Lo scandalo che ha travolto il Consiglio regionale del Lazio potrebbe avere un effetto domino. In Campania la Guardia di Finanza ha già fatto irruzione negli uffici e scava nei bilanci dei partiti. E la magistratura ha aperto un fascicolo: l’ipotesi di reato per cui si indaga è peculato, che tradotto significa intascare per fini personali soldi pubblici. Oggi tremano tutte le Assemblee legislative dello Stivale. C’è da credere che anche in altre Regioni qualcuno vorrà capire che fine hanno fatto i soldi dei contribuenti, perché di questo si tratta. Ma intanto sale lo sdegno che è lineare: tutta l’Italia reagisce e si scandalizza per la vergogna dei fondi ai gruppi consiliari. Un fiume di denaro da utilizzare per l’attività amministrativa ma che spesso, invece, prende altre strade e finisce nei ristoranti, nei viaggi, nei regali o a finanziare le propagande elettorali.
Il Molise come al solito rimedia la sua figuraccia. Innanzitutto per il numero dei gruppi esistenti in un contesto demografico tanto modesto: 17 (perché la superstizione non abita a Palazzo Moffa!) di cui 11 monocellulari, ovvero, composti e gestiti da un solo consigliere. Il che significa più spazio, più stanze, più impiegati, più attrezzature. Insomma, più spese. Un aspetto che non è sfuggito al commento di Bruno Vespa durante la puntata di Porta a Porta di giovedì scorso. Il giornalista si chiedeva, girando poi la domanda ai suoi ospiti, come mai una regione così piccola avesse quasi più gruppi del numero dei consiglieri! Bella domanda. Forse la risposta è nella mappa dei contributi finiti di recente nei forzieri dei gruppi regionali. Il prospetto lascia senza fiato: nel 2011 il Consiglio regionale del Molise è costato 13,7 milioni di euro, di cui 2 milioni di contributi ai gruppi. Tradotto in parole povere significa oltre 66mila euro l’anno per ciascun eletto, 5.500 euro al mese. Naturalmente soldi che si vanno a sommare alle laute indennità che insieme ai rimborsi superano il tetto dei 10mila euro (esclusi i 5.500 di cui sopra).

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