Una estate trionfale quella in corso per Gigi D’Alessio. Iniziata con lo straordinario successo degli otto eventi speciali – tutti sold out – in Piazza del Plebiscito a Napoli, seguiti dal grande annuncio a sorpresa sui social del ritorno per la sesta volta allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli il 2 giugno 2025, e poi ancora il nuovo tour estivo che in questi giorni lo sta portando in molte località dal nord al sud dell’Italia.
Domenica prossima, 28 luglio, l’attesa tappa a Campobasso nell’area eventi di Selvapiana. Proprio a pochi giorni dal concerto Gigi presenta il suo show molisano con il quale riabbraccia il suo pubblico per cantare insieme le canzoni più amate in una scaletta che racchiude oltre 30 anni di successi: “Non mollare mai”, “Il cammino dell’età”, “Mon amour”, “Quanti amori”, “Como suena el corazon”, “Non dirgli mai”, “Una magica storia d’amore”, “Un nuovo bacio”, “Annarè”, “Fotomodelle un po’ povere” e tanti altri ancora. Ma ci saranno anche le canzoni dal nuovo album “Fra”.
In Molise c’è molta attesa per il tuo concerto di domenica a Campobasso. Come sarà questo spettacolo?
«Selezionare le canzoni diventa sempre più difficile. Inevitabilmente devi fare delle scelte, il concerto è per me ma soprattutto per il pubblico, quindi devi trovare un compromesso tra quelle che piacciono di più, quelle che hanno più stream e quelle che sono le più belle. La musica poi scopri se è bella o brutta solo quando la fai, il live è la vera prova del nove: è sempre bello incontrare il pubblico e soprattutto sentire che canta ciò che tu hai scritto in un momento di solitudine. Questo è il mio integratore, la vera energia e benzina. Sono molto felice di tornare a cantare in Molise, dove manco da un po’ di anni. So che sarete in tanti al concerto di domenica e anche questo mi fa molto piacere».
Come è oggi cantare in napoletano? Più facile rispetto al passato?
«Oggi tutta Italia capisce e canta la lingua napoletana, dopo anni di pregiudizi, e questo è motivo di orgoglio. Mi fa sentire libero di aprire il cuore ed esprimermi come meglio posso e, diciamolo, mi rende la vita più facile quando devo scrivere».
A proposito di Napoli, facciamo un passo indietro. Questa estate per te è cominciata alla grande con i concerti nella tua città. Come è andata?
«Suonare a Piazza del Plebiscito è sempre una grandissima emozione. Quest’anno abbiamo raggiunto quota otto live, tutti sold out. È stata la mia 19esima volta in questa Piazza ed il 36% dei biglietti è stato venduto fuori dalla Campania, oltre il 12% all’estero, soprattutto dagli Stati Uniti. Questa cosa mi tocca il cuore e l’anima: pensare che intere famiglie si mettano in viaggio percorrendo chilometri solo per ascoltarmi è una cosa meravigliosa. E sono fortunato perché il mio pubblico me lo sono cresciuto e sto continuando a farlo anche con i figli di chi veniva con la bandana da giovane a cantare le mie canzoni. Vedo mamme che condividono i miei concerti con bambini e ragazzi e questa per me è la più grande vittoria».
Questo tour estivo arriva subito dopo la pubblicazione del tuo nuovo disco, un progetto che ti sta dando grandi soddisfazioni.
«Ho pubblicato il 24 maggio scorso l’album “Fra” che ha diversi significati. “Fra” sta per Francesco, mio figlio, a cui ho dedicato anche una canzone; poi se guardate la copertina è piena di frammenti di vita con tante polaroid ed è “Fra” un progetto e l’altro. Questo perché volevo dare al mio pubblico qualcosa di nuovo per i concerti di questa estate, ho sentito il bisogno di fare un disco e l’ho fatto. E poi è ricco di collaborazioni di Fratelli che si sono aggiunti pian piano che prendeva piede il disco in maniera naturale e ora spero di poterli invitare, compatibilmente con i loro impegni, nei miei live per suonarle insieme».
Le collaborazioni con gli altri artisti per te sono fondamentali, ma in questo periodo sembra ancora di più rispetto al passato.
«Ho avuto la fortuna di potermi divertire con la musica insieme a tanti giovani amici, con tante collaborazioni. Alcune di queste sono nate a Piazza del Plebiscito, come “Io vorrei” con Elodie l’anno scorso o “Un cuore malato” con Alessandra Amoroso l’anno prima. Altre, come quelle con Geolier o Guè, sono venute fuori da sole. Il duetto con Luca è stata una sua idea, mi ha mandato un messaggio per propormi un confronto generazionale tra i miei primi appuntamenti ed i suoi. Tutti gli amici che sono nell’album hanno risposto alla mia chiamata accettando con entusiasmo ed hanno portato le loro sonorità, i loro messaggi e le particolarità della loro musica, mi sono circondato di gioventù come già nel mio album Buongiorno».
Come è il tuo rapporto con le nuove generazioni?
«La nuova generazione ascolta con molta attenzione, ha una proprietà di linguaggio molto più sviluppata della nostra ed i messaggi li recepisce subito. Noi cantanti siamo amplificatori dei sentimenti della gente e portiamo nelle canzoni dei messaggi: un ragazzo che non sa parlare per esprimersi dedica il brano che meglio rappresenta ciò che prova e questa è la vera forza della musica. Ciò che mi auguro è che le parole dei testi possano far aprire il cuore anche a chi è distratto perché i sentimenti sono il vero generatore della vita».

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