Con la Legge costituzionale 27 dicembre 1963, numero 3, dopo un lungo e tortuoso iter politico-istituzionale, si modificò l’articolo 131 della Costituzione che consentì di procedere all’istituzione della Regione Molise, fino allora legata agli Abruzzi.
Fu il punto di partenza di un percorso lento, graduale e complesso per l’attuazione dell’autonomia reale e concreta. Due anni dopo, a seguito della Legge 13 luglio 1965, numero 883, ebbe inizio quel processo di istituzione di uffici ed organi regionali dello Stato nel nostro territorio.
Ci vollero quasi sette anni perché si potessero conseguire altri due risultati significativi: la nascita della provincia di Isernia, il 3 marzo 1970, che fu staccata dalla provincia di Campobasso, poi, qualche mese dopo, il 7 giugno per l’esattezza, le prime elezioni regionali. E, intanto, proseguiva l’implementazione dell’autonomia con l’istituzione di nuovi uffici ed enti, un’azione che andò avanti per oltre trent’anni, per poi subire una battuta d’arresto e un’inversione di rotta a partire dagli anni Duemila.
Il Molise, grazie all’autonomia realizzata, ha vissuto una stagione esaltante e gratificante, fatta di entusiasmo e positività.
Una conquista straordinaria che, negli anni, ha portato innumerevoli benefici.
Uno dei tanti esempi tangibili è l’istituzione dell’Università degli studi del Molise, punto di riferimento per migliaia di studenti, che hanno potuto proseguire il percorso di studio e formazione nella propria terra.
La domanda che dobbiamo porci oggi, dopo 56 anni, è se sussistano ancora le ragioni perché si possa guardare all’autonomia regionale con rinvigorito fervore in un quadro di contesto mutato, soprattutto alla luce delle modifiche apportate al Titolo V della Costituzione.
La risposta potrebbe essere affermativa, nella misura in cui si riuscisse a ridisegnare una nuova architettura di regionalismo.
Autonomia, per una piccola terra come la nostra, vuol dire rispetto e considerazione per una specifica identità territoriale, per le tradizioni locali, per i prodotti enogastronomici, per le peculiarità storiche, artistiche e culturali.
Un’autonomia che, però, non deve costituire motivo di isolamento. Ecco perché l’Ente è costantemente presente a Roma e Bruxelles, ai tavoli istituzionali, alla Conferenza delle Regioni e negli altri consessi fondamentali e determinanti per tutelare il territorio. Ecco perché siamo impegnati in numerosi programmi di cooperazione europea o all’interno d’iniziative interregionali, come la Zes Adriatica Molise-Puglia.
In alcune circostanze, l’autonomia è messa in forte discussione dallo Stato centrale. È il caso del commissariamento esterno della nostra sanità, provvedimento che mina fortemente il principio normativo secondo il quale le Regioni hanno competenza esclusiva nella regolamentazione e organizzazione di servizi e attività destinate alla tutela della salute.
Dopo la sentenza della Corte costituzionale, ci aspettiamo dal Governo una decisa presa di posizione che consenta di ripristinare, nella nostra regione, una situazione di normalità. Come già sottolineato in diverse occasioni, non si tratta di una battaglia personale, bensì un dovere istituzionale nei confronti dei cittadini molisani.
Vi è, poi, un’altra riflessione da fare. Il rapporto Stato-Regioni è profondamente cambiato anche a seguito alla riforma del Titolo V del 2001, nata per semplificare ma rivelatasi inefficace negli esiti, che ha finito per incrementare le disuguaglianze. Basti pensare che, anno dopo anno, aumenta il contenzioso fra Stato e Regioni dinanzi la Corte costituzionale.
Va anche chiarito che l’autonomia territoriale è un concetto diverso dall’autonomia differenziata. Il tema è stato trattato, recentemente, nel corso della visita istituzionale del ministro Boccia in Molise. Un concetto da difendere e rivendicare è che tutti i territori devono essere messi in condizione di avere le medesime opportunità. In un Paese civile e democratico l’autonomia differenziata è possibile, ma è necessario individuare misure compensative in grado di assicurare la perequazione dei Livelli essenziali di prestazione su tutto il territorio nazionale.
La nostra è una regione piccola. I parametri demografici non possono e non devono rappresentare indicatori per l’erogazione di servizi o per il finanziamento di opere strategiche.
In questo anno e mezzo di governo regionale abbiamo iniziato un percorso che deve portare il Molise a riottenere la visibilità, il rispetto e la considerazione che merita. Noi ci crediamo, ed è per questo motivo che continueremo a lavorare per tutelare l’autonomia della nostra bellissima terra.
Donato Toma
Presidente Regione Molise

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