In Molise la sanità è sinonimo di problemi, disagi, disservizi, guai. E poiché come si dice dalle nostre parti «i guai non vengono mai da soli», i ministeri della Salute e delle Finanze hanno pensato bene di mandare un commissario che anziché risolverli i problemi, pare li stia creando.
Non è un giudizio di merito sulla professionalità del medico, nonché generale della Guardia di Finanza, Angelo Giustini. Le competenze per capire se il commissario stia operando bene o male sono esclusive di chi nel settore ci lavora e di chi, purtroppo, ha a che fare con le strutture sanitarie.
La stampa racconta i fatti e lo fa sulle informazioni che raccoglie. Ecco, in questo senso Giustini qualche problema lo sta generando.
Qualche giorno fa ci informava dell’intenzione di far ricorso ai medici militari. Poi ci faceva sapere che lunedì avrebbe avuto un vertice decisivo a Roma con i Ministeri. Martedì, il giorno in cui aveva dato appuntamento ai cronisti per far il punto, il commissario ha dirottato tutti sul suo addetto stampa, figura fino a qualche ora prima non prevista e non presente nel suo staff.
«Benissimo», abbiamo pensato noi di Primo Piano e sicuramente anche gli altri colleghi, che fino a martedì erano costretti ad inseguire il generale, con il rischio di essere invadenti e petulanti.
L’addetto stampa, tuttavia, non è stato, almeno finora, in grado di fornire le risposte alle domande. In fin dei conti, la collega non può fare altro che recepire le istanze e sottoporle al commissario, che in queste ore pare sia oltremodo impegnato in riunioni fiume h24 (?).
Intanto, quello stesso commissario che da un paio di giorni è ‘sparito’ è lo stesso che la scorsa settimana aveva ipotizzato la probabile chiusura mercoledì 5 giugno di alcuni reparti, in particolare Ortopedia a Isernia e a Termoli, se nel frattempo non fossero arrivati i medici militari (ultima strada, sempre secondo il suo parere, da percorrere).
Gli ufficiali dell’Esercito non hanno messo piede nelle corsie molisane e chissà se mai lo faranno. Da quando si apprende, infatti, non ci sono i presupposti per far ricorso ai militari. Sarebbe necessaria prima la proclamazione dello stato di emergenza. La notizia ha fatto il giro del mondo, in Molise sono arrivate le troupe delle più importanti tv nazionali, il Nas si è visto costretto ad accertare che negli ospedali vi fossero le condizioni necessarie per operare in sicurezza. E, alla fine della fiera, per fortuna, i reparti sono rimasti aperti. Allora qualcosa non torna.
Il commissario Giustini ha in mano le redini della sanità molisana dal 7 dicembre scorso. Sono trascorsi esattamente 180 giorni. In questi sei mesi, a giudicare dagli umori di pazienti e operatori del settore, miglioramenti significativi non se ne sono avuti. E nemmeno sono state prese decisioni importanti. Il Molise ha vivacchiato per poi scoprire che la carenza dei medici ha assunto il livello dell’emergenza.
Chiedo e mi chiedo: serviva un commissario per capire che se non arrivano medici, infermieri e personale sanitario vario i reparti sono destinati a morire?
È chiaro che il problema della sanità molisana è molto più ampio e complesso, ma al momento tutto sembra ruotare intorno ai medici che mancano. Questo, tuttavia, era chiaro dai tempi di Frattura, a cui va dato almeno atto di aver preso decisioni impopolari, che si presume un commissario esterno possa assumere con più facilità perché non condizionato dal territorio.
È evidente che sul piano squisitamente politico ha ragione il presidente Toma quando scrivendo al premier Conte afferma che «la politica posta in essere fin qui dalla gestione commissariale ha evidenziato inadeguatezza e fallimento».
Fermo restando, però, che i commissari li ha nominati il governo, dividendosi i “meriti” tra Carroccio e 5 Stelle. È agli atti: il Movimento indicò per il Molise la vice Ida Grossi, la Lega il commissario Angelo Giustini.
Sì, proprio la Lega di Salvini, quella che con l’assessore Mazzuto è parte integrante dell’esecutivo della Regione Molise guidato dallo stesso Toma.
E pensare che ieri Mazzuto, rivolgendosi al commissario che il suo partito ha mandato in Molise, ha scritto: «Non c’è, fortunatamente, nessun evento catastrofico per fare arrivare in Molise medici militari, come pure è irrituale inserire ausiliari in attesa di pensione. L’ipotesi prospettata dal Commissario ad acta alla Sanità, risponde solo a logiche autoreferenziali».
Probabilmente siamo giunti davvero alla fine della corsa. Non c’è speranza per la sanità molisana.
Luca Colella