Primo Piano Molise è stato fondato più di 10 anni fa da Marciano Ricci, che successivamente lo ha ceduto alle figliole Sabrina e Mirella. La ragione per cui Ricci decise di sostenere un quotidiano, attività notoriamente in perdita, fu ed è tuttora una sola: dare voce a chi non ne ha.
Premessa doverosa rispetto a quanto sta accadendo nelle ultime ore. Sono arrivate in redazione un po’ di mail e anche qualche telefonata sia per apprezzare, sia per sollecitare l’attività editoriale «contro il Movimento 5 Stelle».
Per chi si fosse perso qualche puntata, c’è stata un po’ di tensione tra i giornalisti molisani (per quanto mi riguarda parlo di quelli di Primo Piano Molise) e il gruppo consiliare pentastellato. Tensione innescata da un post del capogruppo 5s di Palazzo D’Aimmo. Qualche settimana fa Andrea Greco esultava per il taglio ai fondi nazionali di sostegno alla stampa (è bene ribadirlo ancora una volta: i quotidiani molisani non percepiscono quei fondi). La miccia l’aveva accesa – probabilmente involontariamente – lo stesso Greco, che aveva definito quello dell’informazione «un sistema marcio, con qualche eccezione, che non ha informato il Paese ma lo ha reso ostaggio della disinformazione». C’è stato un scambio di idee, partecipato, almeno da Primo Piano, anche ai lettori in una serie di editoriali. E questo è un fatto. Ma non è in atto nessuna guerra.
Ci sono poi le posizioni e le vedute differenti. Come, per esempio, nel campo della sanità. I rappresentanti del Movimento 5 Stelle, ma vale per il presidente Toma, il vice Cotugno di Orgoglio Molise o gli esponenti di Forza Italia e del Pd, potranno sempre esporre il loro pensiero attraverso queste colonne. È la nostra missione e la difenderemo fino all’ultimo respiro, costi quel che costi.
Abbiamo profondo rispetto e alta considerazione di tutti, in particolare di chi per la prima volta si avvicina al mondo della politica e lo fa animato da tanti buoni propositi.
Nel nostro Dna c’è un amore per questa terra difficile da definire per quanto immenso.
I numeri ci danno torto, gli organi di informazione tradizionali come i quotidiani vengono letti sempre di meno. Ma non ci arrendiamo, i nostri editori non si arrendono, perché per loro il Molise viene prima dei legittimi interessi imprenditoriali.
Anche noi commettiamo errori, ma dietro ogni singolo articolo c’è tanto lavoro, ci sono le regole.
Le responsabilità. C’è un’attività di verifica imposta dalla legge, di approfondimento. Certo, i quotidiani non sono la Bibbia. Ognuno ha un orientamento, una linea editoriale. Ma è proprio la pluralità che contribuisce a formare una opinione nel lettore.
Siamo tutti figli di un Paese che ha fatto la storia del mondo. Abbiamo ereditato un patrimonio culturale che ci invidiano in ogni luogo. Un patrimonio messo su nei secoli da gente colta, gente che ha studiato, che ha lavorato sodo, che ha contribuito alla crescita della nazione.
Nel nostro piccolo, seppur in misura impercettibile, cerchiamo di accrescere quel patrimonio provando a raccontare ogni giorno il Molise. Lo facciamo mettendo nero su bianco quanto accade. Proviamo a descrivere i fatti senza commentarli, senza metterci di nostro.
Dire che da più di sei mesi le attività in ambito sanitario, ovvero, la maggior parte di esse è ferma non è una opinione ma un dato di fatto. Gridare allo scandalo perché il governo da oltre sei mesi, siamo alla vigilia dei sette, non nomina il commissario non vuol dire, tornando alle premesse, dichiarare guerra o combattere contro i 5 Stelle. Vuol dire reclamare un diritto costituzionale. Vuol dire difendere il Molise, difendere i diritti che ha chi in questa regione ci vive.
Tanti, tantissimi molisani hanno votato per il Movimento che oggi nell’aula di Palazzo D’Aimmo conta sei consiglieri. Un risultato che fino a qualche anno fa era impensabile. Sei giovani consiglieri (fatta anagraficamente eccezione per Nola che ha qualche capello bianco e tanta esperienza in più) animati da tanti buoni propositi.
Al di là delle legittime giustificazioni, presumo sia imbarazzante anche per loro l’immobilismo che sta mostrando Palazzo Chigi nei confronti del Molise. Immobilismo che ha valicato i limiti della strafottenza.
La consigliera Mena Calenda della Lega non si è fatta tanti scrupoli e senza mezzi termini ha espresso pubblicamente il suo dissenso: insieme ai 5 Stelle Salvini sta decretando la morte del Molise.
Difficile immaginare che i giovani portavoce facciano altrettanto, sono più radicali, meno propensi a scambiarsi accuse reciproche. Una via d’uscita però ce l’hanno. L’assist gli è arrivato venerdì in Consiglio dal presidente Toma: «Io commissario e Nola sub», la proposta-provocazione del governatore.
Conoscendo le capacità e la storia manageriale di Vittorio Nola, fossi in loro un pensierino ce lo farei.
Il 22 novembre, cioè tra 10 giorni, il Molise sarà da sette mesi senza commissario. Andare oltre significa calpestare la dignità dei molisani, soprattutto di quelli che hanno bisogno di cure.
Luca Colella