La consigliera della Lega Aida Romagnuolo propone, anzi chiede, che «venga urgentemente e immediatamente convocato un Consiglio regionale davanti Palazzo Chigi a Roma. Tutto il resto – afferma la capogruppo del Carroccio a Palazzo D’Aimmo – sono solo chiacchiere».
Il tema è quello della sanità e in particolare della mancata nomina del commissario a più di sei mesi dalla decadenza dell’ex presidente della giunta regionale.
Secondo Aida Romagnuolo, quello che propone «sarebbe non solo un gesto di grande maturità politica e umana, ma dimostrerebbe anche il nostro leale e sincero attaccamento ai bisogni dei cittadini e il nostro totale rispetto verso il nostro territorio».
Quanto sta accadendo, per la consigliera leghista è una «farsa» di cui «i cittadini molisani non ne possono più e pertanto non possiamo più sentirci una “colonia” di un governo che, alla salute dei cittadini, preferisce parlare per mesi sul condono edilizio».
Ottima idea quella di Aida Romagnuolo. Servono azioni forti, concrete. Anche eclatanti. La convocazione di un Consiglio regionale nel luogo dove si riuniscono il premier e i ministri attirerebbe di certo l’attenzione delle decine di troupe televisive nazionali ed estere che ‘marcano’ notte e giorno la sede del governo. Una eco degna del disagio che sta subendo il Molise.
Un’azione forte proposta da una consigliera regionale ben rappresentata da quell’esecutivo contro cui promuove in prima persona la protesta. La Lega, seppur all’esito del voto aveva un peso decisamente minore in termini di consensi rispetto ai 5 Stelle, per le questioni che le stanno a cuore sembra avere capacità e strumenti per far valere le proprie ragioni.
Se perfino una consigliera del Carroccio è convinta che non ci sono altri mezzi di persuasione oltre quello della protesta, allora davvero, come d’altronde accade da decenni, il Molise a Roma viene considerato una entità metafisica che diventa reale solo quando è necessario raccogliere quei pochi (ma buoni) voti che esprime.
Quando in ballo c’era la poltrona del governatore si sono fiondati tutti, hanno perfino sgomitato per chi doveva salire per primo sul pulpito. Ci siamo ritrovati a gestire nelle stesse ore leader politici del “calibro” di Di Maio e Berlusconi. Lo stesso Salvini è venuto più volte. E ha promesso pure che sarebbe tornato da premier. Adesso che il Molise chiede la legittima nomina di un commissario, diventa necessario spostare l’intero Consiglio regionale a largo Chigi nella speranza che qualcuno si affacci dal balcone e si chieda: «Cosa sta accadendo?».
Ecco, questa è una di quelle circostanza in cui è impossibile non guardarsi indietro e rimpiangere la statura politica di amministratori come Sedati, La Penna, Vecchiarelli, Sammartino. Certo, i tempi sono diversi, sono mutate le esigenze. La politica è radicalmente cambiata, il Paese è arretrato. È però evidente il disagio di un governo che non riesce ad uscire da un vicolo cieco in cui si è infilato: il governo commissaria la sanità in Molise, il governo decide che il presidente della Regione è incompatibile con la carica di commissario, il governo fa trascorrere sei mesi e mezzo e non nomina il commissario. È un po’ come se l’allenatore di una squadra di calcio decidesse di sostituire un calciatore, lo fa uscire dal campo ma non ha sostituti in panchina. Non è che non sia mai accaduto. Ma certo non te lo aspetti dal governo di un Paese.
Il presidente Toma solo qualche ora fa ha annunciato iniziative concrete, non escludendo gesti eclatanti. La consigliera Romagnuolo ha colto la palla al balzo e ha proposto di spostare l’Aula di via IV Novembre nel cuore della politica romana. E ha pure bollato come «chiacchiere» ogni altra iniziativa.
Non è razionale immaginare che prima di passare alla protesta la stessa Romagnuolo non abbia tentato la via diplomatica chiedendo al vicepremier Salvini di intercedere. Ma probabilmente i tentativi sono andati a vuoto. Un gesto forte e coraggioso quello della consigliera, considerando che in quel Palazzo risiede anche il suo leader.
«Non possiamo più sentirci “colonia” di un governo che preferisce parlare di condono anziché di salute», scrive Romagnuolo. Molto bene! La politica è cambiata, è vero. Ma certe regole non cambiano. Prima di spostare il Consiglio regionale a Roma, poiché il suo partito è parte sostanziale del governo contro cui vuole manifestare, Aida Romagnuolo avvii un’azione di protesta all’interno della Lega, si faccia promotrice del disagio che stanno vivendo i molisani. Si dimetta, se necessario. E se le rispondono – o le hanno già risposto – picche, lo renda noto ai suoi corregionali. È un suo dovere. La salute non può essere considerata merce di scambio tra forze politiche. E, ancor peggio, argomento da campagna elettorale. Anche questa è una questione di dignità.
Luca Colella