Il 24 giugno del 2011 i cinque dipendenti della Gener
Service che operavano sulla struttura del canile di Santo Stefano avevano
annunciato, davanti a taccuini e microfoni, lo stato di agitazione.
Gli operai dell’azienda avevano minacciato di incrociare le
braccia perché il credito avanzato dalla ditta rispetto a Palazzo San Giorgio
era cospicuo e la Gener Service, di conseguenza, non era più nelle condizioni
di garantire il salario ai cinque dipendenti.
Si tratta di lavoratori assunti a tempo indeterminato che,
confidando nella certezza di uno stipendio a fine mese, avevano contratto mutui
e chiesto prestiti, convinti di poter far fronte ai rispettivi impegni.
A distanza di poco più di un anno dalla protesta, la storia
si ripete. Da due mesi i lavoratori non periscono lo stipendio (si tratta degli
emolumenti di luglio e agosto) e sono tutti fortemente preoccupati per il loro
futuro professionale.
Questa mattina incontreranno gli organi di informazione per
spiegare le proprie ragioni, nella speranza che la situazione possa sbloccarsi
quanto prima.
Sono trascorsi pochi giorni da quando una relazione
dell’Audit ha denunciato le carenze della struttura comunale. Rispetto alla
relazione il sindaco, stizzito, si è detto impossibilitato a proseguire in questa
gestione, chiedendo 500mila euro all’assessore alla sanità Di Sandro per
mettere a norma il canile.
Nello stesso giorno Di Bartolomeo ha chiesto a Iorio 5
milioni e mezzo di euro destinati ai comuni virtuosi, che non hanno sforato il
patto di stabilità, per iniziare a pagare le aziende che avanzano crediti dal
comune. Tra queste ditte c’è anche la Gener Service che, per conto del comune
capoluogo, gestisce anche il servizio di pulizia degli uffici municipali e dei
tribunali.
Di conseguenza il disagio è relativo ad oltre 40 dipendenti,
non solo a coloro che operano a Santo Stefano.
“Siamo pronti di nuovo ad incrociare le braccia – spiegano –
finché non sarà fatta chiarezza sul nostro futuro. Svolgiamo una attività
dall’alto valore sociale, prendendoci cura quotidianamente dei randagi
nonostante le problematiche ormai arcinote all’opinione pubblica. Chiediamo a
Palazzo San Giorgio di intervenire affinché l’impresa che ha l’appalto del
canile sia nelle condizioni di poterci pagare.