Non ci saranno i monumenti presenti a Firenze, né i punti di interesse storico, artistico e culturale della Capitale, ma anche il Molise ha il suo fascino, un fascino criptico, ermetico, comunque non ancora in grado di drenare grossi flussi turistici. Neppure Altilia o Pietrabbondante (che se fossero ubicati in Piemonte attrarrebbero milioni di visitatori) sono conosciuti al grande pubblico. Eppure un labile movimento turistico s’è registrato anche nella nostra Regione, a ridosso del Ferragosto. Si tratta quasi sempre di ‘‘turisti fai da te’ o di emigrati che tornano nel paese natio; talvolta sono viaggiatori diretti a sud o a nord che si fermano per un giorno alla ricerca di avventure. Unanime il parere sul Molise: “Meraviglioso ma poco conosciuto. Gente cordiale che non si rende conto dei tesori che possiede. Una terra tutta da esplorare”. Sembrano stereotipi. In realtà è il modo in cui i ‘‘frastieri’ avvertono il nostro territorio. E se al posto della ‘‘Sagra del Canguro’ o della ‘‘Sagra del Surimi’, che spesso ci vengono spacciate per manifestazioni autoctone, avessimo investito un solo euro per la promozione del turismo molisano sulle reti Rai o Mediaset, il ritorno per il territorio sarebbe stato di cento volte superiore rispetto all’investimento. Per la gioia di tutti i ‘‘canguri’ molisani.