Adriano La Regina

Cosa si rappresentava in un teatro antico come quello di Pietrabbondante? Intorno a questa domanda e alle nuove ricerche svolte nel santuario sannitico alto molisano l’archeologo Adriano La Regina, protagonista di una conferenza organizzata ieri mattina negli spazi dell’aula consiliare di palazzo San Francesco ad Agnone, ha svelato alla platea fatta di studenti e di appassionati del mondo italico le recenti consapevolezze emerse sul teatro e la drammaturgia nell’antico Sannio. La Regina, presidente dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte di Roma e direttore degli scavi a Pietrabbondante da diversi anni, introdotto da Nicola Mastronardi, che l’ha presentato come una “moneta a due facce: un monumento dell’archeologia dell’Italia e una persona con l’entusiasmo di un bambino che vuole scoprire”, ha rivelato al pubblico l’esistenza di un universo letterario in lingua osca, la lingua dei Sanniti, e di una cultura italica che ha contribuito notevolmente alla formazione della realtà culturale romana, frutto di una serie di elementi convergenti provenienti dai popoli Italici. “I Sanniti sono stati spesso messi in disparte dalla grande storiografia”, ha esordito il professore, che con le sue importanti ricerche sta facendo invece emergere la rilevanza storica e culturale di una civiltà che ha contribuito notevolmente alla formazione dell’Italia antica.

conferenza La Regina Agnone

La Regina nel divulgare le sue scoperte è partito dall’analisi dell’architettura di gusto ellenistico, nella quale si può riconoscere il teatro di Pietrabbondante, “l’unico esempio ben conservato di teatro ellenistico in Italia – ha sottolineato l’archeologo – che ci dà modo di riconoscere teatri ellenistici meno conservati in Grecia e di capire in che modo siano avvenute le trasformazioni nella scenografia romana”. Prendendo ad esempio le decorazioni trovate in una casa dell’imperatore Augusto, in cui è raffigurata un tipo di scena teatrale tradizionale, La Regina ha mostrato la consuetudine dei Romani di utilizzare scene mobili, da smontare e ricostruire nei vari luoghi in cui si recitava. A Roma non c’erano teatri stabili, ma architetture in legno. Attraverso l’analisi delle pitture rinvenute sui vasi di ambito greco è stato possibile comprendere il tipo di teatro presente fino al IV secolo a.C. dove il palcoscenico era fatto di impalcature sulle quali attori di mestiere improvvisavano rappresentazioni. La tecnica teatrale dunque a Roma non voleva teatri stabili, discriminati come chi si occupava di satira, “perché davano fastidio”. “Il contatto con il mondo italico è stato importantissimo  – ha spiegato il professore – tanto che i nomi di alcune maschere hanno nomi di influenza italica”. A quei tempi si trattava per lo più di rappresentazioni comiche, la vera trasformazione del teatro e della drammaturgia c’è stata nel II secolo a.C. quando a Roma cominciarono a circolare testi per le rappresentazioni teatrali e in circa 50 anni comparvero nel mondo italico teatri in pietra stabili come quello di Pietrabbondante. Altri simili ce ne sono in Campania, per esempio a Pompei. Il ritrovamento recente di un’iscrizione in osco con il nome del sommo magistrato Ennio – della stessa famiglia del padre della letteratura latina – e che dunque implica le origini sannite del letterato e la consapevolezza che autori come Nevio o Pacuvio abbiano avuto radici italiche implica che “la fondazione della drammaturgia latina sia dovuta a personaggi di lingua madre osca capaci di tradurre dal greco e dal latino”. “In questi teatri – ha concluso l’archeologo – si rappresentavano dunque testi letterari veri e propri non in greco, né in latino, ma in lingua osca”. Tra le testimonianze in osco, una tegola del tempio principale del santuario di Pietrabbondante su cui due schiave, che lavoravano per costruirle, hanno lasciato due iscrizioni, una in osco e una in latino con la firma del proprio nome, due nomi di origine osca. La Regina ha sottolineato ancora una volta che ci sono molti elementi italici confluiti nella cultura romana e che il santuario sannitico di Pietrabbondante è stato fulcro dell’antico Sannio: un santuario nazionale, ideologico, pubblico, nato grazie ad investimenti pubblici e luogo in cui risiedeva il sommo magistrato della nazione sannita, di funzioni politiche e religiose, di assemblea delle personalità istituzionali del territorio (come un senato). Infine, ad una domanda rivolta dal pubblico sul futuro del territorio che porta con sé un bagaglio culturale importante, La Regina ha risposto: “Tornare a considerare la natura come madre, come bene essenziale. Anche solo osservando una zolla di terra al microscopio si può vedere quanto sia ricca”.

platea palazzo san francesco

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