Nessuno vuole l’Igea. Allo scadere del bando di gara per il fitto dell’azienda non sono state inoltrate offerte. Nulla da fare per l’istituto riabilitativo dell’Acqua Solfurea che adesso è ancora in mano al curatore fallimentare. Adesso sarà Iacobacci, insieme al comitato per il fallimento e al giudice Battista,a decidere cosa accadrà alla struttura. L’idea che serpeggia è quella di un possibile nuovo bando nel quale indicare parametri più bassi, ma si tratta solo di un’ipotesi. Quello che invece è palese è il timore che i lavoratori hanno per la loro sorte. Fino a pochi giorni fa hanno lamentato ancora di non essere stati pagati già da tre mesi. Una situazione davvero esplosiva quella della struttura sanitaria dell’Acqua Solfurea sulla quale – temono in molti – possa calare il silenzio. Le risposte al bando per l’affitto dell’Igea erano molto attese per capire quale strada potesse prendere la struttura sanitaria. In realtà quella dell’assenza di offerte è stata una sorpresa un po’ per tutti perché in passato manifestazioni di interesse informali erano trapelate. Da quella del gruppo Scarabeo a quella della società Silver, riconducibile al sindaco di Montaquila Franco Rossi, fino a società di fuori regione, c’era stato interesse e fermento attorno all’azienda. All’atto pratico, però, nulla da fare. Anzi. I possibili interessati si sono volatilizzati. Che possano essere stati scoraggiati da qualcosa? Forse il prezzo o la struttura del bando può aver sollevato qualche dubbio. Il capitolo costi, secondo indiscrezioni, non è indifferente: il prezzo del fitto è fissato a una somma non inferiore ai 177mila euro da pagare ogni due mesi con la prima rata che scadrà il giorno in cui sarà stipulato il contratto. Chi si aggiudicherà il fitto d’azienda avrà anche l’obbligo di assumere in servizio con contratti di lavoro a tempo interminato un numero specifico (da indicare nell’offerta) di dipendenti della società fallita. Non solo. Un aspetto che ha subito sollevato le prime preoccupazioni e pure qualche polemica, è stato il fatto che il bando prevede anche la possibilità di trasferire le attività di riabilitazione in un qualsiasi centro della regione. In realtà chi ha avuto modo di leggere il bando ritiene che si presta a diverse interpretazioni che potrebbero anche essere oggetto di ricorsi al Tar, con tutto ciò che ne deriverebbe. Infatti, chi si aggiudicherà il fitto d’azienda, volendo trasferire la sede in uno stabile diverso da quello dell’Acqua Solfurea, attualmente di proprietà di Di Luozzo, dovrà obbligatoriamente individuare una struttura idonea nel territorio di pertinenza dell’ufficio Asrem competente. Non viene specificato, però, cosa si intende per territorio di pertinenza: l’intera superficie regionale oppure solo la provincia di Isernia, considerando l’ufficio il distretto sanitario di Isernia-Venafro-Agnone. Una serie di particolari che potrebbero aver raffreddato la volontà di chi aveva mostrato interesse nei confronti della struttura riabilitativa. Ma potrebbe esserci dell’altro. Perché se giudice e curatore fallimentare accetteranno di limare al ribasso il costo del fitto e le condizioni del bando, potrebbero fare il gioco dei possibili offerenti. Un’ipotesi anche questa. Adesso la palla passa al comitato dei creditori e al curatore che dovranno decidere sul futuro dell’azienda. E della cinquantina di dipendenti che vi lavorano. Una situazione per nulla facile la loro perché continuano a lavorare senza riuscire a percepire tutti i compensi dovuti. Per il momento attendono tre mesi di stipendio, tanto che molti di loro dovranno rinunciare alle vacanze, persino a Ferragosto. “Senza soldi ormai da mesi, cosa possiamo mai fare? E’ una situazione difficilissima” dicono. Adesso, però, si aggiungono preoccupazioni a preoccupazioni perché alla mancanza immediata di denaro c’è la possibilità di non avere più un’occupazione se il bando dovesse continuare a essere disertato.

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