Tra le intenzioni del Movimento 5 Stelle, ma non è un fatto nuovo, c’è quella di chiudere giornali e televisioni. L’informazione, secondo i grillini, può viaggiare in rete. Poco contano la fonte, la veridicità della notizia, la deontologia, le regole. Va bene Facebook. O gli altri social, dove ognuno scrive ciò che vuole, la maggior parte delle notizie non è autentica ma fake; dove nemmeno la magistratura può arrivare. I social, infatti, a differenza degli organi di informazione tradizionali (tv, giornali, radio e siti regolarmente registrati in tribunale) non hanno un responsabile che, nel bene o nel male, si assume onori e oneri; che finisce sotto processo se commette reati quali diffamazione o calunnia. Non hanno un corpo redazionale, giornalisti che lavorano sodo, professionisti con anni di esperienza. Giovani che hanno iniziato a scrivere esposti a vento, pioggia e neve per seguire la squadra di calcio del paese, per poi firmare qualche pezzo più ‘importante’ (non perché il calcio non sia importante) e, finalmente, coronare il sogno di un contratto stabile che, per quanto riguarda Primo Piano Molise, consente a molte famiglie di vivere dignitosamente.
Che Casaleggio, Grillo & co. volessero la fine di chi fa informazione è noto: più semplice così condizionare l’elettorato. Tanto ne sono convinti che nella legge di Bilancio hanno previsto l’azzeramento progressivo dei fondi destinati al sostegno di giornali e tv. Lo hanno scritto nella stessa manovra (anche se il decreto non è il medesimo) in cui hanno previsto che i presidenti di Regione non possano ricoprire la carica di commissario della Sanità. Notizia, dunque, vecchia di qualche giorno.
Il tema torna d’attualità perché tale Andrea Greco, candidato presidente del Movimento alle elezioni regionali del Molise, ieri, sul suo profilo Facebook ha scritto: «I giornali gravano sulle tasche degli italiani per 100 milioni di euro l’anno. È una cifra iperbolica, che potremmo investire per istruzione, sanità e tanto altro. Con il governo del cambiamento per il 2019 il contributo scenderà a 34 milioni, e nel 2020 sarà azzerato. Questa è una certezza, così come è certo che smetteremo di sovvenzionare un sistema marcio, con qualche eccezione, che non ha informato il Paese ma lo ha reso ostaggio della disinformazione. È per questo che ogni giorno è buono per screditarci. Stateci accanto, facciamo rete e difendiamo la verità».
Ecco, questo è il prototipo di informazione messo su da Grillo e Casaleggio.
Greco, che quando si è candidato partiva con un vantaggio di 20 punti percentuali su Toma ed è stato in grado di perdere le elezioni (non era affatto semplice), come avviene spesso quando parlano e scrivono coloro che rappresentano il Movimento – mi viene di nuovo in mente il flusso di mezzi incolonnati sotto le gallerie del Brennero (cit. ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli) -, scrive probabilmente ignorando la materia che tratta. Oppure la conosce troppo bene ma preferisce sparare nel mucchio tanto per accaparrarsi qualche mi piace (in realtà pochini rispetto al ruolo e all’ambizione), qualche condivisione (ieri pomeriggio appena 28) e qualche commento (8, sempre ieri pomeriggio).
«I giornali gravano sulle tasche degli italiani per 100 milioni di euro l’anno», afferma Greco. Ma non scrive che i quotidiani molisani non percepiscono un solo centesimo dal fondo a cui si riferisce. E, ancora, «è certo che smetteremo di sovvenzionare un sistema marcio, che non ha informato il Paese ma lo ha reso ostaggio della disinformazione».
Nel mio ruolo di direttore di questo quotidiano, ma ancor prima da cittadino molisano, che contribuisce al pagamento del suo lauto stipendio (rinunce comprese lo ritengo esageratamente alto), chiedo al consigliere Greco di conoscere in quale circostanza Primo Piano Molise «non ha informato il Paese ma lo ha reso ostaggio della disinformazione». Lo dica! Anzi, vada a denunciarlo in Procura. Dica, spieghi: «Chi ha reso ostaggio della disinformazione chi».
Non è forse la sanità molisana che è ostaggio del Movimento 5 Stelle? Vogliamo parlarne? Vogliamo spiegare a chi legge che l’attuazione del piano di rientro è ferma da sei mesi perché non avete avuto, in particolare voi del Movimento, gli attributi per nominare il commissario in assenza di una copertura legislativa? Mi sbaglio o in Calabria il commissario non è il governatore della Regione? Quindi il Molise poteva avere il successore di Frattura il giorno dopo le elezioni, o no?
È vero o non è vero che il nome è sulla scrivania del ministro Tria e non avete il coraggio di renderlo noto? Perché? Chi o cosa vi trattiene? Aspettate l’ordine da Casaleggio, da Grillo? È giusto che la martoriata sanità molisana aspetti i vostri comodi? Sia ostaggio delle vostre paturnie? Dei vostri gusti?
Chi è che fa disinformazione, Greco? Parla, dicci, esprimiti. Ma non la solita pappardella stereotipata, copia e incolla, quella che pare vi suggerisca il vostro ‘sistema’.
Sono adirato. Particolarmente adirato, perché Greco non sa, non può saperlo, quanta fatica c’è dietro una sola edizione di Primo Piano Molise. Greco non sa che in questa redazione c’è chi entra alle 9.30 e esce a mezzanotte. Ogni giorno, festivi compresi.
Greco non sa, altrimenti non accuserebbe a caso, che ci sono editori illuminati come quelli di Primo Piano Molise, Teleregione e Radio Hollywood, che ci rimettono centinaia di migliaia di euro ogni anno, pur di rendere un servizio al Molise, al ‘loro’ Molise.
«Ogni giorno è buono per screditarci»: aspetto con trepidazione, la pretendo, una nota in cui sia riportato l’elenco delle volte che Primo Piano Molise ha screditato Greco o il suo Movimento.
Greco e i seguaci di Grillo e Casaleggio vogliono chiudere gli organi di informazione, ma quando organizzano conferenze, eventi o dibattiti chiedono la presenza dei giornalisti; Greco vuole chiudere le tv, ma quando parla nell’aula del Consiglio regionale lo fa sempre a favore di telecamera: come si dice da queste parti, si spara le pose; Greco vuole chiudere le redazioni, ma lui (o chi per lui) le inonda di comunicati, foto, messaggi.
Abbiamo la schiena dritta, Greco. E tu ne hai avuto prova in campagna elettorale quando tante sono state le sollecitazioni affinché ti associassimo a tuo zio e ai suoi legami con la camorra. Siamo stati in grado di non cedere perché godiamo di una autonomia, soprattutto economica, che ci consente di respingere le pressioni. I nostri editori sono integerrimi, sopra le parti. I giornalisti di Primo Piano Molise hanno la faccia pulita e io non consentirò a te e a nessuno di infangarla; buttano il sangue, lavorano e hanno voglia di lavorare: non appartengono alla categoria di chi spera nel ‘tuo’ reddito di cittadinanza.
Hai scritto: «Difendiamo la verità». La verità la difendi se garantisci agli organi di informazione le risorse necessarie per operare senza dipendere da nessuno, senza condizionamenti.
Mi fermo qui. Ma non posso tacere una tentazione, una sollecitazione che mi arriva dal profondo del cuore: perché non avete speso una sola parola, voi, difensori del popolo, in favore di chi soffre di autismo o delle famiglie? Perché? Già, meglio buttarla in caciara e affermare che «i giornali gravano sulle tasche degli italiani».
Luca Colella