Se avessimo la possibilità di recarci di buon mattino nelle zone che raccolgono comitive di ragazzi durante gli happening dei loro fine settimana, ci accorgeremmo, senza indugi, di come risulti azzerato qualsiasi assorbimento dei valori del senso civico e del bene comune.
Il quadro, significativamente desolante, non riguarda solo i ragazzi figli di famiglie disagiate, anzi, è costituito da una gioventù di estrazione variegata. Insomma universitari, liceali e senza un diploma, seguono tutti la stessa linea: rappresentare senza colpo ferire la cifra della propria inciviltà poi parzialmente recuperata dall’inizio della settimana fino al giovedì.
Via Ferrari, Piazza San Leonardo e Via Chiarizia in Campobasso annunciano puntualmente certe deprecabili scorribande e dopo averle annunciate, la parte pubblica e alcuni volenterosi cittadini sono costretti a rimuovere bicchieri, bottiglie, vetri frantumati, urina, vomito e altro materiale fisiologico.
La cosa più grave che deve essere rimossa è la cifra di immoralità e di inciviltà debordanti a cui va aggiunto il silenzio di tanti che vedono e fingono di non vedere e di non capire.
Ci sono due chiavi di lettura che commentano quanto illustrato, la prima è sostenuta da quei pochi chi si deprimono nell’assistere a certi scenari indecorosi, la seconda tenuta in piedi da un esercito di mediocri che alla fine derubricano tutto con la tolleranza che, a prescindere, deve essere concessa ai ragazzi.
Questo gruppo, assai voluminoso, per dare forza alle proprie insopportabili teorie, si ristora la coscienza dichiarando che lo scenario è presente su tutte le latitudini del pianeta, dunque tant’è!
In questo gruppo ci sono molti genitori che quando vengono nelle Scuole invece che prendere consapevolezza della propria inconsistenza al ruolo, discutono su tutto e appena si attua un provvedimento disciplinare nei confronti del proprio figlio o si decide per una certa valutazione, coinvolgono gli avvocati se non lo sono essi stessi.
In questa retromarcia morale e sociale si promana luce alle nostre zone franche misconoscendo che la deturpazione di una strada o di una piazza è contemplata dal Codice come un reato. Qui entriamo in un secondo livello di responsabilità. Le forze dell’ordine e in seconda battuta gli amministratori, dovrebbero essere meno tolleranti perché conoscono benissimo la criticità raccontata.
Oltre a tutte le contestazioni plausibili che con facilità si potrebbero evidenziare, i proprietari dei locali dovrebbero essere diffidati per mancanza di vigilanza poiché quando un avventore urina davanti al proprio esercizio o lascia a terra il prodotto della sua inciviltà, una telefonata agli organi di polizia dovrebbe rientrare nella prassi delle persone per bene.
Mi rendo conto che una larga fascia di lettori sarà incoraggiata a definirmi, nel leggermi, un sognatore a metà tra un balzello di retorica e un saltello di bacchettonismo. È proprio questo l’aspetto che inquieta maggiormente. Come per l’alcol e per la droga, tutto ormai appartiene al ritmo ordinario del nostro vivere.
Via Ferrari che un giorno si faceva apprezzare per l’odore delle stoffe che si vendevano, oggi non sorprende più nessuno se all’olfatto fa ritornare il tanfo dell’alcol e dell’urina. Anche i residenti si sono assopiti e forse rassegnati. Chi non ha resistito si è dovuto trasferire assecondandosi al volere degli altri e non al proprio.
Basterebbe riflettere su quest’ultima dinamica per capire che razza di violenza sociale è stata perpetrata. In nome di questa violenza le istituzioni dovrebbero meglio comprendere che quello raccontato non è un falso problema ma un problema a cui si ricollegano le altre terribili dinamiche che fanno vivere la nostra gioventù in uno stato di angosciante emergenza.
Cominciare bene da questa linea di partenza significherebbe aumentare la speranza per tutto il resto. Adeguarsi alla politica del vedo ma non capisco, sento ma resto in silenzio, è l’abbrivio al male dentro una partita già abbondantemente compromessa.
Dunque quelli che resistono continuino ad essere inquieti quando la mattina devono rimuovere dai propri portoni bottiglie, siringhe e bicchieri che i nostri figli – i nostri non quelli degli altri – lasciano volutamente in devozione a quella parte della città che ancora si ribella.
Siamo di fronte ad una cessione di identità sociale mai immaginabile.
Di questo sono capaci i figli dello smarthpone, non solo loro, per induzione anche i papà e le mamme.
Sergio Genovese
Esame lucido e tristemente veritiero. Campobassani, sveglia!!!