Il timore di trasferimento chissà dove, la sforbiciata prevista dalla legge e lo spettro della mobilità volontaria come unica risorsa. Il futuro dei dipendenti della Provincia è sempre più incerto. E come se non bastassero le aziende in crisi e la continua richiesta di accesso alla cassa integrazione, adesso pure la pubblica amministrazione potrebbe iniziare a fare le prime ‘‘vittime’ lavorative. Una preoccupazione che serpeggia tra i dipendenti che si sono affidati alle Rsu per chiedere rassicurazioni da parte dei politici. Si brancola nel buio, però.
“Numeri precisi non si possono fornire – spiega il presidente dell’Uprom che, dalla prossima settimana darà il via alla serie di riunioni per definire il riordino del territorio regionale -. Inutile creare allarmismo adesso, ma aspettiamo di avere la situazione sottomano”. Fatti i primi conti, però, qualcosa la si può intuire. Secondo la nuova legge, infatti, le posizioni dirigenziali vanno sfoltite del 20% rispetto all’attuale pianta organica. Anche unendo Isernia e Campobasso, si rientra nei parametri. E per quanto riguarda il resto dei dipendenti? In questo caso la situazione è più difficile: il numero è molto alto, ma si confida nel fatto che c’è una grossa fetta di persone che sono prossime alla pensione. Una sorta di ‘‘esodati’ del lavoro pubblico che, con la possibilità di terminare la carriera a breve, lascerebbero spazio ai più giovani evitando i tagli. “Sono ipotesi” le bolla il vertice dell’Uprom. Che getta acqua sul fuoco, ricordando ai dipendenti che “alcun riordino sarà proposto senza aver ascoltato la loro opinione” né si prospettano decisioni drastiche: “Nessuno verrà cacciato né spedito altrove. E, comunque, non è questo il punto focale” dice ancora Colagiovanni. La situazione dei dipendenti della provincia (circa 200 quelli di Isernia, poco più del doppio a Campobasso), però, resta appesa a un filo. Se ne sarà di più la prossima settimana quando verranno avviate le riunioni per definire il riordino del territorio. Fino ad allora si fanno congetture. Perché le incognite da tenere presente sono tantissime: un esempio, alla Provincia è stata tolta la delega allo Sport. Che fine faranno quei dipendenti deputati a quel settore? Si trasferiranno armi e bagagli presso la Regione (attuale titolare) o presso l’ente che verrà individuato? Per ora è tutto fermo. E i dipendenti sono in attesa. In realtà qualche segnale inizia ad esserci: ieri a Campobasso s’è discusso proprio della questione dipendenti provinciali di palazzo Magno. Mazzuto, invece, su Isernia ha rimesso mano ai dirigenti. Per una revisione specifica della pianta organica, però, serve attendere. Un tempo logorante per i dipendenti, sempre più in apprensione. Regna l’insicurezza che la parte politica ancora non riesce a dissipare. I dipendenti chiedono quali saranno le nuove sedi di lavoro, se dovranno finire per andare a ingrossare le liste di mobilità volontaria nella speranza che un altro ente possa chiamarli a lavorare. O se il futuro sarà ben peggiore qualora si dovesse finire nella lista degli esuberi che il governo ha previsto con le nuove leggi. “A loro dico di stare tranquilli” ribadisce Colagiovanni. Da lunedì anche i dipendenti, oltre che gli stessi cittadini, potranno sapere qualcosa in più sul futuro delle due province.

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