ha detto – e particolarmente di quelli più piccoli e meno forti, che possono così tenere il passo e lottare per non essere sopraffatti da quelli più grandi e con migliore capacità di fare massa critica in contesti sempre più grandi ed estesi, a loro volta, come la Ue e, ormai con la globalizzazione, il mondo intero. Per questo non posso che esprimere tutto il mio disappunto, quando vedo le istituzioni che si sono create in base ad un preciso e meditato progetto politico attuato nell’ambito di una complessa architettura dell’articolazione della Repubblica, non sottraendosi a tante lotte di democrazia e di civiltà, essere cancellate solo per una motivazione di carattere finanziario e di risparmio di spesa. Il tutto senza avere, come sta accadendo adesso, un sia pur minimo criterio logico e razionale di revisione generale dell’assetto della Repubblica. Le istituzioni sono nate per assicurare il godimento dei diritti ai cittadini attraverso la fornitura anche di servizi di base, non per motivi di mero carattere economico-finanziario. Cancellarle senza un dibattito e una riflessione consapevole, non individuando neanche bene chi deve prendere il loro posto, come sta avvenendo con le Province, significa “sopprimere” alcuni diritti di quei cittadini che vivono in zone meno popolose o ampie di questo Paese, sacrificandoli sull’altare, ormai da tutti ossequiato, della logica delle economie di scala e dei grandi numeri”.