CAMPOBASSO. Nessuna indicazione, nessuna guida – in ordinanze e normative che si sono susseguite per la gestione del Covid – che abbia riconosciuto la specificità delle comunità per minori.
Responsabili e operatori, racconta la presidente di Unicef Molise Elvira Battista, si sono perciò sentiti disorientati e soli anche se il confronto interno e la ricerca di soluzioni li ha accomunati.
Questo Venerdì Santo, però, il Papa ha dedicato la Via Crucis proprio ai bambini che erano con lui in piazza San Pietro. L’Unicef Molise, quindi, condivide con i lettori di Primo Piano la lettera di un’educatrice che ha scritto una riflessione forte proprio in occasione della Via Crucis.
Stavo leggendo quanto inviatomi dal presidente del Consorzio nazionale comunità per minori che informa che la via Crucis di questa sera (venerdì sera, ndr) è dedicata ai piccoli ed è a loro che il Papa ha chiesto di disegnare le stazioni della stessa. È una dedica simbolicamente piena di speranza ottimismo ed attenzione. I piccoli disegnatori sono ospiti di case famiglia, di varie etnie e religioni i cui educatori hanno accettato invito e spiegato loro cosa fosse la Via Crucis. È un percorso in salita, pieno di dolore, denso di emozioni di significato religioso per alcuni, simbolico per altri.
Ebbene dall’inizio della pandemia è la prima volta che io sento parlare di strutture per minori. Eppure sono comunità residenziali. Gli ospiti non sono in vacanza, provengono da situazioni di fragilità, dolore, diritti negati e solitudine. Perché sono invisibili? Perché insieme ai loro educatori non hanno mai avuto uno spazio nelle categorie sociali da attenzionare?
Sono certa che altre ed innumerevoli categorie sono parimenti dimenticate (e mi scuso perché non saprei menzionarle tutte) ma essendo un’educatrice che opera proprio in questo settore ho necessità di condividere la mia solitudine e la frustrazione provata ogni volta che, pandemia a parte, la nostra voce e le domande alle istituzioni restano inascoltate. Certo pochi dei nostri minori sono maggiorenni pertanto con diritto al voto ma mi ripeto non può essere solo questo! La frustrazione dura molto poco perché chi ama questo lavoro la converte in forza, in ottimismo. E si mette in gioco con quello che c’è.
Sapete? Noi nella lista dei vaccini non siamo menzionati. Nelle promesse delle istituzioni e dei politici sì.
Ma quello che ci rende solidi è la consapevolezza di esistere nelle giornate dei ragazzi, dei bambini che vivono con noi, a cui facciamo solo promesse che possiamo mantenere! Le relazioni curano, l’attenzione loro dedicata li fortifica. E piano piano si fidano degli adulti con cui vivono e di cui conoscono pregi, difetti, forza e fragilità. Ogni giorno si mescolano emozioni diverse: si piange, si ride, ci si sostiene cadendo, ci si rialza alla meglio. E intanto si cresce insieme.
Lo spazio fisico ed emotivo della nostra casa è bello, autentico e pieno di meraviglia, di stupore e di dolore. È arrivato il Covid, che in parte ha risolto la mancata vaccinazione e sta mettendo a dura prova tutti. Sono giornate impegnative, piene di ansia e preoccupazione. Ma siamo uniti perché siamo abituati a lavorare in emergenza, calibrando forze, capacità e limiti di ognuno.
La nostra comunità è in un piccolo paese del Molise che ha permesso alla scuola di esistere, ai commercianti di tirare un respiro, perché siamo in tanti e la carta degli scontrini si cambia più spesso. Eppure alcune volte io mi sono chiesta: ma tutto questo è avvenuto grazie o per colpa dei nostri ragazzi? Non saprei rispondere, ma vorrei chiudere dicendo che noi possiamo fare a meno delle stanze di un albergo, delle promesse mancate, delle colpe assegnate e dei viveri del posto.
Ma mai e poi mai, riusciremo a fare a meno dell’odore, del respiro e delle risate della nostra casa. Ringrazio tutti quelli che non hanno fatto nulla per tenderci una mano. Ma non quelli che lo hanno fatto e che si riconosceranno senza necessità di ulteriori dettagli.
Buona Pasqua a tutti.
Luigia Ruscitto
Educatrice casa famiglia
“Il Piccolo Principe”
Limosano