Vittorio Emanuele III e la Regina Elena il 23 agosto 1905 passeggiarono per le vie di Campobasso. Durante la fugace visita non si parlò di fatti reali, di problemi vari e di assetti istituzionali. Le autorità regionali, con la classe dirigente, presentarono al Re un opuscolo storico-illustrativo sulle caratteristiche generali del Molise, sui personaggi illustri e sulle gloriose origini Sannite della popolazione. Una vera e propria dimostrazione di provata fede monarchica.
Dopo 38 anni di regno i reali si trovarono in situazione poco bella e difficile da lottare. L’ultima cena al Quirinale, l’otto settembre, fu consumata in pochi minuti. I reali avevano al fianco soltanto il principe Umberto perché gli altri figli, con la madre, erano lontani. Ci furono frettolosi preparativi per la partenza. Fecero solo in tempo a far murare in un nascosto angolo dell’edificio i gioielli della Corona e a far bruciare i grandi schedari delle udienze reali e numerosi documenti segreti giudicati pericolosi e compromettenti mentre i camerieri riempirono diciassette valigie di indumenti. Alla frutta gli fu consigliato di trasferirsi in luogo più sicuro.
A Roma si teme un colpo di mano. L’Italia ha firmato l’armistizio. Per le strade si grida: E’ finita ! E’ finita ! Il portone del Ministero della Guerra si apre e lo varca un’automobile. Scendono Vittorio Emanuele III ed Elena. Si rifugiano nell’appartamento del ministro. E’ l’ultima notte che sono a Roma. Di buon mattino, il 9 settembre, i reali salgono su una “2800” Fiat che issava un piccolo stendardo azzurro con cinque stelle d’oro. Il re aveva preteso con sé il principe Umberto, che, avvilito lo seguì. Con il seguito formato da altre cinque macchine, presero la via Tiburtina Valeria, unica strada libera, per arrivare in Abruzzo. Collarmele, Chieti, Crecchio, Ortona, le tappe del disagiato viaggio.
Il re, Elena, Umberto e Badoglio si fermarono al castello di Crecchio, ospiti dei duchi di Bovino. La duchessa, Antonia Gaetani, fece preparare, per circa 45 persone, un pranzo con numerose e prelibate portate, grazie ad un maestro cuoco della scuola di Villa Santa Maria (ch). Il piatto dedicato al re era la: “Trota salmonata ricoperta di salsa diplomatica e tartufi”. Arrivati ad Ortona i fuggiaschi trovarono una nave sulla quale s’imbarcarono alle ore 1,30 della notte fra il 9 e 10 settembre per raggiungere, al largo, la corvetta “Baionetta” dove c’erano più di cinquanta Ufficiali in abiti borghesi. L’approdo a Brindisi: “ Punto del sacro e libero suolo nazionale” , diede il via al regno del sud fino al 10 giugno 1944.
Per la tragica morte della principessa Mafalda versarono lacrime anche i cittadini del comune molisano di Ripalta sul Trigno che nel nell’ottobre 1903 era stato autorizzato a mutare il proprio nome antico in quello di Mafalda, in omaggio alla neonata.
Dopo la liberazione di Roma, il 5 giugno 1944, a Ravello, nella Villa Episcopio, con una semplice cerimonia il re firma l’atto di luogotenenza che trasferiva i poteri al principe ereditario. Nello stesso tempo conservava la corona e pensava di lasciare l’Italia. Per l’abdicazione bisognava aspettare il 9 maggio 1946 quando a Napoli il re firma l’atto che incorona Umberto “re di maggio”. Vittorio Emanuele, con i nervi a pezzi, insieme alla regina Elena saluta i familiari con Umberto sull’attenti, si imbarcano sull’ incrociatore “Duca degli Abruzzi” che, in un clima di infinita tristezza, prese la rotta verso Alessandria d’Egitto. L’esilio.
Dopo i periodi poco chiari degli ultimi governi-farsa, si apriva il capitolo del referendum istituzionale. Le benemerenze acquisite dalla dinastia erano state compromesse, nella coscienza della nazione, dall’avallo concesso dal re soldato all’instaurazione del regime totalitario fascista. Atto che aveva reso friabile l’equilibrio monarchia-popolo. Per poter scegliere tra Monarchia e Repubblica, gli Italiano furono chiamati alle urne il 2 giugno 1946 (fu introdotto in tale occasione il suffragio universale anche per le donne).
