Sul territorio di Campobasso ci sono ancora 32mila metri quadrati di amianto. Un’area vasta quanto quattro campi di calcio: tutta da bonificare. In passato la fibra killer è stata utilizzata in mille modi diversi: nel settore edile come in quello della sicurezza e perfino per realizzare le vasche in cui far fermentare il vino. Poi però è stato dimostrato che era un materiale pericolosissimo per la salute e allora da prezioso alleato è diventato un acerrimo nemico dell’uomo che lo ha messo al bando. Ma la caccia all’amianto non è terminata. Nonostante le campagne si sensibilizzazione molte strutture hanno ancora coperture in eternit. In tanti edifici, pubblici e privati che siano, esistono ancora ‘‘infiltrazioni’ forse perché manca quella necessaria cultura preventiva, o forse perché smaltire la velenosa fibra non è semplice né a buon mercato. Per avere una panoramica completa della situazione l’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Molise, (Arpam) ha realizzato, qualche tempo fa, un dettagliato studio sul territorio che ha permesso di avere una mappatura dettagliata dei siti dove è presente l’amianto: i numeri non sono affatto incoraggianti. Ed è proprio da questo studio che è partito il consigliere comunale Pietro Maio del Pd per chiedere con forza (attraverso una mozione passata a Palazzo San Giorgio) l’eliminazione di quel miscuglio di minerali la cui pericolosità fu riconosciuta in Inghilterra già nel 1930 (ma bisognerà aspettare il 1992 per avere il divieto di utilizzo in Italia) e la richiesta di un congruo finanziamento da parte della regione per bonificare gli edifici. Su 743 immobili censiti (sempre tra pubblici e privati) è stata accertata la presenza del pericoloso materiale in 666 siti di cui solo una piccola parte sono stati bonificati: meno di cento. Ma che cosa ha fatto di preciso il gruppo di lavoro dell’Arpam? Ha prat i c a m e n t e suddiviso i siti in varie tipologie assegnando ad ognuna di essa una lettera dell’alfabeto. E così alle scuole è stata assegnata la A, agli ospedali e alle case di cura la B, agli uffici della pubblica amministrazione la C, agli impianti sportivi la D, alla grande distribuzione commerciale la E, agli istituti penitenziari la F, alle sale convegni, teatri e cinema la G, alle biblioteche la H, ai luoghi di culto la I, agli edifici residenziali la J, agli edifici agricoli la K, agli edifici artigianali e alle loro pertinenze la L e agli edifici industriali la M. In base a questa catalogazione risulta che al momento dei rilievi, effettuati nella provincia di Campobasso, c’erano ancora sette scuole con presenza di amianto, un ospedale, 19 uffici pubblici, un impianto sportivo. Sei invece gli edifici della grande distribuzione che presentano ancora tracce del materiale, un edificio di classe G, zero per la classe E ed H, ben 5 i luoghi di culto da bonificare. Il picco più alto si registra comunque con gli edifici residenziali: nella provincia di Campobasso se ne contano 119 cui vanno ad aggiungersi le 67 strutture agricole, 37 artigianali e per concludere 54 edifici industriali. Va però precisato che la pericolosità dei siti dipende soprattutto dal rilascio delle fibre di amianto da parte del manufatto che quindi va valutato in base alla sua friabilità o compattezza: è chiaro che ci troviamo di fronte ad una matrice friabile quando si sgretola più facilmente, con la sola pressione delle dita. Fortunatamente sui 666 siti ‘‘incriminati’ solo il 33,18% risulta avere una preoccupante friabilità, i siti rimanenti hanno invece una superficie compatta. A Campobasso città su 88 siti censiti, 66 hanno una superficie compatta 22 risultano invece friabili. A Isernia i dati sono un po’ più preoccupanti: su 121 unità individuate 69 sono risultate friabili e 52 compatte. A Termoli tanto per usare un termine di paragone invece su 54 siti 37 sono risultati compatte e 17 friabili. Intanto qualche settimana fa l’assessore regionale all’Ambiente, Luigi Velardi, ha rassicurato i privati che chiesero nel 2005 un contributo per rimuovere l’amianto dalle proprie abitazioni, e che ora vedranno concretizzarsi il finanziamento. “Abbiamo inteso dare priorità ai cittadini – ha detto l’assessore – portando ad esaurimento la graduatoria esistente ormai da sette anni. Sono state inoltre finanziate anche 7 istanze che provenivano da altrettante attività produttive, presenti nella graduatoria apposita il tutto grazie ad un nostro provvedimento, che ha visto un impegno economico di circa 530mila euro”. “Una buona notizia – commenta Maio – ora bisogna rifinanziare quel capitolo perché il fondo è indispensabile, vale la pena ricordare che solo qualche giorno fa sono state rinvenute due discariche a Campomarino e Petacciato. Secondo gli ultimi aggiornamenti dell’Arpam a Campobasso ci sono ancora 32mila mq di aree da bonificare tra edifici pubblici e privati. In commissione consiliare inoltre stiamo lavorando ad un opuscolo che informi i cittadini sul tema. Noi in Comune facciamo la nostra parte spero che qualcuno segua il nostro esempio”.

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