8:Gentile direttore,
approfitto della nostra amicizia e della sua acclarata disponibilità ad accogliere sul giornale che dirige i contributi dei lettori per raccontare in poche righe la mia esperienza presso l’ospedale “Cardarelli” di Campobasso. Lunedì scorso, pur non avendo un appuntamento, mi sono recata presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia del nosocomio campobassano. Avvertivo degli strani dolori per i quali avevo fatto degli esami che ho pensato di portare in visione al prof Marco De Santis.
Da qui al ricovero il passo è stato breve. La cosa mi ha un po’ scombussolata poiché ero partita da casa pensando che si trattasse di un banale consulto e mai avrei immaginato di dover trascorrere qualche giorno in ospedale e, addirittura, subire un intervento. Ho avvertito dunque un forte turbamento accentuato da ansia e paura. Ma lo stato di agitazione è durato davvero poco. Il tempo di prendere confidenza con la stanzetta dove mi hanno sistemata insieme ad un’altra paziente e nel volgere di poche ore ho capito che il reparto dove sono tuttora ricoverata, ma più in generale l’ospedale “Cardarelli”, non ha nulla da invidiare alle più rinomate strutture romane o milanesi. A Roma o Milano ci saranno certamente bravi medici e cliniche all’avanguardia. Ma la carica umana, la disponibilità, la gentilezza, la sensibilità che ho trovato io e che trova ogni paziente a Campobasso sono un modello da esportare in ogni luogo. Ci sono delle notizie che una donna non vorrebbe mai sentirsi dire. E provarle sulla propria pelle fanno ancor più male. Tolgono il respiro, lacerano l’anima, il cuore.
Nel reparto di Ginecologia del “Cardarelli”, dal più esperto dei medici all’ultima (non in ordine di bravura) delle assistenti, tutti hanno sempre una parola di conforto. Il termine “fine” non esiste. Ad ogni cosa pare esserci sempre un rimedio. I dottori sono straordinari, il personale infermieristico eccellente, le ostetriche eccezionali. Ognuno lavora anteponendo il benessere del paziente al resto. E lo fa nonostante le note criticità strutturali. Lo fa nonostante la mole impressionante di lavoro. In alcuni giorni le corsie sembrano divenire linee di una catena di montaggio: uno, due, tre… cinque, dieci. Anche 12 parti in un turno. Sono sincera, direttore: è difficile trovare le parole giuste per descrivere l’equipe del prof De Santis. Vorrei elencare uno ad uno i nomi di tutti i medici, delle infermiere, delle ostetriche, del personale tutto, ma mi dilungherei troppo e rischierei di dimenticare qualcuno. Dico grazie a tutti allo stesso modo. Al dottor Tirabasso che mi ha operata e al dottor Di Donato che ha assistito sono particolarmente grata al di là dell’esito dell’intervento per come mi hanno preparata alla sala operatoria. Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata, ma ero certa che nessuno avrebbe potuto fare meglio di loro. Il decorso post operatorio è stato molto doloroso, sia sotto il punto di vista fisico che mentale. Ma non mi sono sentita sola nemmeno per un istante. Fra qualche giorno sarò dimessa. Lascerò l’ospedale portando con me tanti bei ricordi, ma anche una preoccupazione. Sì, sono preoccupata perché negli occhi di molte persone che lavorano qui talvolta ho letto sentimenti di rabbia e stanchezza misti a rassegnazione. Lei mi conosce direttore e sa quanto io sia distante da certe logiche politiche e di potere. I meccanismi non li conosco, ma sono abbastanza documentata da sapere che la sanità in Molise è commissariata perché c’è qualcosa che non torna. Qualcosa che non funziona. È necessario dunque riparare i guasti. Chi deve, faccia e faccia anche in fretta. Ma non passi per la mente a nessuno di mettere mano all’organizzazione del reparto di Ostetricia e Ginecologia del “Cardarelli” di Campobasso che insieme alla “Neonatologia” e alla “Pediatria” rappresentano l’eccellenza della sanità pubblica di Campobasso e del nostro piccolo Molise. (lettera firmata)