Nel Molise si recarono alle urne 208.558 cittadini. Preferirono la Repubblica solo 133.548 elettori. Alla Monarchia andarono 133.548 voti, mentre per motivi vari 13.651 furono i voti non validi. Su 132 comini che andarono al voto solo 18 scelsero la Repubblica.
Il 10 giugno nel salone della Lupa di Palazzo Montecitorio, la Corte suprema di Cassazione proclama i risultati del referendum nazionale che sono l’opposto di quelli che si erano registrati nel Molise. La Repubblica aveva 12.717.923 voti, pari al 54,28% e la Monarchia 10.719.884 voti, pari al 45,72%. I voti nulli furono 1.498.136.
Alla monarchia mancò il voto di Maria José. La regina non mette la sua scheda nell’urna del referendum. La restituisce, in bianco, al Presidente del seggio. Depone quella dell’Assemblea Costituente. La preferenza era per Saragat. Il principe Umberto vota il giorno tre. Depone due schede bianche.
Il referendum, aveva dato una maggioranza non grande, ma sicura, alla repubblica. La monarchia cercò di invalidare il risultato. Il re Umberto II non volle riconoscere la validità della maggioranza repubblicana. Mentre il Consiglio dei ministri trasferisce provvisoriamente i poteri di capo dello Stato al suo presidente Alcide De Gasperi.
Il 13 giugno, dopo 34 giorni di regno, Umberto, senza mai abdicare, l’ascia l’Italia e viene proclamata la Repubblica Italiana. Dall’aeroporto di Ciampino, alle ore 16.07 parte per l’esilio in Portogallo. Sosta a Barcellona per la notte. Alle 22,30 l’Ansa trasmette il suo proclama di addio agli Italiani. Scende all’aeroporto di Lisbona il 14 giugno alle ore 12,20 accompagnato anche dalla duchessa Sorrentino. Con un’auto americana messagli a disposizione dal governo portoghese parte per Cintra, dove alloggiati in incognito all’Hotel Estoril, si trova da alcuni giorni Maria José e i quattro figli. Andreotti raccontò che Umberto di Savoia lasciò l’Italia grazie a un prestito di 50 milioni di lire dell’epoca, concesso da papa Pio XII e consegnatogli da Mon. Giovanni Battista Montini , figlio di un deputato popolare e Sostituto alla segreteria di Stato. Il re li restituì dall’esilio di Cascais poco tempo dopo.
La punizione per i reali arrivò il 5 dicembre 1947, quando il rapporto fra lo Stato Italiano e gli ex sovrani d’Italia venne sancito dalla XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana, approvata dall’Assemblea Costituente. La disposizione recitava: 1 – I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive. 2 – Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l’ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale. 3 – I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli.
Per il rientro dei Savoia in Italia si dettero da fare in parecchi. Per la cessazione degli effetti dei commi primo e secondo della XIII disposizione, la Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica, con la maggioranza assoluta dei rispettivi componenti , approvano la Legge Costituzionale del 23 ottobre 2002, che modifica la Costituzione, e permette il rientro dei Savoia.
Pare che fino adesso nessuno ne abbia usufruito. Anzi, nel novembre 2007, i Savoia hanno chiesto all’Italia 260 milioni di risarcimento per i 54 anni di esilio.
