Il caso Isernia finisce anche sulla stampa nazionale. Nella piccola provincia, quella al centro delle cronache per la sua sparizione, c’è un numero elevatissimo di ‘‘paperoni’. Lo dicono i numeri. Se si prende come parametro il numero di auto di ‘‘grossa cilindrata’, quelle di Isernia superano il numeri delle ricche province di Varese, Como, Rovigo e Rimini. Mezza Lombardia e Veneto, quindi, non arriva al numero di auto di lusso che ci sono in provincia di Isernia. Un dato che non è di certo sfuggito alla Guardia di Finanza di Isernia che nell’ultimo periodo ha concentrato i propri controllo su questo genere di aspetti.
Il dato viene fuori da una un’indagine pubblicata sul Sole 24 ore che ha analizzato il ‘‘nero’ e l’evasione fiscale in giro per la penisola. Secondo il quotidiano, quindi la crisi riscrive la geografia del rischio di evasione fiscale.
Le regioni del Sud restano in cima alla classifica del “sommerso potenziale”, ma la situazione sta peggiorando nel Centro-Nord, e in particolare in Lombardia. A disegnare questa particolarissima mappa sono i dati del Centro studi Sintesi che, come ogni anno, ha confrontato il reddito disponibile con il tenore di vita delle famiglie italiane.
I ricercatori sono partiti da sette indicatori di benessere – dalle auto di lusso alle case di pregio – e li hanno condensati in un numero che esprime il rapporto tra ricavi e spese: fatta 100 la media nazionale, dove il punteggio è più alto vuol dire che i consumi sono in qualche modo “giustificati” dai redditi; dove il punteggio è basso, invece, si spende in media più di quanto si dichiara al fisco. E quindi cresce il rischio che ci siano somme incassate in nero.
I redditi più alti sono quelli concentrati al Nord, consumi superiori ai ricavi al Sud. Ma è spulciando le statistiche alla base delle elaborazioni che si scoprono gli aspetti più interessanti. le sorprese non mancano neppure sui beni di lusso: la percentuale di auto con una cilindrata superiore ai 2mila cc supera il 10% a Trento, Brescia, Bolzano, Vicenza e Treviso; ma restano casi come l’8,1% di Isernia, che batte – tra le altre – Varese, Rovigo, Como e Rimini. Eppure, un confronto con la situazione del 2006 rivela un’evoluzione per certi versi inaspettata. Quest’anno i primi tre posti sono occupati, nell’ordine, dal l’Emilia Romagna (che pure perde 3 punti in valore assoluto), dal Friuli Venezia Giulia e dal Piemonte. Quattro anni fa, invece, accanto all’Emilia Romagna c’erano la Lombardia e il Trentino Alto Adige. Ed è proprio il dato lombardo a colpire: 13 punti in meno e cinque posizioni perse nella classifica regionale.
Per ogni regione e ogni provincia, il punteggio dell’indicatore elaborato dal Centro studi Sintesi esprime il divario tra il livello di benessere e il reddito disponibile delle famiglie, in modo da tracciare la mappa del “rischio di evasione”. L’indicatore ha come media nazionale un valore pari a 100: punteggi bassi indicano che i redditi sono tendenzialmente inferiori al tenore di vita, e quindi c’è un potenziale rischio di evasione fiscale; nel caso di punteggi superiori a 100, invece, significa che i livelli di benessere sono mediamente inferiori o in linea con il reddito. Il benessere è stato “misurato” usando sette indicatori: consumi alimentari 2009; energia elettrica per usi domestici 2010; consumo carburanti nella rete ordinaria 2010; auto superiori a 2mila cc; auto circolanti; variazione percentuale dei depositi bancari 2007/10; abitazioni di pregio.

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