Il Papa in Molise? Per ora è un grande desiderio, gli abbiamo scritto e gli abbiamo dato anche un periodo indicativo: primavera, subito dopo Pasqua 2013. Se venisse, a noi farebbe un bene grandissimo, perché darebbe quella identità di cui avremmo bisogno”. L’arcivescovo di Campobasso, monsignor Giancarlo Bregantini, con queste parole – durante la presentazione del suo libro “Non possiamo tacere” a Trivento – è tornato sulla possibile visita di Benedetto XVI in Molise il prossimo anno. “Se verrà o meno – ha aggiunto – ora non dipende da noi. Noi questa visita l’abbiamo auspicata, chiesta, pregata, anche recentemente”. Ha spiegato poi che si è già discusso sull’impostazione da dare all’incontro con il Papa, qualora dal Vaticano dovesse arrivare una conferma. “Noi vescovi abbiamo concordato il taglio da dare anche con la Santa Sede. Il Papa è stato a Palermo e nel suo discorso ha dato un taglio sulla Sicilia e sul Sud; è stato poi a Venezia e ha dato un taglio dal punto di vista del Nord. Manca una zona centrale, come il Molise, una zona piccolina, rurale, fatta di paesi belli, produttivi. Questa Italia minore, come mi piacerebbe chiamarla, è di fatto l’ossatura della Nazione. La visita del Papa darebbe a questa parte del Paese, che non è tanto conosciuta, non fa chiasso, ma fa radici, quella visibilità necessaria e doverosa. Questa è l’ottica con la quale abbiamo incastonato la visita del Papa, una visita a una Italia minore, ma viva, pulita, produttiva ed efficace”. E l’Italia minore è al centro della riflessione del presule anche per quanto riguarda le riforme istituzionali del governo che lo vedono assai critico. “Sopprimere le Province e diminuire il numero dei consiglieri nei Comuni è un errore gravissimo. Bisogna sopprimere i parlamentari, bisogna diminuire altre cose, come le consulenze esterne. Questi sì che sono sprechi. Ma la rappresentatività nei Comuni e nelle Province non costa tanto, in Italia anzi ha un peso minimo”, ha dichiarato ancora a Trivento Bregantini che è anche presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro. “Perché invece delle Province – si è chiesto Bregantini – non tagliamo i famosi 125 aerei che sono costosissimi? Poi, oltre alle spese militari, ci sono altre mille cose da tagliare, ma i Comuni no, quelli vanno salvati: non diciamo che in un piccolo paese bastano tre consiglieri comunali perché in questo modo viene fuori l’aristocrazia del potere. È importantissimo invece che la gente senta che il Comune è loro, è nostro, e non di quattro persone che devono decidere”. Per l’arcivescovo dunque questa “logica economicistica è pericolosissima anche perché davvero non incide fattivamente sul piano finanziario reale”. Per questo Bregantini ha auspicato “scelte più coraggiose a partire appunto da parlamentari, spese militari, le consulenze esterne”.