Cesidio Delle Donne
I RISULTATI NEI COMUNI
Acquaviva Collotorto 166 rep. 981 mon. – Acquaviva d’Isernia 81 ; 223 – Agnone 1.245 ; 3.370 – Bagnoli del Trigno 945 ; 904 – Baranello 168 ; 1.725 – Belmonte del Sannio 172 ; 459 – Boiano 754 ; 3.113 – Bonefro 1.446 ; 967 – Busso 408 ; 644 – Campobasso 3.o73 ; 13.282 – Campochiaro 195 ; 561 – Campodipietra 104 ; 1008 – Campolieto 100 ; 922 – Campomarino 548 ; 593 ; Cantalupo nel Sannio 280 ; 880 – Capracotta 484 ; 1.099 – Carovilli 304 ; 909 – Carpinone 93 ; 1.106 – Casacalenda 608 ; 2.825 – Casalciprano 241 ; 557 – Castelbottaccio 487 ; 429 – Castel del Giudice 89 ; 384 – Castellino del Biferno 328 ; 495 – Castelmauro 1.705 ; 699 – Castelpetroso 82 ; 1.203 – Castelpizzuto 10 ; 224 – Castel San Vincenzo 140 ; 365 – Castropignano 204 ; 1.204 – Cercemaggiore 599 ; 2.172 – Cercepiccola 88 ; 627 – Cerro al Volturno 445 ; 662 – Chiauci 21 ; 329 – Civitacampomarano 665 ; 383 – Civitanova del Sannio 579 ; 810 – Colle d’Anchise 117 ; 898 – Collotorto 550 ; 1.516 – Colli a Volturno 144 ; 792 – Conca Casale 38 ; 263 – Duronia 264 ; 799 – Filignano 118 ; 943 – Forlì del Sannio 512 ; 524 – Fossato 1.213 ; 311 – Frosolone 815 ; 1.708 – Gambatesa 334 ; 1.134 – Gildone 63 ; 1.243 – Guardialfiera 171 ; 963 – Guardiaregia 184 ; 1.o37 – Guglionesi 1. 329 ; 2.397 – Isernia 2.015 ; 2.865 – Jelsi 148 ; 1.709 – Larino 1.779 ; 2.089 – Limonano 913 ; 557 – Longano 57 ; 691 – Lucito 682 ; 514 – Lupara 21 ; 931 – Macchia d’Isernia 26 ; 407 – Macchiagodena 599 ; 1.204 – Macchia Valfortore 525 ; 343 – Mafalda 631 ; 636 – Matrice 387 ; 307 – Miranda 321 ; 440 – Molise 72 ; 165 – Monacilioni 317 ; 660 – Mondagano 220 ; 1.257 – Montaquila 40 ; 1.041 – Montecilfone 745 ; 1.127 – Montefalcone nel Sannio 391 ; 1.261 – Montelongo 227 ; 605 – Montemitro 253 ; 230 – Montenero di Bisaccia 1.587 ; 2.089 – Montenero Val Cocchiara 169 ; 496 – Monteroduni 739 ; 701 – Montorio nei Frentani 352 ; 974 – Morrone del Sannio 198 ; 1.294 – Palata 298 ; 1.455 – Pesche 256 ; 175 – Pescolanciano 306 ; 675 – Pescopennataro 53 ; 330 – Setacciato 553 ; 818 – Putrella Tifernina 117 ; 1.406 – Pettoranello del Molise 14 ; 411 – Pietrabbondante 404 ; 1.154 – Pietracatella 557 ; 1.108 – Pietracupa 248 ; 337 – Pizzone 27 ; 466 – Pogio Sannita 489 ; 799 – Portacannone 764 ; 823 – Pozzilli 80 ; 1.067 – Provvidenti 28 ; 309 – Riccia 1.227 ; 2.954 – Rionero Sannitico 722 ; 256 – Ripabottoni 253 ; 1. 131 – Ripalimosano 825 ; 589 – Roccamandolfi 347 ; 500 – Roccasicura 258 ; 358 – Roccavivara 312 ; 401 – Rocchetta a Volturno 116 ; 538 – Rotello 603 ; 746 – Salcito 642 ; 311 – San Biase 387 ; 104 – San Felice del Molise 163 ; 669 – San Giacomo degli Schiavoni 193 ; 431 – San Giovanni in Galdo 507 ; 581 – San Giuliano del Sannio 602 ; 461 – San Giuliano di Puglia 577 ; 341 – San Martino in Pensilis 1.820 ; 1.154 – San Massimo 22 ; 615 – San Pietro Avellana 111 ; 417 – San Polomatese 20 ; 301 – Santa Croce di Magliano 2.130 ; 670 – Sant’Agapito 63 ; 629 – Sant’Angelo del Pesco 51 ; 326 – Sant’Angelo in Grotte 192 ; 629 – Sant’Angelo Limosano 209 ; 465 – Sant’Elena Sannita 87 ; 692 – Sant’Elia a Pianisi 985 ; 1.245 – Scapoli 400 ; 217 – Sepino 1.315 ; 929 b- Sessano 272 ; 734 – Sesto Campano 109 ; 1.194 – Spinete 240 ; 772 – Tavenna 92 ; 1.045 – Termoli 1.o84 ; 3.536 – Torella del Sannio 69 ; 933 – Toro 365 ; 830 – Trivento 760 ; 1.952 – Tufara 102 ; 896 – Ururi 1.497 ; 1.133 – Vastogirardi 535 ; 640 – Venafro 203 ; 2.383 – Vinchiaturo 441 ; 1.591 .-
La dice lunga sulla legittimità della repubblica delle banane.