Stamane arriva nell’Aula di Palazzo D’Aimmo la mozione di sfiducia al presidente Toma. Fatti salvi eventuali ma assolutamente improbabili colpi di scena, di cui alla vigilia non si è percepito nemmeno il sentore, la discussione si chiuderà con 11 voti contro (il governatore potrà dunque concedersi il lusso di astenersi) e nove a favore. Esito finale: mozione respinta.
Fino a qualche giorno fa ne abbiamo sentite e raccontate di tutti i colori. Almeno tre (più Iorio) i consiglieri di maggioranza pronti a staccare la spina. Poi il dietrofront dettato da più ragioni. Una su tutte: oggi, dal punto di vista di chi la Regione la governa, non esiste una alternativa al presidente in carica.
Toma arriverà in via IV Novembre con il vento in poppa: nonostante il Covid, nonostante l’opposizione feroce – talvolta perfino violenta – di 5 stelle e Pd, nonostante lo sfiancante fuoco amico di Michele Iorio, rispetto al 22 aprile del 2018, data delle elezioni, la sua leadership guadagna mezzo punto percentuale.
Il governatore del Molise, infatti, secondo il sondaggio “Governance Poll 2020” realizzato da Antonio Noto per il Sole 24 Ore, è tra quelli che scalano la classifica del consenso: il 44% degli intervistati molisani afferma che sta operando bene e pertanto lo voterebbe.
Per meglio comprendere il risultato, la rilevazione (le interviste sono state realizzate dal 5 al 30 giugno scorso) va messa a confronto con quella del 2019. Un anno fa, infatti, il capo dell’esecutivo di Palazzo Vitale si era attestato al 37.2% (perdeva 6.2 punti rispetto all’esito del voto). Tra il 2019 e 2020, dunque, il governatore del Molise ha guadagnato 6.8 punti percentuali.
Considerando l’attuale legge elettorale e il numero degli aspiranti governatori che si presenta all’elettorato in occasione del rinnovo del Consiglio regionale, con il 44% (il presidente del Molise è 14esimo, al primo posto Luca Zaia del Veneto con uno straordinario 70%, chiude la classifica Nicola Zingaretti del Lazio con il 31%), Toma, per ora, può dormire sonni tranquilli. E chi cerca di fargli lo sgambetto, almeno per i prossimi mesi può rassegnarsi.
Il sondaggio pubblicato ieri dal Sole prende in esame anche i sindaci dei capoluoghi (di regioni e province).
Se si votasse oggi, Roberto Gravina vincerebbe al primo turno. Secondo le rilevazioni di Antonio Noto, infatti, il 53.4% dei residenti di Campobasso lo voterebbe perché giudica positivo il suo operato.
C’è un però. Che non è di poco conto. Il giorno delle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Campobasso, il 69.1% degli aventi diritto ha scelto il grillino (che grillino non è) nella sfida a due con la candidata del centrodestra. Era un ballottaggio, dinamiche, dunque, a sé stanti. Ci sono tuttavia sindaci, su tutti Antonio Decaro di Bari (attualmente al 69.4%), che nel tempo stanno incrementando le percentuali già bulgare all’esito del risultato elettorale.
Gravina non ha scuse. La maggioranza, monocolore, è saldamente nelle sue mani. Non c’è atto che il “parlamentino” di Palazzo San Giorgio non deliberi senza nemmeno battere ciglio. Uno scivolone di circa 16 punti (15.7%) non può essere considerato una bocciatura, se è vero, stando sempre al sondaggio, che più della metà degli intervistati si dice soddisfatta dell’azione di governo. Ma certamente è un campanello d’allarme, un segnale forte che arriva dal popolo e che dovrà indurre gli amministratori di maggioranza di Palazzo San Giorgio ad una repentina inversione di marcia.
Il sondaggio di Noto, è nelle cose, darà vigore alle opposizioni, che sfrutteranno la circostanza per tirare fuori la testa da sotto la sabbia dove l’hanno nascosta dopo la sonora sconfitta di giugno 2019. E questo nemmeno depone bene per Gravina, perché, al di là di qualche attacco sul piano personale, centrodestra e centrosinistra che a Palazzo San Giorgio sono minoranza, finora si sono limitati al minimo sindacale. A tutti il primo cittadino di Campobasso può dunque imputare le ragioni della clamorosa retrocessione, tranne che alle opposizioni.
Risultato finale, almeno secondo Noto Sondaggi per il Sole 24 Ore, Donato Toma batte Roberto Gravina e, dunque, i 5 stelle.
E alla vigilia della mozione di sfiducia non è poco. Anzi.
Luca Colella