Limitare le attività dei circhi equestri che non rispettano in maniera rigorosa tutte le prescrizioni previste dalle vigenti normative, sia nazionali che comunitarie, in materia di benessere degli animali e sicurezza per la pubblica incolumità: è questo lo scopo dell’ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle e che sarà discussa nella prossima riunione di Palazzo San Giorgio.
Ad illustrarne i dettagli è Simone Cretella: “Il circo con animali rappresenta oggi la sopravvivenza di un aspetto folkloristico di una cultura basata sulla sopraffazione del più debole, in cui gli spettatori si divertono con le privazioni e le sofferenze di altri esseri viventi. Si tratta di spettacoli che contemplano lo sfruttamento degli animali con continue violenze: condizioni di detenzione e trasporto in gabbie e spazi angusti in cui gli animali non riescono neppure a stare eretti ed in condizioni igieniche allucinanti. Ancora più duro l’aspetto dell’addestramento: vere e proprie torture, spesso coadiuvate con bastoni, catene, fruste e scariche elettriche, finalizzato a soggiogare e mortificare l’animale per costringerlo ad effettuare esercizi tanto ridicoli quanto innaturali. Spesso gli animali che non rispondono alle volontà dei domatori muoiono per le ferite oppure si rifiutano di mangiare preferendo la morte”.
Negli ultimi anni si è diffusa una maggiore sensibilità sul problema grazie a campagne internazionali. Ecco perchè da diversi anni molti comuni hanno dichiarato la propria indisponibilità ad ospitare questi spettacoli sul proprio territorio. Ma c’è il classico ‘ma’. “In molti casi – sottolinea Cretella – le scelte delle amministrazioni hanno però dovuto fare i conti con le sentenze dei Tribunali amministrativi che, tutelando il diritto al lavoro delle compagnie viaggianti e soprattutto non potendo contrastare attività che vengono sovvenzionate dallo Stato, cosi come avviene per i circhi, hanno spesso annullato le ordinanze di divieto emesse dai sindaci. Anche Campobasso, nel 2002, con l’allora sindaco Massa, provò a vietare l’arrivo dei circhi, ma il TAR annullò l’ordinanza con una sentenza che ancora oggi fa giurisprudenza nel settore. Appare quindi un paradosso tutto italiano il fatto che ancora oggi i circhi, la cui stragrande maggioranza è di discutibile affidabilità e sicurezza, continuino a ricevere finanziamenti statali in palese contrasto con quanto stabilito da una miriade di importanti normative nazionali, comunitarie ed internazionali; una per tutte, la più importante, è la “Dichiarazione universale dei diritti degli animali” proclamata il 27 gennaio 1978 a Bruxelles”. Sulla base di questi principi primari, ma senza correre il rischio di incappare nell’ennesimo contenzioso, l’iniziativa consiliare proposta impegna la giunta, nel pieno rispetti delle competenze e delle prerogative comunali, a dare mandato alle competenti commissioni consiliari, di redigere un apposito regolamento che disciplini in maniera perentoria le attività dei circhi equestri ed altri spettacoli viaggianti che contemplino l’utilizzo di animali.
Questo regolamento dovrà imporre agli operatori del settore, pena la mancata concessione degli spazi comunali, l’assoluto rispetto di tutte le prescrizioni previste dalle normative in materia di sicurezza per gli spettatori e benessere degli animali, con particolare riferimento alle linee guida di indirizzo per il mantenimento di animali presso circhi e mostre itineranti adottate dalla Commissione scientifica per l’applicazione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione (CITES), che ha stabilito i criteri generali e i requisiti minimi per la detenzione di animali esotici nei circhi e mostre itineranti in funzione della tutela del loro benessere.
Prescrizioni ad oggi raramente osservate dalla gran parte dei circhi – conclude Cretella – e che, se espressamente regolamentate ed opportunamente verificate con rigidi controlli da parte delle competenti autorità, potranno senza dubbio costituire un importante impedimento a quelle strutture (quasi tutte) che non rispettano quanto stabilito delle normative”.